Nel cuore del quartiere di Tor Bella Monaca spicca fra il grigiore dei palazzi un piccolo cubo colorato. Se ti avvicini fra i murales scorgi una scritta che recita: Cubo Libro. Lì dentro, in appena 30 metri quadrati di spazio, sono stipati centinaia di libri. Sono le voci dei libri a chiamarti dentro quella piccola, ma fornita biblioteca. L’unica del quartiere, che nella sua modestia ha fatto un piccolo miracolo, strappando la piazza allo spaccio e alla criminalità organizzata. A raccontarci la storia di Cubo Libro è Claudia Bernabucci, oggi Presidente dell’Associazione, che nel 2005 a soli 21 anni occupò insieme ad altri giovani del territorio e El Chentro Sociale quel piccolo cubo abbandonato, che era diventato un luogo di ritrovo per gli spacciatori della zona.
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“La pecora elettrica”, incendiata per la seconda volta la libreria antifascista di Roma
Chi si nasconde dietro l’incendio appiccato a “La pecora elettrica”? Chi ha paura dei libri?
Un cubo abbandonato
Nel 2005 sorge nella piazza di Tor Bella Monaca quel minuscolo cubo di cemento, grazie a un programma europeo che mirava a un progetto di riqualificazione delle periferie. Doveva essere un bar, ma mancavano le licenze e i fondi europei andavano esaurendosi velocemente. Erano diverse le opere rimaste incompiute, fra cui proprio il bar e la biblioteca. Del bar non rimaneva che uno scheletro di cemento e della biblioteca nemmeno l’ombra. Ma come si poteva rinunciare alla biblioteca in uno dei quartieri più difficili d’Italia?
Com’è nato Cubo Libro
La scelta di rinunciare alla biblioteca, proprio lì a Tor Bella Monaca, dove c’è una densità demografica altissima e dove gli episodi di criminalità sono quasi all’ordine del giorno, risultava incomprensibile. Nel giro di pochi mesi, quel cubo abbandonato divenne un luogo di spaccio e consumo di droghe. Ma i giovani di Tor Bella Monaca, con il sostegno del centro sociale che si affaccia sulla medesima piazza, non si arresero. Nel 2008 decisero di scendere in piazza e occupare quello spazio abbandonato. Enzo Fabbro, un anziano di Tor Bella Monaca affetto da una malattia degenerativa, scelse di lasciare in eredità a quei giovani pieni di speranza tutti i suoi libri. Nasceva così Cubo Libro. Un cubo fatto di tante facce colorate con la possibilità per tutti di accedere liberamente e gratuitamente alla cultura.
Un cubo a misura di tutti
«Abbiamo raccolto fondi per comprare tavoli e sedie e aprirci alla piazza – ci racconta Claudia Bernabucci -. Volevamo coinvolgere la comunità: dai bambini alle famiglie, fino ai ragazzini». Il gesto delle sedie fu un gesto rivoluzionario e Cubolibro è diventato col passare degli anni un luogo aggregativo, dove le persone arrivano, si siedono e possono dialogare. Dopo anni di iniziative e resistenza pura, oggi la biblioteca di Tor Bella Monaca è un luogo accettato e riconosciuto dalla sua comunità. «C’è stata una risposta lenta ma crescente da parte di tutto il territorio, che giustamente vive di diffidenza. Perché spesso a Tor Bella Monaca passano meteore bellissime ma velocissime, che si fanno vetrina e poi se ne vanno. Questo non fa affossare ulteriormente il territorio. Noi non abbiamo mai mollato invece. Siamo nate e cresciute qui, apparteniamo a queste terre e ne siamo orgogliose».
Come i libri hanno cambiato Tor Bella Monaca
«Una realtà così complessa non può essere cambiata da uno spazio di 30 metri quadri – racconta Claudia Bernabucci – ma sicuramente Cubo Libro ha creato uno spazio protetto. I bambini sono tornati a giocare in piazza e per tanti ragazzini è il punto di ritrovo quando si esce la sera». Su uno dei muri esterni si legge “Amore e rispetto”, diventando la pagina su cui i ragazzini scrivono le dediche d’amore. Uno sfregio che ha in sé un desiderio siderale, il bisogno di esprimere se stessi e i propri sentimenti. Quella parete ha in sé qualcosa di rivoluzionario e ci dice che la parola non muore mai, neanche nei quartieri più difficili del nostro Paese.
Cosa succede oggi nel cuore di Tor Bella Monaca
Oggi la piazza di Cubo Libro è un luogo aggregativo, dove non esistono più le linee immaginarie dei primi tempi, che dividevano gli amici di Cubo Libro da chi osservava a distanza. Qui, arriva chiunque dalla preside del liceo, al “pazzo” del quartiere, al clochard che è stato un intellettuale, fino la giovane mamma che porta i bambini a leggere le storie. Nonostante lo spaccio continui a sopravvivere nella piazza, Cubo Libro è il segno luminoso che il cambiamento più grande arriva dal basso e che i libri possono davvero essere la nostra ancora di salvezza.