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“Coro a quattro voci”, il libro che indaga le differenze tra percezione e realtà

Oggi vi proponiamo il libro di Chiara Lopresti, un racconto introspettivo che cerca di indagare le riflessioni e i pensieri di quattro personaggi, i quali descrivono il medesimo episodio ma da prospettive dissimili e assolutamente personali, mossi dal loro modo di interpretare il reale.

Vi siete mai chiesti che relazione esiste tra percezione e realtà? Chiara Lopresti cerca di rispondere alla domanda attraverso il racconto dal titolo “Coro a quattro voci” (ACS) disponibile sia in italiano che in lingua francese.

“Lei entrò in silenzio e dopo pochissimo tutto quel vociare diventò un brusio indistinto. Si sentiva quasi inglobata in una bolla. Si disse che vedere anche gli altri così spaventati alla fine era quasi rinvigorente. Mal comune mezzo gaudio, pensò. Le emozioni positive sono diverse: quando si vivono con quella intensità e quello spettro di colori che solo chi le sta provando conosce, ci si sente soli. La paura invece, unisce. Più della felicità. E ancor più dell’amore.”

Coro a quattro voci

Il libro è un racconto introspettivo che, come ci racconta l’autrice, “cerca di indagare le riflessioni e i pensieri di quattro personaggi, i quali descrivono il medesimo episodio ma da prospettive dissimili e assolutamente personali, mossi dal loro modo di interpretare il reale.”

Questa attività ha permesso all’autrice di avvalorare quanto sia mutevole la realtà e quanto possa essere al contempo complicato poter affermare con assoluta convinzione e fermezza che un evento possa essersi svolto senza condizionamenti ma esattamente come la personale percezione di fatti ed eventi lo fa avvertire e vivere.

La percezione ci rende consapevoli che esistono altre realtà rispetto alla propria e che noi rappresentiamo soggettivamente.

Ciascuno di noi impara a conoscere il mondo filtrandolo con i propri sensi, le esperienze personali, ambientali e con le proprie credenze e valori culturali e morali. Elementi questi che formano e consolidano la nostra mappa mentale, costruita nel e col tempo per orientarci nel mondo.

Spesso questa mobile sicurezza porta a non avere la necessità di cercare un confronto face to face con coloro che si sono trovati contestualmente a vivere lo stesso evento, generando una risposta killer non aperta quindi a una modalità di ascolto, comprensione e dialogo attivo ed empatico.

Gli schemi mentali devono quindi essere flessibili, dinamici, aperti e soggetti a revisione affinché possano essere la chiave per vivere con gioia e avanzare nel processo di crescita ed equilibrio interiore.

L’intervista all’autrice

Siamo soliti leggere i nomi propri dati ai vari personaggi dei libri, nel caso di “Coro a quattro voci” invece ai quattro personaggi è stata assegnata solo un’iniziale, perché questa scelta?

L’idea era lasciare spazio all’immaginazione del lettore di potersi intromettere anche all’interno di questi pensieri, vedendo lui stesso il fatto, creandosi un’idea specifica sulla base delle quattro lettere diverse.

Chi sono rispettivamente C, F, W e G?

C, giovane studentessa di Lettere dall’animo sensibile e passionale, si trova a dovere riflettere sulla vera natura del sentimento che la lega al fidanzato, F, ritenuto da sempre l’amore della sua vita. I dubbi di C sorgono dopo aver incontrato W, il brillante ed egocentrico studente che le impartisce lezioni di metrica in vista del temutissimo esame di latino. W è però fidanzato con G.

Le quattro voci si susseguono abilmente per narrare la propria versione dei fatti, permettendo al lettore di osservare gli stessi eventi da diverse prospettive, a sottolineare quanto intricata e mutevole sia la rete dei rapporti che viviamo, quasi tanto quanto la realtà stessa.

Nel racconto presente in “Coro a quattro voci” scrivi che “La paura invece, unisce. Più della felicità. E ancor più dell’amore”, perché secondo te quell’emozione fa più da collante rispetto alle altre?

Perché è un’emozione che non pone nessuno in una posizione di potere: non c’è nessuno che abbia volontà di avere più paura dell’altro e quindi si crea questo sentimento di unione nella volontà invece di smettere di avere paura.

Nel tuo libro “Coro a quattro voci” leggiamo che C. è una giovane studentessa di lettere, come lo sei stata tu, quindi ti chiedo in C. troviamo Chiara?

È un racconto autobiografico in qualche modo? Sì, c’è tantissimo della me del passato. È raro che io scriva di cose che non ho vissuto direttamente. Addirittura il primo dialogo è stato riportato fedelmente!

Chiara Lopresti invece, chi è?

Sono nata a Milano ma le mie origini sono calabresi. Da due anni mi sono trasferita oltralpe. Avida di nuove esperienze ha partecipato alla formazione sul racconto offerta dalla Scuola Holden di Torino, dove ha concluso la prima bozza di quello che poi è diventato “Coro a Quattro Voci”.

di Maria Laura Chiaretti

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