Casadio e Giuliani, psicoterapeuti, nel libro Madri (Castelvecchi) affrontano in modo nuovo un tema dibattuto come pochi, coniugando lโapproccio narrativo con quello saggistico.
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Dopo aver letto con entusiasmo crescente il vostro libro vi chiedo di rispondere entrambi alle mie domande. Credo che possa risultare interessante per chi legge ascoltare in contemporanea i vostri punti di vista. E la prima cosa che voglio domandarvi รจ, provocatoriamente: perchรฉ รจ necessario parlare delle madri (che รจ un modo di chiedere, in fondo: perchรฉ avete scritto questo libro)?
L.C.: Intanto ho pensato di scriverlo perchรฉ sto aspettando un bambino, รจ il mio primo e sono molto emozionato. Credo che piรน che parlare di madri in generale sia necessario rileggere le teorie che riguardano la maternitร e la cura dei bambini. Abbiamo riportato diverse storie di madri proprio con questo obiettivo, per ritornare alle โmadri realiโ, allโesperienza di coppie e di donne del mondo di oggi.
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M.G.: Diciamo innanzitutto che tutto nasce da unโidea di Luca, che me lโha proposta forse un paio di anni fa. Lโho trovata ottima per diversi motivi.
Per esempio, in quel momento si parlava molto dei padri, sui quali da tempo si accatastava una letteratura psicologica piuttosto cospicua. E lo si comprende, perchรฉ la figura e il ruolo del padre hanno fatto i conti con parecchi dei cambiamenti che abbiamo vissuto.
Cosรฌ non solo ci sembrava il momento buono per guardare anche alle madri, ma anche per dire la nostra su alcune questioni, direi, di metodo che quellโabbondanza di libri e conferenze sui padri sollevava. E cioรจ, per esempio: mettere sotto il microscopio il padre o la madre in quanto tali porta il discorso su un piano astratto e, come dire?, acontestuale. Allora noi abbiamo scelto un registro narrativo: abbiamo raccontato storie in cui cโรจ una madre perchรฉ cโรจ un figlio (sembra banale, eh?), e perchรฉ cโรจ un padre, e perchรฉ ci sono altre figure che condividono la cura del figlio, e anche perchรฉ ci sono unโaltra madre e un altro padre che hanno generato quella madre. Storie in cui quella storia singola ha senso perchรฉ sta in quella rete di relazioni. E ricorriamo con una certa frequenza alla parola โtriadeโ โ come dire: una madre non esiste da sola โ e allโespressione โfunzione maternaโ, che si riferisce a qualcosa che non รจ necessariamente esclusiva di un individuo. Una madre sta dentro un contesto, sta dentro delle relazioni: per non dire anche dentro a una cultura che condiziona in qualche misura le aspettative che abbiamo su di lei. Ecco, forse abbiamo pensato che parlare di storie singole aiuta a non cadere nella trappola del moralismo, nella prescrittivitร . Non โecco come dovrebbe essere una madreโ, ma โecco in quanti modi le madri che incontriamo hanno declinato il proprio modo di svolgere quella funzioneโ. E infatti non abbiamo scritto un libro su โla madreโ, ma sulle madri. Non poteva essere diversamente, e per questo il titolo รจ al plurale.
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Nel vostro libro avete raccolto le testimonianze di alcune persone sui temi della maternitร , dellโessere genitori. Storie diversissime fra loro, in qualche modo emblematiche, ciascuna a suo modo. Come avete selezionato โ fra tantissime, immagino, con le quali entrate in contatto per ragioni professionali โ le storie che formano la parte per cosรฌ dire narrativa di Madri?
L.C.: Abbiamo cercato di dare proprio il senso della molteplicitร , per mostrare tutti i i diversi – potenzialmente infiniti – modi di essere madre. Oggi cโรจ la necessitร di โallargareโ il modo di concepire la maternitร , di rendere tutte le sfumature di questo particolare compito o missione. E credo che ci siamo riusciti.
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M.G.: Direi semplicemente perchรฉ erano delle belle storie. Se sono emblematiche, come tu dici โ e io credo proprio che lo siano โ รจ perchรฉ sono tante storie e, tutte insieme, restituiscono un ritratto polifonico, complesso e anche contraddittorio. Poi cโรจ lโidea splendida che Luca ha avuto: โraccontiamo due madri celebri!โ. Io ho raccontato la storia di Bruce Springsteen e della sua famiglia, e del ruolo che ha avuto la madre nella sua storia di resilienza. Lโho scelta perchรฉ ho un forte interesse per il personaggio ma anche perchรฉ mi sembrava una storia formidabile: se uno psicologo avesse visto Bruce da bambino, con la sua storia familiare, lโavrebbe dato per spacciato. E invece possono accadere delle cose che amplificano le risorse e le possibilitร di salvezza, e la madre di Bruce โ immigrata di seconda generazione, che rappresenta anche la connessione del figlio con lโItalia โ ha avuto a mio avviso una parte importante in quella salvezza.
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ร un luogo comune dei piรน abusati quello sulla difficoltร di essere genitori. Forse โ azzardo da profana โ piรน esattamente si dovrebbe dire che รจ difficile essere educatori. Ma i concetti di educazione e di educatori che significato assumono in un approccio scientifico?
L.C.: Lโaspetto piรน interessante, almeno dal mio punto di vista, รจ che per essere genitori, ancor piรน che educatori, si devono sapere usare alcuni โstrumentiโ. Strumenti che non sono astratti, che si possono insegnare fino ad un certo punto proprio perchรฉ sono concreti, basati sullโazione. Questi strumenti sono: il patrimonio emotivo, gli atteggiamenti dei genitori, il loro modo di instaurare relazioni, dโintessere uno scambio (soprattutto affettivo), un dialogo con gli altri. Per diventare genitori cosรฌ si devono usare le proprie esperienze e le proprie caratteristiche come dei modi relazionali di rispondere ai bisogni e alle necessitร di un bambino.
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M.G.: Checchรฉ se ne dica, la scienza delle relazioni umane, la scienza che cerca di rendere conto delle vite e delle esperienze delle persone, la stessa scienza che sostiene la psicoterapia e la relazione educativa, รจ una scienza imperfetta e inesatta. ร affidabile, ma lo รจ solo nella misura in cui cโรจ qualcuno che si assume una responsabilitร . Qualcuno che conosca quella scienza e sappia usarla ma anche metterla fra parentesi, per dire non โho fatto questa scelta perchรฉ me lo prescrive la scienzaโ, ma: โho fatto questa scelta perchรฉ in quella relazione โ umana, educativa, terapeutica โ unica e diversa da tutte le altre, ci sono io e mi assumo una responsabilitร โ. ร una questione un poโ paradossale, insommaโฆ
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Cattive madri, madri coccodrillo, madri frigorifero: nella parte iniziale del libro cโรจ unโinteressante carrellata su tutte le teorie grazie alle quali essere madre ha assunto i contorni di un compito terrificante e ingestibile. Lโerrore รจ sempre in agguato, ogni disagio dei figli dipende dalla madre e dal suo modo di relazionarsi con loro. Possiamo dare un incoraggiamento a tutte le donne atterrite dal fardello del dover essere perfette, di non poter sbagliare? Come fare per essere responsabili senza sentirsi oppresse e, a propria volta, diventare opprimenti?
L.C.: Credo che le madri debbano cercare meno delle teorie astratte su come essere genitore, ma usare il tempo, per esempio lโattesa di un bambino, per riflettere sulla propria esperienza, sulla propria vita. Prima, nella famiglia di origine, poi, la formazione della coppia e, in ultimo, anche la relazione con il bambino. Ogni modalitร pedagogica deve essere โincarnataโ, anche se, purtroppo, i libri sulla maternitร , i corsi di preparazione al parto (che ho fatto per anni come psicologo della USL) non fanno altro che proporre dei modi astratti e normativi di come si dovrebbe essere madre. Ogni madre deve trovare il suo modo, puรฒ trovare delle risorse proprio nella sua vita, nel suo modo di creare con gli altri dei legami. ร proprio questo legame lโingrediente piรน importante nello sviluppo del bambino, quello che fa crescere un bambino e che lo rende, col tempo, un individuo, una persona.
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M.G.: Nel libro passiamo in rassegna quelle teorie anche per prendere dichiaratamente la distanza da alcune. La storia della psicologia รจ punteggiata da teorie che hanno accusato le madri e hanno gettato sulle loro spalle le colpe dei destini dei figli. Prima di domandarci cosa possano fare le madri per sentirsi meno oppresse e opprimenti ci siamo domandati cosa possa fare la psicologia per opprimerle meno. E quello che puรฒ fare รจ, per esempio, provare a ragionare sulle proprie teorie lasciandosi accompagnare dalla realtร , oltre a leggere la realtร in base alle teorie.
Come liberarsi dal fardello di dover essere โperfetteโ? โPerfettoโ vuol dire โcompiutoโ, โche basta a se stessoโ. Ecco, quello che direi a una madre, come lo direi a chiunque, รจ che essere perfetti รจ unโillusione. Che combina meno pasticci una persona imperfetta che una persona che vuol fare da sรฉ, che non chiede mai aiuto a chi ha vicino.
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Una domanda che va incontro a una curiositร dei lettori: comโรจ stata lโesperienza della scrittura a quattro mani? Era la prima volta per voi, con altri o proprio voi due insieme?
L.C.: Io avevo giร scritto un libro con una collega, ma, soprattutto, con Massimo avevamo giร scritto un libro insieme, a sei mani, con un altro psicologo ancora. Diciamo che io ho avuto lโidea di questo libro, lโho pensato e progettato e ho scelto Massimo per completarlo insieme. Per un anno ho cercato di coinvolgerlo, confrontandoci su tutti i temi possibili quando ci riuscivamo. Poi, il progetto ha avuto unโaccelerazione, lโeditore si รจ detto disponibile a pubblicarlo e le ultime settimane le abbiamo passate a scrivere moltissimo e a scambiarci testi, mail e telefonate su Skype. ร stato anche molto divertente lavorare insieme, ognuno ha aggiunto degli elementi fondamentali e spero che il lettore possa avvertire questa complessitร , lo sguardo composito che anima il testo.
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M.G.: Io leggevo Luca ancora prima di conoscerlo. Poi ci conoscemmo a un festival letterario. Credo che abbiamo un poโ seguito ciascuno lโattivitร di scrittura dellโaltro. Insieme presentammo un mio libro a Roma, e poi abbiamo presentato alcuni dei suoi, fra terapia e narrativa. Cosรฌ sono stato felicissimo quando รจ capitata la possibilitร di scrivere insieme. La prima volta รจ stata con un libro che abbiamo scritto con un altro collega, Pietro Barbetta, Margini. Rispetto a questo, era un libro destinato soprattutto a professionisti della psicoterapia.
Scrivere insieme, stavolta, direi che รจ stato semplice e complesso. Credo di poter dire che abbiamo condiviso delle idee piรน chiare possibile sul progetto, poi abbiamo lavorato in stretta collaborazione per la parte piรน โpsicologicaโ, infine abbiamo lavorato con una certa autonomia per la parte narrativa. Questo ha fatto sรฌ che Madri sia un mosaico di stili e climi. Mi piace come รจ venuto perchรฉ รจ ricco, cโรจ molto โmovimentoโ, diciamoโฆ
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Grazie per il vostro tempo e le vostre risposte.
Rosalia Messina