Un filo sottile, fatto di sguardi e silenzi, lega le generazioni che si susseguono una dopo l’altra. Un filo che a volte si tende, si spezza, si ricuce con pazienza. In “Di madre in figlia”, Concita De Gregorio ne tesse la trama con la delicatezza di chi conosce la fragilità dei sentimenti e la loro potenza.
Uscito il 13 maggio per Feltrinelli, il libro è già entrato nella top ten dei titoli più venduti in Italia. E non è difficile capire perché: tra le sue pagine si respira un’aria familiare, quella dei segreti non detti, delle carezze mancate, degli affetti che cambiano forma ma non si spengono mai.
“Di madre in figlia” di Concita De Gregorio
La trama del romanzo
Al centro del romanzo ci sono tre donne: Marilù, Angela e Adelaide. Tre età della vita, tre voci che si rincorrono in una narrazione intima e luminosa. Marilù è la nonna, un tempo giovane rivoluzionaria e oggi donna silenziosa che vive in cima all’isola, sola con le sue abitudini e la natura selvaggia che la circonda.
Angela è sua figlia, che ha sempre vissuto nell’ombra della madre, sentendone l’amore come assente o troppo distratto. Quando per motivi di lavoro decide di affidare per tre mesi la propria figlia adolescente alla madre, non sa che sta aprendo una porta sul passato, e forse anche sul futuro.
Adelaide, figlia del nostro tempo, è cresciuta online, abituata a fotografare ciò che vive senza quasi mai viverlo davvero. La convivenza con la nonna, priva di telefono e connessione, sarà per lei uno strappo iniziale, poi una lenta, dolce rinascita.
Perché leggere “Di madre in figlia”
“Di madre in figlia” è molto più di un romanzo generazionale. È un gesto narrativo che scava dentro, che cerca nel quotidiano lo spessore del non detto.
Attraverso lo sguardo alternato delle tre protagoniste, Concita De Gregorio ci accompagna dentro le stanze delle relazioni familiari: quelle in cui ci si ama senza capirsi, si giudica per difendersi, si resta per non ammettere di aver bisogno.
In un’intervista recente, l’autrice ha spiegato che “raccontare la propria storia è il più grande antidoto alla solitudine”, e questa frase sembra attraversare ogni pagina del libro.
Le protagoniste si raccontano poco a parole, ma molto nei gesti, nelle omissioni, nei ricordi taciuti che affiorano quando il tempo rallenta.
Il romanzo ha conquistato il pubblico proprio per questa capacità di parlare a tutti: perché ogni lettrice, ogni lettore, ha un filo spezzato da ricucire con qualcuno del proprio passato. E Concita De Gregorio, con uno stile limpido e affettuoso, non giudica i suoi personaggi.
Li ascolta, li accarezza, li lascia sbagliare e comprendere. Scrive di madri e figlie non come figure ideali, ma come donne vere: imperfette, stanche, generose, vive. In una società che spesso separa e incasella, questo libro invita all’incontro, alla possibilità di vedersi davvero per la prima volta, anche dopo anni.
Chi è Concita De Gregorio
Concita De Gregorio è una delle figure più riconoscibili del panorama culturale italiano. Giornalista, scrittrice, conduttrice, ha attraversato con intelligenza e sensibilità mondi diversi, portando sempre con sé l’urgenza di raccontare le persone, soprattutto le donne. La sua scrittura ha il dono della chiarezza e dell’intimità: riesce a dire l’essenziale senza rinunciare alla poesia.
Negli ultimi anni ha condiviso con il pubblico anche esperienze personali molto forti, come la malattia, e l’ha fatto con il coraggio gentile di chi non cerca compassione ma consapevolezza. Proprio per questo i suoi libri – da Una madre lo sa a Lettera a una ragazza del futuro, fino a quest’ultimo – arrivano così in profondità. Non parlano dall’alto, ma da dentro.
“Di madre in figlia” è un romanzo che consola, che invita a una pausa, a una riflessione, a un abbraccio forse mai dato. Una storia d’amore tra donne, di quelle che sanno guarire nel tempo. Un libro da leggere, da regalare, da lasciare aperto sul comodino come si fa con le lettere importanti. Perché a volte, per capire chi siamo, dobbiamo solo ascoltare chi ci ha precedute – e chi verrà dopo di noi.