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Conversazione con Patrizia Rinaldi, vincitrice del Premio Andersen 2016

Patrizia Rinaldi è autrice di libri di vario genere e ha conseguito premi prestigiosi. Fra le opere più recenti ricordiamo Il giardino di Lontan Town (Edizioni Lapis 2015), Ma già prima di giugno (Edizioni e/o, collana Dal Mondo, 2015), la graphic novel Adesso scappa, con illustrazioni di Marta Baroni (Sinnos Editore 2014).

 

Patrizia, partirei dalle tue opere noir, dal posto che occupano nella tua vasta produzione di narratrice.

Ho pubblicato una trilogia noir con la casa editrice e/o, la protagonista è Blanca, un’investigatrice ipovedente che contraddice la logica del supereroe. Infatti Blanca ha qualcosa in meno: parte della vista. Il superamento del limite, cercare di trasformare l’impedimento in risorsa, è un tema che mi è particolarmente caro.

Per ragazzi ho scritto un solo romanzo che porta anche una traccia gialla, Mare giallo (Sinnos 2012).

L’attenzione per la tensione narrativa mi ricorda il rispetto per i lettori, il desiderio di raccontare storie che abbiano anche cura di intreccio.

 

Hai vinto il Premio Andersen 2016 come miglior scrittrice. Una bella soddisfazione, te l’aspettavi o è stata una sorpresa?

Il Premio Andersen mi ha dato soddisfazione e gioia indimenticabili. Non me l’aspettavo e non ringrazierò mai abbastanza la giuria che ha voluto accordarmi questo onore. Credo che resterà la sorpresa più bella concessa dalla scrittura.

 

Sei un’autrice molto apprezzata, Ma già prima di giugno ha vinto il Premio Alghero Donna di Letteratura e Giornalismo del 2015. Una storia di memoria, le vite complesse di Maria Antonia e di Ena, sua figlia, che ne ricorda il percorso, con la scandalosa  voglia di vivere che la caratterizzava e che contraddistingue anche Ena. Ti sei ispirata, anche solo in parte, a persone reali?

Questo romanzo ha un unico dato autobiografico: mia madre ha perso il suo primo marito nelle foibe ed è stata profuga di guerra; è scappata dall’ex Jugoslavia in circostanze simili a quelle purtroppo dei molti che fuggono da territori devastati dalla violenza bellica. Il romanzo è dedicato a lei.

 

Ti trovi a tuo agio in generi molto diversi, scrivi anche romanzi seriali. Questa capacità di dominare materiali narrativi così diversi fra loro ti appartiene da sempre o è frutto di una maturazione progressiva?

Mi interessano i linguaggi: cambiare contesti narrativi aiuta a cercare un dire differente. Pubblico con continuità relativamente da pochi anni, dal 2007, ma ho sempre scelto la varietà. La sfida è mantenere lo stesso stile, somigliarsi, mentre si cambiano interlocutori e generi.   

 

Cosa legge un’autrice versatile e feconda come te? C’è un libro o un autore che ti ha segnato in modo particolare?

Da ragazza preferivo i libri d’avventura, Salgari e Stevenson. Poi mi sono legata profondamente ad Anna Maria Ortese e a Silvina Ocampo. Ora leggo di tutto, la varietà cercata nella scrittura è la stessa che mi attrae nella lettura.

 

A cosa stai lavorando adesso? Non ti chiedo grandi anticipazioni, solo un accenno al genere, se ti va.

Dopo Ma già prima di giugno, sto scrivendo un altro romanzo degenere. Chiamo così i miei romanzi che non appartengono ad alcun genere precodificato. Mi diverte prendere in giro me e le classificazioni troppo precise, la necessità di caselle letterarie che trovo anacronistiche. Dopo King e Simenon, dopo Dick, Ballard, McCarthy, dopo Carlotto – per citare solo alcuni scrittori fondanti – mi sembra che le barriere letterarie possano finalmente dirsi crollate.

Grazie, Patrizia, per il tuo tempo e le tue risposte.

Grazie a te.

 

foto della scrittrice Francesca Bonafini.

 

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