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“Cosa mi dice il mare”, un romanzo che profuma di sale e di perdono

Il nuovo romanzo di Lorenza Stroppa “Cosa mi dice il mare” prende avvio dalla fuga di Corinne, la protagonista, dalle colline inglesi verso la Bretagna e contemporaneamente verso la riscoperta della sua adolescenza

Uscito per Bottega Errante edizioni, il nuovo romanzo di Lorenza StroppaCosa mi dice il mare prende avvio dalla fuga di Corinne, la protagonista, dalle colline inglesi verso la Bretagna e contemporaneamente verso la riscoperta della sua adolescenza. Il passato della madre si intreccia parallelamente con le avventure del figlio Roux, alle prese con un ‘insana ossessione per i numeri, in una trama a specchio, costellata di misteri, segreti e rivelazioni.

“Cosa mi dice il mare”, intervista a Lorenza Stroppa

Ma, aldilà dell’intreccio e dei personaggi, il vero protagonista sembra essere il mare. Ne parliamo con l’autrice.

Quale è il suo rapporto con il mare e che cosa rappresenta nella sua storia e nella sua narrativa, visto che le prove precedenti ne risultano in qualche modo collegate.

Sono venuta al mondo a sette mesi e dico sempre a mia madre che è per nascere sotto al segno dei Pesci che sono voluta arrivare in anticipo. Il mare per me è uno spazio di respiro, di introspezione, nonostante i miei genitori mi abbiano sempre messo in guardia sulla sua pericolosità, avendo assistito a una morte per annegamento a Venezia. Siamo abituati ad associare al mare l’idea delle vacanze, del relax, ma il suo potere non si limita certo a questo. E lo si percepisce molto di più sull’Oceano al quale sono stata iniziata in modo burrascoso. Ho visto per la prima volta l’Atlantico di notte, in una serata buia in cui si udiva solo il fragore del mare e, occasionalmente, si vedeva la schiuma feroce delle onde. Mi è sembrato più buio della notte, un enorme mostro in agguato.

Ho deciso di ambientare la mia storia in Bretagna dopo questo imprinting e forse anche un po’ a causa dei miei studi: sono laureata in Filologia Romanza, ho studiato la letteratura medievale, le leggende, il ciclo arturiano di cui queste terre sono ammantate e ne sono rimasta innamorata.

 

Un altro elemento centrale del romanzo è il senso del tempo, simboleggiato dalla collezione di sveglie tanto care alla protagonista. C’è una connessione tra il fenomeno delle maree in Bretagna e questa insistenza sull’elemento temporale nella storia?

Le sveglie servono a Corinne per fermare il tempo, per non guardarsi indietro. Anche le maree, in effetti, segnano una sospensione del tempo, però nella storia non ho fatto questo collegamento. Tutto è nato da una riflessione che mi è venuta in mente mentre leggevo un libro, La scienza dello storytelling, di Will Storr. In questo libro si parla dell’autonarrazione, delle storie che ci raccontiamo per adattare la realtà, per renderla più digeribile. A volte tratteniamo, omettiamo dei ricordi; altre volte li conserviamo ma modificandoli. Il mare fa la stessa cosa con gli oggetti: alcuni li trattiene negli abissi, non li restituisce, altri invece li torna alla spiaggia cambiati, modificati, adattati alla sua irruenza, al suo moto ondoso. Anche il mare ci racconta delle storie, basta saperlo ascoltare.

 

E veniamo ai protagonisti del romanzo : Corinne e Roux cosa condividono ?

Roux e Corinne sono accomunati da una grande sensibilità, da giovane lei è abitata da forti passioni adolescenziali in modo irruento, poi nella maturità riesce ad ammansirle, ma presto riaffiorano i ricordi dentro di lei e si ritrova a doverli affrontare. Roux, ossessionato dai numeri, compie parallelamente una ricerca speculare e madre e figlio si incontrano a metà del loro percorso: lei riaffronta di nuovo l’adolescenza e lui cerca di uscirne fuori. Per farlo rivivono gli stessi luoghi, compiono passi molto simili.

Il passato che Corinne si ritrova a dover affrontare parla dell’amicizia viscerale con Blanche vissuta nell’adolescenza: quei rapporti così forti da generare emozioni contrastanti, amore e odio, gelosia e invidia, sentimenti speculari che a volte hanno conseguenze impreviste. Anche il Roux, seppure con modalità completamente diverse, vive in modo impetuoso le emozioni e le esperienze della sua età legate all’incontro con i suoi coetanei, ma a differenza della madre, spavalda quasi e apparentemente sicura di sé,  ha un atteggiamento più introspettivo.

 

E questo porta, nel caso di Corinne, al tema delle seconde possibilità, alla capacità di affrontare rimorse e colpe che ci logorano

Sì, ho impostato il libro sul motivo del perdono più che sul perdonarsi. Dice Jules, padre di Corinne, che perdonarsi è come darsi una medaglia… Un gesto molto difficile da fare su di sé. Tuttavia questo romanzo parla proprio di questo: del potersi concedere (e concedere agli altri) una seconda possibilità secondo un principio di giustizia letteraria, ovviamente, non divina. Ed è un po’ come succede agli oggetti recuperati dal mare cui viene sempre data, nella realtà come nella caverna di Arthur, una seconda vita, simile o diversa dalla prima, così come capita a noi nelle diverse opportunità che il destino ci offre.

 

Ho notato che i personaggi maschili sono meno dinamici di quelli femminili come se si lasciassero trascinare dagli eventi e fossero le donne il vero motore della storia

 

I personaggi femminili del libro, così come noi donne, sono più complessi e non sempre questo risulta essere una virtù perché provoca dolore e inquietudine, ma sicuramente rende più intraprendenti ed attivi. Forse in questa storia sono le donne a incarnare di più gli eroi romanzeschi, al contrario di  come avveniva nei romanzi classici d’avventura. E questo vale anche per i personaggi minori, come la nonna di Roux, una figura accudente che parla poco e che riesce a tenere la barra dritta con gesti giusti e molta delicatezza.

 

In che modo la sua attività di editor e di traduzione influenza la sua scrittura?

 

Imparo tantissimo dall’una e dall’altra: mi incrocio con parole e mondi nuovi anche tecnicamente molto diversi da quello che scrivo.  Prendiamo, ad esempio,  il mio lavoro con la letteratura di viaggio: un mondo a sé che però mi ha insegnato molto e piegato a nuove possibilità sia nella sintassi che nel lessico e ancora nell’immaginare nuove storie.

 

 

E, in fondo, anche questo romanzo, dietro le porte delle case a graticcio spazzate dal vento, è un viaggio  sul  coraggio di tornare di fronte all’oceano per affrontare la risacca del tempo.

 

Alessandra Pavan

 

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