Caro Ulivo,
mi sarebbe piaciuto scriverti di quando mi perdevo nei tuoi fianchi nodosi e ci affondavo le mie malinconie precoci di bambina cresciuta in fretta, tra libri e disegni, con grovigli di sogni nella testa, che diventavano mondi interi tra le mani. Da sospingere per aria ogni giorno, con la leggera incoscienza di chi crede di possedere la follia giusta per salvare il mondo dalla banalitร .
Uso il condizionale perchรฉ il mondo delle favole me lo sono lasciato alle spalle da un pezzo: ho imparato che per campare non basta scrivere poesie e che ti devi mettere in gioco ogni giorno, per trovare il coraggio di colorare i tuoi schizzi sulla tela, che altrimenti resterebbero segni relegati a vivere nel regno delle cose tristi, dal quale scappavo fin da prima di iniziare a parlare.
Ulivo mio, mi sarebbe piaciuto dirti che ti vedo nelle tele degli artisti e ti leggo nelle pagine dei poeti del Sud, che ti immagino di notte, quando ti popoli di altre voci di luna: sfiati del tempo che io posso solo fermarmi a fantasticare, nelle ore della mia doppia vita, quando mi moltiplico e vivo le esistenze degli altri, quelle che avrei voluto, quelle che mai avrei potuto, quelle che maledico e quelle che benedico, unicamente nella scrittura.
E invece ti racconterรฒ di quando hai salvato lโeconomia di casa nostra, perchรฉ oggi se un uomo rimane senza lavoro e viene da te, tu sai accogliere e carezzare a tuo modo chi non disprezza il lavoro duro e le mani nere. Hai la corteccia dura e il cuore di burro tu, che dai a piene mani amore, anche a chi non comprende e si veste di paroloni per dire di te.
Non farรฒ letteratura, amico Ulivo, non sono qui per questo oggi, ma per dirti che, grazie a te, mio marito ha portato il pane a casa in un mese in cui non si vedeva luce. Perchรฉ oggi non basta avere un contratto a tempo indeterminato ed essere un operaio specializzato o un laureato o esserti spaccato il culo da ventโanni: se il lavoro non cโรจ ti dicono di stare a casa e tu, se non vuoi impazzire guardando il soffitto, inizi a guardarti intorno e se รจ novembre รจ tempo di olive in Terra di Puglia. Nel Salento una malattia strana ti sta uccidendo, in Alta Murgia sei diventato piรน bello e piรน prezioso, e questโanno il prezzo delle olive รจ stato buono: ottanta euro al quintale, quasi il doppio dellโanno passato. Chi ha un terreno con duecento alberi si รจ messo da parte un gruzzoletto per lโinverno e i tempi di magra che sono in agguato, chi ha lavorato alla giornata ha portato a casa quarantacinque euro pulite pulite. Viva Dio!
Mio marito dice che nella campagna del suo amico hanno lavorato sodo ed hanno tirato fuori decine e decine di quintali: a lui pagano la giornata, se non piove si va fuori, altrimenti si aspetta che torni il sereno. E cosรฌ, in quelle settimane di autunno inoltrato, lui stava sempre a guardare le previsioni del tempo su internet.
Caro Ulivo io ti scrivo per ringraziarti, perchรฉ ci sei, oggi come ieri, perchรฉ in un modo o nellโaltro trovi sempre il modo di aiutarci a sperare, compagno possente e silenzioso, che resti accanto alle nostre vite accompagnando muto lo scolorare delle nostre giornate, vedendoci crescere, innamorarci, imprecare e lodare Dio. Forse tutti dovremmo starti un poโ piรน vicino per sentire la pace che infondi nei cuori, col tuo Credo silenzioso e antico nella Grande Madre Natura, che non tradisce mai i suoi figli, anche quando non รจ amata come meriterebbe.
Avevo una manciata di anni quando mi innamorai della madre del mio compagno di banco alle scuole elementari: era troppo strana per poter essere accolta nel gruppo delle altre madri, che ciarlavano allโora della campanella attardandosi su stupide minuzie. Lei volava alto. Lei aveva fantasticherie autentiche. Svettava di una spanna sopra le teste delle altre e la sua chioma bionda e libera la vedevi arrivare da lontano, potevi riconoscerla tra cento teste. Ora il mio piccolo amico รจ un uomo con gli occhi cerchiati dalla stanchezza di un lavoro senza orari, ci siamo persi di vista con lui, che vive fuori. Mi parla di lui sua madre, che in questi anni รจ diventata lโamica con cui condividere la stranezza dei miei paesaggi dellโanimo. Mi ha visto crescere tra tele e disegni, quando ventโanni fa ho iniziato a seguire anchโio la luce di un raggio verde che era sbucato clandestino in cittร , nei vicoli del barocco sfarzoso, per tracciare percorsi di sogni underground, mentre adunanze di stranezze umane in passerella si lasciavano scrutare dai miei occhi di bambina cresciuta.
Con la mia amica bionda parlavamo di sogni e di pittori che ti dipingevano, immaginando forme antropomorfe nei tuoi rami. Erano fantasticherie anche quelle, come le nostre chiacchiere per riempire il tempo, chiedendo ai Tarocchi del nostro futuro, come a invocare la speranza di un sogno migliore, quando i nostri sembravano non bastare piรน.
Con sorrisi mutilati dalle nuvole passeggere del giorno, ce ne andavamo nel mondo parlando di arte, scrittura, poesia. Oggi che siamo cresciute quei sogni rimangono per sentirci ancora giovani, mentre parliamo di te e della spesa che ci hai fatto fare, perchรฉ abbiamo capito che se la pancia รจ vuota e i pensieri sono tanti, si sogna di traverso.
Mio suocero ha una piccola campagna: pochi alberi e molto sudore per farla stare bene, perchรฉ anche nei passatempi ci devi mettere il cuore se non vuoi che siano solo ozi sgangherati di borghesi in pensione. E lui, Pinuccio, il suo piccolo angolo di paradiso in Alta Murgia lo ama con tutto se stesso: รจ uno che ha il mare negli occhi e se potesse starebbe sempre con i piedi nellโacqua, ma il mare รจ lontano e lโamica piรน vicina รจ la campagna, che non tradisce mai. In famiglia ha contagiato tutti e gli uomini nei giorni di novembre o dicembre vannoย ร cuagghie r ร leiveย a โraccogliere le oliveโ, che poi portano al frantoio per la molitura. Mi dicono che รจ un modo diverso di procedere rispetto a quello che si usa in Salento quando si va โalle ulieโ, ma non lo so perchรฉ ho mai partecipato. Lโolio ruvese di Casa Sienese รจ gustoso, dal sapore pieno. Un poโ pungente, sapido, come piace a me. Lo metto con gusto subbra la frisa cullu pummitoru, sulla frisa salentina col pomodoro fresco, dopo averla bagnata e salata, stando attenta a non farla spunzare troppo, perchรฉ altrimenti perderebbe fragranza. E quellโolio lo metto anche sulla pasta con i legumi, le cicerchie e i ceci, le lenticchie e i fagioli, che ho imparato a mettere a mollo e assistere nella cottura, riscoprendomi inaspettatamente una massaia dโaltri tempi.
E che bontร sulle cim dโrap e strascinat, o sui i ripoli, alla stagione!
Rosa, mia suocera, mi ha insegnato a cuocere le rape e la pasta nella stessa pentola e poi scolare e mangiare semplicemente con un filo dโolio: cosรฌ evito di far saltare in padella, perchรฉ il gusto al piatto lo dร proprio il tuo olio.
Ma che te le dico a fare queste cose, visto che proprio tu conosci bene la bellezza impareggiabile della semplicitร ?
Auguriamoci di avere ogni giorno sogni di terra che ci facciano volare alto, dopo esserci rimboccati le maniche, caro Ulivo.
Non ho mai sopportato chi va nel mondo troppo col naso allโinsรน: io alzo gli occhi a contare le stelle, nelle notti in cui la tramontana spazza le nubi e resta lโincanto delle costellazioni, per chi sa vederle. Di notte coltivo speranze di altre vite, nei sogni clandestini dโinchiostro. Di notte mi riscopro indifesa, ma di giorno sono la guerriera che lotta e che ama chi si sporca di terra buona con orgoglio, non chi si infanga di letame e va nel mondo a testa alta.
Dammi un poโ della tua forza, del tuo vigore, della tua generositร . Perchรฉ le tue radici mediterranee e profonde sono a Sud, come le mie, che qui sono nata e che da qui non so allontanarmi.
Non smettere di amarci, caro Ulivo, perchรฉ ne abbiamo bisogno.
Queste sono solo parole in libertร di una bambina cresciuta che ti chiede di non ammalarti, perchรฉ se muori tu, un poโ moriamo tutti.
Maria Pia Romano
Racconto tratto da โCaro Ulivo, ti scrivoโ, Il Raggio Verde edizioni Lecce.