“Corrado” è il libro per bambini ma anche adulti scritto da Paolo Di Censi, novità editoriale in uscita il 21 marzo per Another Coffee Stories.
Un omaggio al territorio abruzzese compiuto con la scelta dell’orso simbolo d’Abruzzo ed estesa alla città de L’Aquila capitale della cultura 2026, con l’orso Corrado amante della conoscenza, della cultura e dell’apprendimento per scoperta, in un viaggio nell’affascinante e ricco territorio abruzzese e con delle deviazioni verso luoghi di fantasia.
Corrado
Sinossi del libro
C’è chi sostiene che le storie le scrivano gli scrittori, che le poesie nascano dalla penna di poeti, ma nessuno si è mai preso la briga di pensare che in realtà nascono dai sogni, anche da quelli di un orso alto quasi due metri.
Intervista all’autore
Come nasce il libro e qual è stata l’ispirazione?
Corrado nasce al Salone del Libro di Torino del 2023, gironzolando tra i libri e le persone. Nasce dall’esigenza di doversi gettare in un’ esperienza più grande e diversa sia dal punto di vista narrativo che di impegno di scrittura. Corrado è una sfida per certi versi. Accettare e accettarsi. Così lo scorso anno la prima idea. Un disegno in treno col nome “Corrado” appuntato sopra e una frasetta che apriva un varco su un modo di scrivere e immaginare differente che è un po’ una naturale prosecuzione di quello che ho sempre fatto e scritto.
Raccontaci “Corrado”…
Identikit facile? Un orso alto due metri, con occhiali e cravatta, che ama i libri e che intraprende un viaggio in cui cerca, trova, riscopre… Un viaggio al limite tra immaginazione e realtà, visto che alcuni luoghi sono plasmati su paesaggi reali. La versione più articolata Corrado è un viaggio… un percorso. Una “favola anche per i grandi” in cui alle avventure si alternano riflessioni, in cui ci si riscopre e si reimpara a guardare il mondo e le cose con occhi differenti.
Corrado è un po’ un mezzo di trasporto su carta, che arriva dritto al cuore se lo si lascia entrare. Una strada fatta di libri, di stagioni che si mescolano su paesaggi tra l’Abruzzo e il regno dell’immaginazione… personaggi strampalati e leggende… e parecchio cuore…turchese come la sua copertina.
Come costruisci i tuoi personaggi?
Io sono convinto che i personaggi nascano da un’esigenza e che il più delle volte siano sfaccettature nascoste di chi scrive, di chi tiene la penna in mano. I miei nascono in parallelo con la storia, prendono vita e crescono di definizione nel momento in cui scrivo, a volte a ridosso di una frase, di una parola o di un suono.
La necessità di dire qualcosa e che quel qualcosa sia l’espressione di qualcuno mi fanno così ricamare intorno a visi, costumi, modi di dire… così da avere man mano che procedo con la scrittura una visione sempre più chiara di chi e come sono. Alla fine ti sembra quasi di averli conosciuti sul serio e con l’ultima pagina ti viene quasi il magone a salutarli.
Hai delle abitudini particolari durante la scrittura?
Scrivo quando ne sento il bisogno. Magari all’inizio sono appunti, annotazioni frettolose su un quaderno che ho ribattezzato il quaderno delle idee. Non riesco a farlo in completo silenzio. Ho sempre la necessità di avere un sottofondo che sia musica o il brusio attorno al tavolino di un bar. Il movimento mi aiuta spesso a trovare il giusto flusso.
Vicino non possono mancare una tisana e qualche biscotto o i miei adorati orsetti gommosi. Mi siedo, apro il PC e inizio… di fila. A volte mi capita di avere quell’idea o quella frase che devi per forza afferrare altrimenti se scappa ti mangi le mani…beh in quel caso salto un foglio e tengo tutto lì in attesa del momento giusto in cui usarla.
Che differenze ci sono nello scrivere libri per ragazzi o per adulti?
Basta solo cambiare lo specchio attraverso cui si guarda quando si prende la penna in mano. Scrivere per me è una specie di riflesso… dico sempre che scrivo le cose che vorrei leggere, che scrivo per me prima che per gli altri, forse perché sono il mio più critico e puntiglioso lettore. Quando scrivo per i più piccoli cerco di ricordare quello che ero, di scrivere un po’ per quell’io bambino che è nascosto ancora da qualche parte sotto qualche capello bianco.
Per gli adulti… beh l’intenzione resta la stessa, solo che bisogna scavare un po’ di più paradossalmente, perché molte cose da grandi le abbiamo scordate e serve un po’ più di olio di gomito per tirare fuori quello stupore a cui non siamo più abituati.
Che sensazione si prova dopo aver scritto un libro?
Leggerezza. Come se ti fossi tolto qualcosa di dosso ma in senso positivo. Tipo il cappotto il primo giorno di primavera, come se ti fossi quindi messo letteralmente più a nudo e si potessero finalmente vedere cose di te che prima nascondevi. È un po’ come quando fai un viaggio talmente bello che torni e non vedi l’ora di ripartire. Hai voglia di raccontare ma di scoprire ancora fin dove puoi spingerti e intanto hai costruito ricordi che per me è una cosa fondamentale.
Come trovi l’ispirazione adatta per scrivere?
Nasce per caso. Da una frase. Una parola. Un suono o un’immagine. Magari resta lì in angolino del mio cervello per un casino di tempo e poi un giorno quando meno te lo aspetti ci sono delle coincidenze che connettono alcune cose, alcuni pensieri, certe idee e da lì è un attimo a spiegare le vele.
Tra la tua trama e i tuoi personaggi, cos’è essenziale per te?
Essenziale è trovare un appiglio, un cordone quasi che leghi due mondi, che faccia dialogare quel che abbiamo lasciato nascosto dentro e quello che vediamo lí fuori e che è a due palmi dal naso. Scrivere, per me, è come prendere per mano qualcuno che si affida completamente alle tue parole e accompagnarlo in un viaggio in cui la destinazione non la si conoscerà fin quando non si arriverà alla parola fine.
È tutta una questione di fiducia… tutto qui. Trama e personaggi diventano gli anelli di questa immaginaria catena che ti tiene legato al libro fin quando non finisce l’ultima pagina e chiudendolo ti ritrovi con un legame che forse, se si è stati bravi, resterà per sempre.
L’autore Paolo di Censi
Paolo di Censi nasce 6 luglio 1983. Cresciuto tra Lazio e Abruzzo, si divide sin da subito tra raziocinio e fantasia alternando agli studi scientifici l’interesse per l’arte, la musica e la scrittura. È un animale mitologico, in parte quasi-ingegnere, grafico e illustratore.
Pubblica la collana “Gli Sbadigli” edita da Another Coffee Stories in piena pandemia, quando l’unico posto in cui si poteva uscire sicuri era il mondo che avevamo costruito dentro la nostra testa. Non riesce a star troppo fermo, a incasellarsi in un unico genere, e così saltella dall’albo illustrato alla narrativa, passando per il racconto e la rima.
Vive a bordo lago, dove probabilmente è più facile vedere i propri pensieri riflessi, ma è facile avvistarlo anche a scuola tra forbici e cartoncini colorati. Costruire ricordi resta il suo passatempo preferito.
“Ognuno è quello che è perché qualcun altro è stato quello che era.
La cosa migliore che possiamo fare è essere la versione migliore di noi stessi per far sì che
qualcun altro possa diventare la versione migliore di sé.
Il giorno in cui la nonna se ne andò,Corrado restò con Corrado e con un barattolo di briciole di biscotti.
Imparò ad annusarlo quando la malinconia bussava alla porta.Imparò ad aprire un libro ogni volta che si sentiva isolato e in preda ai suoi pensieri.
Imparò che a volte dipingere un muro di turchese è il miglior modo per sentirsi più vicino al cielo.Imparò che a essere quello che si è
si fa il più bel regalo,
a se stessi e agli altri,
che si possa immaginare.”