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Da Hemingway a Fitzgerald, la generazione perduta nella Parigi degli anni ’20

Per generazione perduta intendiamo oggi quel gruppo di scrittori americani che ha raggiunto la maggiore età durante la grande guerra

MILANO – “Siete tutti una generazione perduta – disse una volta Gertrude Stein a Ernest Hemingway – voi giovani che avete prestato servizio nella guerra. Non avete rispetto di niente, pronti a bere fino a morire”. Ed è proprio questa frase (Siete tutti una generazione perduta) che Hemingway ha messo in epigrafe nel suo primo romanzo, “Fiesta“, pubblicato nel 1926. Per generazione perduta intendiamo oggi quel gruppo di scrittori americani che ha raggiunto la maggiore età durante la grande guerra e di questo gruppo hanno fatto parte, oltre a Hemingway, anche Scott Fitzgerald, John Steinbeck, T. S. Eliot, John Dos Passos, Waldo Peirce, Isadora Duncan, Abraham Walkowitz, Alan Seeger, Erich Maria Remarque, Henry Miller, Ezra Pound e Sherwood Anderson. Gran parte di loro passarono parecchio tempo a Parigi negli anni ’20, gli anni struggenti della festa mobile.

LA FESTA MOBILE – Le storie prodotte da questi scrittori in questo periodo di grande fermento culturale sono diventate alcuni dei capolavori della letteratura del Novecento. Non a caso è proprio a Parigi che inizia la sua carriera letteraria Ernest Hemingway. Nella capitale francese venne infatti scritto “Fiesta“, in cui l’autore racconta dei suoi viaggi tra la Francia e la Spagna. Alla fine del 1921 Ernest aveva ventitré anni e venne mandato in Europa dal “Toronto Star” come corrispondente e inviato speciale. Insieme alla moglie Hadley Richardson partì per la Spagna, la Svizzera e la Francia, da dove inviava i suoi articoli al giornale canadese. Decise poi di fermarsi a Parigi. Glielo aveva suggerito Sherwood Anderson, che fece in modo di metterlo in contatto con la scrittrice e critica statunitense espatriata Gertrude Stein, la quale gli avrebbe poi presentato James Joyce ed Ezra Pound.

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DAL SALOTTO DI GERTRUDE STEIN ALLA SHAKESPEARE AND CO. – Gertrude Stein aveva un salotto nel sesto arrondissement frequentato oltre che da scrittori anche da promettenti artisti, quali Henri Matisse e Pablo Picasso. Un punto di ritrovo divenne la libreria Shakespeare and Company di Sylvia Beach, di cui lo stesso Hemingway, la Stein, Joyce e Pound furono assidui frequentatori. Sylvia Beach, la titolare della Shakespeare and Co., fu la prima ad avere il coraggio di pubblicare in volume l'”Ulisse” di Joyce, mentre in Irlanda e negli Stati Uniti la censura ne bloccava l’uscita.

I CAPOLAVORI DEGLI ANNI ’20 – Tanti, come dicevamo, sono i capolavori nati, più o meno direttamente, da quel vulcano di idee che era la capitale francese negli anni ’20. Di quella Parigi tornerà a scrivere quarant’anni dopo Ernest Hemingway nell’incompiuto “Festa mobile“, un libro di memorie nel quale l’autore ricostruisce con ricchezza di storie e particolari le suggestioni di una città e di un’epoca che si è portato dietro per tutta la vita. Al 1929, invece, risale “Niente di nuovo sul fronte occidentale“, il romanzo autobiografico di Erich Maria Remarque, ambientato tra il 1914 e il 1918 nelle trincee e sui campi di battaglia occidentali nei quali è stata combattuto il Grande Conflitto. Al 1925 risale “Il grande Gatsby” di Francis Scott Fitzgerald, definito da T.S. Eliot “il primo passo in avanti fatto dalla narrativa americana dopo Henry James”.

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