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Da semplice fumetto a fenomeno culturale, Dylan Dog compie 30 anni

Abbiamo intervistato l'attuale curatore della serie Roberto Recchioni per spiegarci bene in cosa consiste il fenomeno Dylan Dog e quali sono le novità principali che lo attendono

MILANO – Quando un’opera di finzione riesce ad intercettare lo spirito del tempo presente, di solito diventa un fenomeno culturale. E’ quanto accaduto 30 anni fa con Dylan Dog, il personaggio dei fumetti creato da Tiziano Sclavi nel lontano 1986. Il celebre indacatore dell’incubo ha conquistato milioni di lettori italiani e stranieri a partire dalla fine degli anni ’80, diventando un vero e proprio fenomeno di costume, tanto da non lasciare indifferenti personalità del mondo della cultura come Umberto Eco, il quale affermava “Posso leggere la Bibbia, Omero e Dylan Dog per giorni e giorni senza annoiarmi”. Le celebrazioni partono con l’arrivo in edicola del n. 361, Mater Dolorosa (dal 29 settembre), storia a colori di Roberto Recchioni e Gigi Cavenago, e un grande evento aperto al pubblico:  il Dylan Dog Horror Day previsto per il 26 settembre. Per l’occasione, abbiamo intervistato l’attuale curatore della serie Roberto Recchioni, per spiegarci bene in cosa consiste il fenomeno Dylan Dog e quali sono le novità principali che lo attendono.

 

Dylan Dog compie 30 anni. Cosa ha rappresentato in questi 30 anni non solo per il fumetto italiano, ma in generale per il mondo della cultura e del costume del nostro Paese?

Dylan è un fumetto molto particolare. E’ stato un forte protagonista del finire degli anni ’80 e di tutti gli anni ’90. Tiziano Sclavi è riuscito a creare un personaggio capace di intercettare il momento presente, raccontando il tempo ed il sentire di quegli anni, come poi ha fatto Bret Easton Ellis con American Psycho. Quando un’opera di finzione riesce ad intercettare lo spirito del tempo presente, di solito diventa un fenomeno culturale.

Dylan è entrato nelle case di tutti, ed è stato il fumetto più venduto in Italia per qualche anno, tornando poi al secondo posto dietro all’intramontabile Tex, ed ha sollevato dibattiti culturali importanti, avendo una capacità realmente forte di farlo. Lo ha fatto quando c’era Tiziano, ed in tempi più recenti l’ha fatto con Mater Morbi, numero della serie che fece parecchio rumore, tanto da sollevare una polemica con alcuni esponenti della vita politica italiana circa il tema dell’eutanasia e del diritto ad auto-determinarsi. Non è un caso se Umberto Eco ha parlato più volte di Dylan Dog in pubblico.

 

Quali sono gli eventi e le iniziative in programma per celebrare i 30 anni di Dylan?

Iniziamo questo fine mese con “Mater Dolorosa”, il numero 361 nonché il primo albo che presenterà il logo celebrativo. E’ un albo scritto da me e disegnato da Gigi Cavenago che entra nella mitologia di Dylan Dog e porta contemporaneamente avanti un discorso di continuità iniziato con la fase 2. Si continua con il primo albo, dopo nove anni, sceneggiato da Tiziano Sclavi. E’ stata una faticaccia riuscire a convincerlo a tornare a scrivere per l’occasione (ho dovuto anche litigarci!). Per Lucca, esce una sorta di diario, in cui gli autori di Dylan raccontano di anno in anno la storia di Dylan Dog, sia editoriale sia legata ad un singolo episodio particolare, e verrà presentato il numero 361 con una variant cover di Zerocalcare. Il 26 settembre ci sarà un grande evento a Milano, dove tutti i lettori di Dylan Dog saranno invitati, non posso però raccontare maggiori dettagli perché sono ancora in via di definizione.

 

Sei curatore di DYD dal 2013. Puoi trarre un primo bilancio, sia professionale che personale, legato alla serie di cui sei al timone da 3 anni?

Siamo abbastanza contenti. Da quando sono “salito a bordo” di Dylan, in seguito ad un momento di sofferenza forte in termini di lettori erosi anno dopo anno, le cose sono andate un po’ meglio, si sono stabilizzate. Grazie ad un lavoro molto forte fatto sulla comunicazione, Dylan è tornato ad essere un personaggio molto vivo e presente nel dibattito culturale italiano. Speriamo di poterlo rilanciare ancor di più in occasione di quest’anno di grandi celebrazioni. Sul piano personale, questi 3 anni sono stati di grande fatica, in quanto il “conglomerato” delle pubblicazioni di Dylan conta 4mila pagine l’anno. Siamo io e Franco Busatta a curarle tutte. E’ un lavoro molto tosto e complicato, avendo davanti un pubblico enorme, il più trasversale all’interno del panorama Bonelli. E’ praticamente impossibile accontentare tutti: lotti contro la nostalgia, e contro di essa non vinci mai.

 

Qual è lo stato del fumetto italiano oggi, di cui Dylan è uno dei principali ambasciatori da 30 anni?

E’ una grande stagione. Sento parlare di crisi da quando ho iniziato questo lavoro circa 25 anni fa, quindi c’è ed è quella più lenta del mondo. Esiste una perdita di lettori, legata ad un problema maggiore, ovvero la forte sofferenza del canale di vendita privilegiato del fumetto in Italia, ovvero le edicole. E’ evidente che abbiamo un’offerta mai così ampia e variegata nella storia del fumetto italiano, dove puoi trovare qualsiasi cosa all’interno dei tre canal idi vendita: fumetteria, edicola e la libreria di varia, che adesso grazie a Zerocalcare ed al lavoro fatto anche da Bonelli, è diventato un posto dove è possibile acquistare bei fumetti. In più, esiste un’ottima generazioni di autori, come non se ne vedeva da anni.

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