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Cosa serve ai nostri ragazzi? I nuovi adolescenti spiegati a genitori e docenti

Lo psicologo Matteo Lancini ci racconta i nuovi adolescenti, in rapporto alla società, al digitale e alle angosce degli adulti

Come va oggi su internet? Questa la provocatoria domanda che suggerisce di porre Matteo Lancini ai nostri figli adolescenti invece della solita domanda “come è andata a scuola?”. Ma vediamo perché.

Chi è Matteo Lancini

Lancini è un noto psicologo e psicoterapeuta milanese, presidente della Fondazione “Minotauro” di Milano, docente presso l’Università Bicocca di Milano. Con il suo libro “Cosa serve ai ragazzi”, ci conduce lungo un’analisi attenta e critica della situazione odierna, lanciando strali alla società, ai genitori e alla scuola. Affronta tantissime questioni, partendo da come sono cambiati i tempi mettendoci dentro anche tutta la propria esperienza personale di psicologo ma anche di padre, coinvolto in queste trasformazioni. Il libro vuole essere anche un po’ un racconto dei cambiamenti che le angosce degli adulti hanno determinato.

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Gli adolescenti oggi

Come spiega Lancini, il libro prova a inquadrare proprio i nuovissimi adolescenti e i nuovissimi bambini. Quando arriva l’adolescenza, definita da Lancini “una seconda nascita”, è fondamentale valutare cosa sia successo negli 11/12 anni di vita precedenti, perché questi anni condizionano poi il modo di realizzare i compiti evolutivi. Oggi i genitori tendono ad applicare ai figli modelli educativi come se si trattasse di adolescenti del passato, leggermente trasformati ma non troppo. In altre parole, mentre sono cambiati il modello educativo e i miti affettivi in cui si cresce l’infanzia, all’arrivo dell’adolescenza la scuola, i genitori e anche i mass media tendono a trattare gli adolescenti come fossero gli adolescenti trasgressivi del passato.

Il tema della delusione e del fallimento

Secondo Lancini, i ragazzi di oggi non sono trasgressivi né edipici e colpevoli. Sono ragazzi, semmai, narcisisti animati dalla delusione e da sentimenti di vergogna e di inadeguatezza. I comportamenti che gli adulti leggono come trasgressivi e oppositivi, in realtà, sono comportamenti di chi cerca di tenere a bada una delusione. “È come se i nostri ragazzi avessero delle aspettative ideali molto elevate, costruite in questa società della mamma virtuale: internet. Sono cresciuti entro modelli assolutamente esagerati, fatti di popolarità e successo a tutti i costi. Tutto ciò implica che l’arrivo dei cambiamenti del corpo e delle dotazioni dell’adolescenza vengano vissuti con un senso di inadeguatezza.”

Gli errori della scuola e della famiglia

La delusione dei ragazzi coinvolge poi la scuola e i genitori. E poiché è molto difficile educare al fallimento sia per la scuola che per i genitori, è meglio pensare di avere degli adolescenti trasgressivi e oppositivi da regolamentare. Scuola e famiglia dovrebbero, invece, tener conto delle caratteristiche degli adolescenti come di soggetti psicologizzati. Soggetti molto affettivi e profondi, grandi esperti di relazioni, ma per nulla oppositivi e trasgressivi. 

L’educazione digitale

“Sarebbe ora che la maturità, l’esame di stato, a scuola si facesse tutti collegati a Internet, non invece con l’idea che uno lo devi controllare. In futuro servirà questo, Internet. Bisognerà dire ai ragazzi e, succede già, che nei posti di lavoro oggi la selezione la fanno attraverso un video ed in un minuto devi presentarti e dire le difficoltà. Ma chi glielo sta insegnando? Bisognerebbe fare una scuola davvero autorevole che richieda saggezza digitale, che fornisca una patente digitale”. 

Suggerimenti per la scuola

Si suggerisce di creare dei modelli alternativi. La scuola dovrebbe affidarsi un po’ meno al controllo e affidarsi a modelli cooptativi, di coinvolgimento degli adolescenti, capaci di rispondere a una domanda che gli adolescenti fanno oggi alla scuola e che non è una domanda oppositiva, ma una domanda intelligente. “A cosa serve la scuola oggi dato che gran parte dei lavori del futuro non li conosciamo?” Gli ultimi dati evidenziano che il 75% dei lavori di chi entra oggi nelle scuole primarie neanche li conosciamo.

Una nuova concezione di scuola

Nel libro ci sono alcune indicazioni su cosa sia una scuola cooptativa, una scuola che valuti davvero e non dia voti e basta. Una scuola che sia capace anche di prendersi carico del fatto che oggi il tema centrale è la dispersione scolastica.
La nota, la punizione avevano valore per noi che siamo cresciuti dentro modelli educativi molto normati, dentro una famiglia tradizionale normativa che ora non esiste più. Oggi c’è invece la costruzione di una società dove abbiamo esagerato ed ogni giorno esageriamo con la popolarità a tutti i costi.

I genitori di oggi

Il libro sottolinea che gli adulti devono tornare ad essere credibili ed autorevoli. Non si può essere tali se ognuno fa quello che vuole. Tutti oggi fanno un abuso di internet, e non si può dire che gli unici a doverne fare un uso regolamentato devono essere i ragazzi. I limiti a internet servono solo a far dormire sonni tranquilli ai genitori. “I genitori, ad esempio, continuano a postare foto e foto dei loro figli tra 0 e 12 anni, i giornali non parlano della canzone premiata al Festival di Sanremo ma solo di chi arriva ultimo perché fa un gran trambusto. Gli adulti, partendo dalla quotidianità, devono essere dei modelli coerenti con quello che si pretende dai ragazzi, dei modelli di identificazione”.

La spettacolarizzazione della vita

“La vita – continua lo psicologo – non è fatta solo di feste. Lo si vede nella vita di tutti i giorni, nella politica, nelle scuole. Ai funerali, dove escono delle bare con i bambini e la gente, invece di stare in silenzio, applaude perché il dolore è rimosso, è spettacolarizzato. Non si può costruire un processo di vita tutto social, tutto sorridente, tutto pornografizzato, dove qualsiasi evento senza alcun limite è espressione del proprio individualismo”.

I suggerimenti per i genitori

Lancini non si limita a bacchettare, ma nel libro fornisce indicazioni precise. Educare al fallimento, alla delusione, evitare di seguire gli stereotipi che stanno facendo perdere agli adulti autorevolezza e che riguardano il controllo, il ritorno alle regole, ai famosi paletti, ai no che aiutano a crescere. Un conto è costruire dei soggetti normati a partire dal primo giorno di vita com’era una volta, un conto è provare a introdurre regole, paletti e norme a 12/13anni. Le cose sono molto diverse.

Bisogna riacquisire autorevolezza

“Di contro, poi, ci sono le angosce degli adulti, degli stessi soggetti che vivono su profili social, scrivono lettere ai propri figli ma – invece che darle loro – le affidano ai profili social. Così non funziona, sono solo angosce adulte che vengono placate da slogan. Tutte questioni che stanno facendo perdere agli adulti autorevolezza agli occhi dei ragazzi. E aumenta invece il potere orientativo di altre agenzie educative che sono i coetanei, la rete, internet a cui affidano tutto, anche le loro angosce. Salvo quando incontrano un padre, una madre, un docente davvero esperto di relazioni che si identifica con la complessità delle trasformazioni adolescenziali. Qualcuno che non li tratta come fossero improvvisamente dei piccoli “animaletti da normare”, dopo averli cresciuti in una società tutta espressiva e creativa. A quel punto i ragazzi si affidano agli esperti di relazione raccontandogli la propria vita”.

I giochi virtuali

Nel libro si suggerisce di “disinvestire”, perché oggi i nostri figli sono investiti eccessivamente. Oggi ad esempio i giochi virtuali, piaccia o no, rappresentano l’unico modo che hanno gli adolescenti, in particolare i maschi, di poter allenare il proprio corpo, fuori dal controllo degli adulti. Quindi, piuttosto che limitare i videogiochi dicendo al proprio figlio che deve studiare di più, bisognerebbe trovare delle alternative. Siamo noi adulti che abbiamo chiuso i cortili, i giardinetti, gli spazi dove si cresceva una volta.

I rischi

Ne parlano in tanti ormai, si vive “on life”, non c’è più differenza tra vita reale e mondo virtuale. Quindi continuare a trattare internet, come fanno la scuola e certi genitori angosciati, come fosse una dimensione diversa dalla vita reale è sbagliato. Continuare su questa strada porterà solo ad aumentare i ritirati sociali e i cannabinoidi soprattutto tra i maschi e i disturbi di alimentazione o di autolesionismo nelle ragazze. Tutte manifestazioni di dolore dell’essere umano, che fa di tutto per non impazzire di dolore. Questi sintomi soprattutto in adolescenza rappresentano dei disperati tentativi di trovare una soluzione al dolore mentale. I sintomi in adolescenza hanno sempre una doppia funzione: segnalano agli adulti il disagio che va raccolto e dall’altra parte sono le modalità che ognuno trova per rendere sopportabile un dolore mentale altrimenti troppo pervasivo.

“Cosa serve ai nostri ragazzi” di Matteo Lancini

 

Il libro “Cosa serve ai nostri ragazzi“, dunque, prova a dare dei consigli pratici, operando scelte molto difficili, che troveranno critiche. Oggi, dice Lancini, i genitori vogliono sempre il manuale per rendere il figlio felice, ma bisogna insegnare il fallimento, la morte e il dolore, che sono parte della vita e bisogna insegnare a tollerarli. Ciò che serve ai ragazzi è imparare a far domande, non ripetere sempre quel che è standardizzato. Servono dei modelli coerenti con i quali potersi identificare. Altro che controllo e limiti, dobbiamo consegnargli il mondo, la vita, il futuro. 

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