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Conversazione con Valentina Coco sul fantasy “Wayla Dake. Il cerchio verde” e sui suoi protagonisti “profondamente umani e imperfetti”

Valentina Coco, giovane autrice catanese, insegnante, ha pubblicato recentemente con la casa editrice Algra un fantasy intitolato Wayla Dake. Il cerchio verde.

 

Valentina, agli autori che intervisto per la prima volta chiedo sempre di raccontare qualcosa del percorso che li ha portati alla scrittura e alla pubblicazione. Scrivere può anche restare un piacere privato, ma quando ci si tuffa nel mondo editoriale qualcosa cambia, sei d’accordo? Vuoi raccontare ai lettori di Libreriamo la tua esperienza, dai primi tentativi di scrittura alla ricerca dell’editore e infine alla pubblicazione?

Carissima, intanto ti ringrazio per il tempo che hai voluto dedicarmi e mi complimento per l’ottimo lavoro da te svolto. Detto questo… L’amore per la letteratura è nato quando ero ancora una bambina. La mia meta preferita erano le librerie, ero affascinata dall’odore della carta e leggere è stato sempre per me più di un passatempo. I personaggi dei libri che amo, oggi come allora, sono sempre divenuti degli amici, anche se immaginari. Ho iniziato a scrivere presto, le prime novelle risalgono al periodo delle scuole elementari. Scrivere per me è sempre stato un bisogno, una necessità. Ho avuto la fortuna di incontrare, due anni fa, quelli che sarebbero divenuti i miei editori, Alfio Grasso e Alessandra Motta (direttrice della collana “Il vortice”). In particolare vorrei spendere due parole per Alessandra: sono infatti stata davvero felice nel constatare che non solo ha letto il mio lavoro con attenzione, ma ha mostrato un reale coinvolgimento per la storia e per i personaggi. Ritengo che credere in un progetto e nel proprio lavoro sia la cosa più bella che possa accadere, insieme a quella di essere apprezzati come autori.

 

Le passioni non si possono spiegare. Quindi eviterò di chiederti “come mai scrivi fantasy?”. Però due cose voglio domandartele: se pensi di scrivere, prima o poi, anche opere di narrativa non fantasy; se, come lettrice, ami anche altro.

È vero, le passioni non si possono spiegare… Ma posso dirti da dove nasce il mio interesse per il fantasy. Mi piacciono moltissimo i giochi di ruolo e, da più di 10 anni, gioco a “Dungeon and Dragons”. Apprezzo molto anche i videogiochi (ma sono molto selettiva: devono infatti avere dietro una buona storia) e per anni ho collezionato fumetti. Come lettrice amo tuttavia molti generi, non leggo solo fantasy, anzi! Essendo docente di lettere la mia formazione è “classica”. Adoro i grandi capolavori della letteratura italiana (cito solo il “primo amore”, Dante Alighieri, le cui rime sono state argomento della mia tesi di laurea in Lettere Moderne), mi piacciono i romanzi storici e ultimamente ho “scoperto” il maestro Andrea Camilleri e il suo intenso commissario Montalbano. Attualmente prediligo scrivere delle storie “fantastiche”, anche se devo riconoscere che all’interno delle pagine di Wayla Dake il mistero e l’elemento fantastico sono quasi un contorno in una storia prettamente umana e realistica, i cui personaggi sono profondamente umani e imperfetti.

 

Una caratteristica dei tuoi personaggi che mi ha favorevolmente colpita è il chiaroscuro, senza una netta e improbabile separazione tra buoni e cattivi. Vuoi presentare brevemente i protagonisti del romanzo, Wayla Dake, Gunnear, Abair Blaine, senza svelare troppo la trama?

Sono contenta che questa caratteristica sia emersa, perché era proprio ciò che volevo comunicare al lettore. Non esiste una definizione del bene e del male in questa storia, ogni personaggio agisce per le proprie motivazioni, ma non si troverà un cattivo che sia totalmente tale o un buono “senza macchia e senza paura”. Ho preferito dare un taglio di questo genere perché anche nella vita non c’è definizione netta tra bene e male, non c’è nessuno totalmente buono o totalmente cattivo. Nel corso della storia comunque ci sarà una evoluzione nei personaggi. Ma adesso passiamo a conoscerli meglio… Iniziamo le presentazioni dalla protagonista femminile, ovvero Wayla Dake. Spicca subito un particolare, i suoi capelli. Neri, ma agli angoli della testa ha due ciuffi bianchi. Per questa caratteristica è conosciuta con il soprannome di Ali bianche. Una donna… non come tutte le altre. Bisognerà dimenticare infatti le eroine classiche da salvare, le donne romantiche la cui unica aspirazione sono nozze e famiglia. Wayla è una donna fuori da qualunque cliché: ladra dal passato molto discutibile, nella sua città, Mashra, gestisce traffici illeciti e ha le mani in pasta un po’ ovunque. Conosciuta, temuta e ammirata, è una donna che all’apparenza sembra fredda e calcolatrice. Ama il vino, il denaro, tutto ciò che è bello e che luccica, se potesse trovare il modo ruberebbe anche le stelle dal cielo. Non appartiene a nessuno. Ha molti amanti, ma non chiede promesse né tantomeno è disposta a farne agli altri. C’è un oggetto dal quale non si separa mai, ovvero una balestra, legata in modo indissolubile al suo passato, che emergerà solo in parte in questo romanzo. Passiamo al pugile Gunnear. Probabilmente è il personaggio più “puro” della storia. Si nasconde dietro un modo di fare spregiudicato e da duro, ma in fin dei conti invece è un uomo di solidi valori che spesso stonano all’interno della società senza scrupoli nella quale vive. Non è di sicuro uno stratega o un pensatore, crede che con il coraggio e, soprattutto, con i pugni, si possa risolvere qualsiasi discussione o problema. Odia sentirsi chiamare vigliacco, è l’unica parola che lo manda ai matti. è follemente innamorato di Wayla e se fosse per lui il loro legame non si limiterebbe al lavoro (il pugile combatte per Wayla in incontri clandestini). Tuttavia Ali bianche ha un limite, che è un po’ la sua maledizione: si annoia facilmente, dunque non considera il pugile come meriterebbe. Infine, forse il personaggio più enigmatico è quello dell’assassino Abair Blane. Abair è letale e pericoloso, un uomo, cito, da temere anche da morto. Il suo passato è oscuro e avvolto nel mistero. Un uomo che vive nel presente, preoccupandosi solo della propria sopravvivenza e del proprio tornaconto personale. Wayla viene attirata subito da lui (ecco il motivo per il quale diventa l’antagonista di Gunnear): principalmente perché l’uomo sembra immune al suo fascino, poi perché riesce a tenerle testa non solo nel corpo a corpo ma, soprattutto, a livello intellettivo. Infine, si sa, spesso noi donne siamo attratte dai poco di buono! è l’esatto contrario di Gunnear, sia fisicamente che nel modo di fare, infatti il primo è irruente e agisce di pancia, il secondo agisce in modo silenzioso… e raramente fallisce.

 

 

Qual è l’ultimo libro dal quale non sei riuscita a staccarti finché non sei arrivata all’ultima pagina?

Mi fa piacere che tu mi abbia rivolto questa domanda. Non ho alcun dubbio. Si tratta di una trilogia del maestro David Gemmell, raffinatissimo scrittore britannico recentemente scomparso, maestro indiscusso del genere fantasy e grande modello per me. L’opera è una rivisitazione della guerra di Troia, avvincente e appassionante, composta da tre volumi: Il signore di Troia, L’ombra di Troia e La caduta dei re. Ho pianto, ho riso, ho amato e odiato, leggendo, anzi, consumando, questi libri e infine ho esclamato: “è di questo che voglio vivere”. Insomma, per chi non l’avesse capito: ne consiglio assolutamente la lettura!

 

A cosa stai lavorando adesso?

Al momento ho molte idee in testa. Principalmente sto lavorando al seguito de Il cerchio verde, poiché molte domande sono rimaste in sospeso. I personaggi, pirandellianamente, “parlano” nella mia mente ed il mio compito è quello di raccontare le loro storie.

 

Grazie, Valentina, per il tuo tempo e le tue risposte.

Grazie a te, Rosalia, e buon lavoro! Un saluto a tutti i lettori di Libreriamo!

 

Rosalia Messina

12 settembre 2015

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