Voler evadere dalla monotonia della realtà, in particolare quella delle piccole realtà di provincia, per ambire alle emozioni ed alle suggestione dei grandi centri.
E’ questo il significato di “Bovarismo” termine che deriva da “Madame Bovary“, il celebre romanzo dello scrittore francese Gustave Flaubert.
Una parola che se ci pensiamo coinvolge una miriade di donne (e anche uomini) costrette a vivere l’apatia del provincialismo. La voglia di fuggire dagli stretti confini di una piccola città che non offre l’opportunità di poter vivere i propri sogni.
E Flaubert ha avuto la sensibilità di interpretare questa sofferenza, traducendola in un romanzo che merita di essere letto sempre, anche perché rivela contemporaneità. Il bovarismo è sempre attuale per chi vive la prigione del provincialismo.
Resta inteso che non tutti vivono la provincia con sofferenza, proprio per questo il bovarismo riesce a denotare con precisione chi ne rimane colpito.
L’origine del termine bovarismo
Il bovarismo è una corrente di pensiero sviluppatasi durante la seconda metà dell’ottocento che definiva la tendenza di alcuni artisti a sfuggire alla monotonia della vita di provincia.
La metropoli, in questa visione, diveniva un sogno ambito che, insieme alla lettura, proiettava la mente in una sorta di paradiso terreno.
La lettura, quindi, come mezzo di svincolo dalla realtà, utilizzata quasi come una sorta di droga.
Emma Bovary
Il termine deriva da Madame Bovary, la protagonista dell’omonimo romanzo di Gustave Flaubert del 1856, considerato oggi uno dei primi esempi di romanzo realista.
Madame Bovary è la moglie di un ufficiale sanitario, la signora Emma Bovary, che si dà all’adulterio e vive al di sopra dei suoi mezzi per sfuggire alla noia ed alla vacuità della vita di provincia.
La donna, sempre insoddisfatta di tutto ciò che la circonda, non farà mai nulla per rimediare a questa sua situazione. Il tragico epilogo di Madame Bovary è famoso oltre che inevitabile: Emma non regge più il gioco e si suicida.
Flaubert si ispirò alle vicende realmente accadute di una giovane donna di provincia, Delphine Delamare, del cui suicidio si parlò in un giornale locale nel 1848.
Evasione dal mondo reale
Il termine ‘bovarismo’ è diventato dopo il successo del libro di Flaubert, un aggettivo dato a persone, soprattutto artisti, che hanno queste peculiari caratteristiche. L’artista, dopo quest’esperienza, ritorna deluso al mondo reale, poiché si sente intrappolato in un mondo che non è il suo: è evidente e caratteristica una punta di romanticismo e la messa in evidenza della stupidità borghese.
Oggi il “bovarismo” è usato per indicare l’Inquietudine esistenziale provocata dal divario tra le condizioni di vita reali e le proprie aspirazioni. In psicologia, oggi, “bovarismo” indica la tendenza a costruirsi una personalità fittizia e a sostenere un ruolo non corrispondente alla propria condizione sociale.