Chi era la poetessa Cristina Campo e perché la sua vita è stata definita controversa?

11 Luglio 2025

Scopri chi era Cristina Campo e perché la sua vita è stata definita controversa, tra misteri e verità nascoste.

Chi era la poetessa Cristina Campo e perché la sua vita è stata definita controversa?

Ci sono scrittrici che amano la ribalta e scrittrici che, al contrario, sembrano scrivere per fuggirla. Cristina Campo era senza dubbio tra queste ultime. Dietro il suo nome, pseudonimo scelto da Vittoria Guerrini, si cela una delle figure più enigmatiche e affascinanti della letteratura italiana del Novecento. Poetessa, traduttrice, saggista, intellettuale appartata e al tempo stesso centralissima, visse tutta la sua vita in dialogo con il mistero, con la grazia e con l’assoluto.

Ma perché la sua figura viene spesso definita “controversa”? E in che senso la sua opera, così luminosa, custodisce anche il segreto di un’esistenza tormentata, difficile da classificare?

Cristina Campo, la poetessa dell’assoluto: chi era davvero e perché la sua vita è considerata controversa

Cristina Campo è stata molte cose insieme: poetessa, teologa laica, mistica laica, traduttrice geniale, nemica della banalità. Ma soprattutto, è stata una donna che ha trasformato l’esilio in grazia e l’isolamento in forma di resistenza. La sua vita “controversa” non è legata a scandali o gesti eclatanti, ma a una scelta: quella di rimanere fedele all’invisibile.

Oggi, più che mai, le sue parole risuonano come un invito a tornare all’essenziale, a leggere il mondo con occhi che sappiano ancora meravigliarsi. Una vita tra silenzi, versi e visioni Nata a Bologna nel 1923 da una famiglia colta (il padre era il celebre musicologo Guido Guerrini), Cristina visse tra Firenze, Roma e infine Monaco di Baviera.

A causa di una grave malattia cardiaca, fu costretta fin da giovane a condurre una vita appartata, lontana dagli obblighi sociali, ma immersa in una profondissima ricerca spirituale e letteraria. È proprio in questa condizione di “marginalità forzata” che la Campo si avvicina al mondo della scrittura.

Studiosa delle letterature classiche e delle tradizioni esoteriche, raffinata traduttrice (portò in italiano autori come Simone Weil, Virginia Woolf, Emily Dickinson e Hofmannsthal), Cristina era animata da una costante tensione verso l’altrove. Non a caso i suoi scritti, anche i più “razionali”, sembrano sempre rivolgersi a qualcosa di invisibile, inattingibile. La religione come destino e conflitto Uno degli aspetti più controversi della sua figura fu il rapporto con la religione.

Campo fu una cattolica profondamente atipica: legatissima alla tradizione liturgica pre-conciliare, partecipò attivamente,  ma dietro le quinte, al gruppo Una Voce, che si opponeva al Concilio Vaticano II e alla riforma della liturgia.

Non era, però, una reazionaria in senso politico, quanto una mistica convinta che la parola e il rito dovessero mantenere una sacralità inviolabile. Per lei, modificare la liturgia equivaleva a profanare il linguaggio della trascendenza.

Questa posizione la mise in netto contrasto con molti intellettuali cattolici dell’epoca e contribuì ad alimentare l’alone di “scandalosa diversità” che la circondava. Campo non voleva essere moderna, non voleva essere allineata. Voleva custodire il sacro come un segreto.

L’insofferenza per il sistema letterario

Pur essendo in contatto epistolare con alcune delle voci più importanti del suo tempo, come Anna Maria Ortese, Elémire Zolla, Gianfranco Draghi, Margherita Pieracci Harwell, Cristina rifiutava ogni forma di mondanità culturale. Non cercò mai fama, né premi, né appartenenze. Non pubblicò mai un vero e proprio libro in vita, se si escludono i racconti di Fiaba e mistero (1956). Le sue poesie, saggî, lettere e prose furono raccolti solo dopo la sua morte,  avvenuta improvvisamente nel 1977, a soli 53 anni, lasciando una produzione sparsa, frammentata, quasi clandestina. Eppure ogni sua frase sembra provenire da un altro mondo.

La precisione del suo lessico, la musicalità delle immagini, l’intensità spirituale che attraversa ogni parola fanno di lei una delle scrittrici più straordinarie e “irregolari” del nostro canone novecentesco. Una poetessa che non volle mai diventare una “scrittrice” Cristina Campo non fu mai una “scrittrice” in senso tradizionale: fu una creatura letteraria.

Visse la scrittura come un atto sacro, una via di conoscenza, un ponte verso ciò che non si può dire. Per questo la sua figura continua ad affascinare e a dividere: perché non è facilmente incasellabile, perché ha saputo dire no al compromesso, perché è rimasta fedele a un’idea di letteratura come disciplina interiore. Non a caso, oggi viene letta non solo per la bellezza del suo stile, ma per la radicalità della sua visione.

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