Emanuela E. Abbadessa, catanese che vive altrove, ha pubblicato con Rizzoli i romanzi Capo Scirocco nel 2013 e, quest’anno, Fiammetta.
(Credit foto Silvia Buccino)
Emanuela, la Catania ottocentesca e la musica sono presenti in entrambi i tuoi romanzi. Nel più recente, Fiammetta, un microcosmo di nobili e ricchi borghesi oziosi è scosso da una ventata di modernità quando il poeta Mario Valastro introduce nei salotti la giovane sposa fiorentina, Fiammetta Renzi. Sono molto interessanti le dinamiche familiari, le ostilità delle altre donne di casa Valastro (madre, zia, domestica) e il rapporto fra i due coniugi, convolati a nozze senza praticamente conoscersi e sulla base di equivoci colossali in cui ciascuno è caduto sulla reale personalità e sulle aspirazioni dell’altro. È stato impegnativo dosare tutti gli ingredienti della storia?
A me risulta molto naturale. Ovvero: quando immagino una storia ne ho già chiare tutte le dinamiche e sono pochissimi gli spazi di libertà dei miei protagonisti. Quindi comincio a scrivere e non mi pongo altri problemi se non quello di far procedere la storia. Soprattutto l’indagine fondamentale che muove i miei passi riguarda gli equilibri di potere (in famiglia, in seno alla coppia, nella società) e dunque, a partire da questo, faccio scaturire le azioni. In fondo Fiammetta è integralmente basato su una catena di dominazioni e sottomissioni che deflagrano solo nel momento in cui la voglia di libertà della protagonista si scontra con la cattiveria della famiglia del marito, la cecità di Mario e la freddezza di Antonio Maria, l’amante.
Fiammetta è una donna non comune. Insegnante appassionata, poetessa ispirata (e anche con maggior successo del tronfio marito), interessata attivamente alle situazioni di disagio sociale. Ma quando si innamora diventa fragile. Alla fine del romanzo, parli di un percorso di osservazione dei rapporti di forza all’interno della coppia, ma possiamo dire che anche nei rapporti fra la madre e la zia di Mario Valastro, fra le due donne e Mario, fra i domestici e i padroni di casa, perfino fra le donne della Sorellanza fondata da Fiammetta i rapporti sono sempre basati sulla distribuzione del potere?
È esattamente così. Sono convinta che tutti i rapporti siano basati su un equilibrio di potere manifesto o celato e quello che mi interessa per il momento è capire cosa avviene quando si inverte la polarità in un rapporto di dominazione. In questo romanzo sono tutti schiavi di qualcuno o di qualcosa (e il qualcosa poi prende corpo in una persona, naturalmente): Mario della madre; Fiammetta della passione; Antonio Maria del suo stesso personaggio; Iana dell’ambizione; Tina della bruttezza; Stefano di Fiammetta e così via. Credo si salvi il solo personaggio realmente positivo di tutto il romanzo, Calogero Spartà, il valletto.
La condizione femminile è molto cambiata dai tempi di Fiammetta, in cui le donne non avevano ancora il diritto di voto, i ruoli familiari erano rigidi e l’indipendenza economica un privilegio per pochissime. Ma secondo te – anche a guardare soltanto all’Occidente – tale condizione è cambiata davvero e in ugual misura in tutti gli strati sociali? E che ne è stato della sorellanza, in questo momento confuso in cui la parola ideali fa sorridere di compatimento i più?
Le cose per fortuna sono molto cambiate e largamente ma non dappertutto e non sempre. Credo però che il vero passo avanti nell’indipendenza femminile avverrà nel momento in cui la donna si libererà anche di quello che in una sola parola posso definire “vittimismo”. Mi spiego: di fronte a delitti efferati perpetrati sulle donne, sento e leggo spesso che si pone l’accento sulle vittime incolpevoli. Ebbene: le donne e tutti gli altri esseri umani, non si violano e non si uccidono in alcun caso! Per indignarmi non ho bisogno di sentirmi dire che un marito immotivatamente geloso ha ucciso barbaramente la moglie: una donna non va uccisa in nessun caso, nemmeno se ha tradito. Vorrei rivedere il motto che ci associa a Desdemona, vittima della folle ed errata gelosia di Otello. Io non voglio essere condannata non solo se somiglio a lei ma anche se sono Carmen e decido di tradire il mio compagno e abbandonarlo.
Ho letto che il personaggio di Fiammetta è liberamente ispirato a una donna reale, Giselda Fojanesi. Vuoi parlare di questa interessante figura di donna?
Mi imbattei in Giselda negli anni in cui lavoravo alla catalogazione del fondo musicale del Museo Belliniano di Catania. Mi incuriosì il nome prima di tutto e poi una fotografia di lei accanto al marito. Su di lei all’epoca reperii poche informazioni biografiche ma la cosa che mi interessava di più – più della storia stessa, intendo – era la possibilità di manipolare il personaggio per poter raccontare un’altra vicenda di emigrazione al contrario, dal nord al sud d’Italia. La vera storia della Fojanesi, maestra aretina che giunse in Sicilia grazie a Giovanni Verga e a Catana insegnò e poi sposò Mario Rapisardi, andò in maniera molto diversa rispetto a quella di Fiammetta. Ma io credo che la storia debba restare appannaggio degli storici. La narrativa ha altri compiti.
La domanda di rito sulle letture. Cosa ami leggere? Hai un libro o un autore di culto? C’è un libro recente che ti ha appassionato?
Leggo davvero di tutto (anche per esigenze di lavoro) e amo molto il romanzo francese e russo; mi divertono terribilmente i feuilleton e considero Moby Dick un viatico. I miei autori di culto sono una storica triade: William S. Maugham, Muriel Spark e Evelyn Waugh. Recentemente ho letto molti buoni libri: Mario Baudino, Lo sguardo della farfalla; Crocifisso Dentello, Finché dura la colpa; Stefano Crupi, A ogni santo la sua candela; Giuseppe Catozzella, Il grande futuro; Paola Cereda, Le tre notti dell’abbondanza. Ma attendo con ansia il nuovo romanzo di Sara Rattaro, Splendi più che puoi.
Grazie, Emanuela, per il tuo tempo e le tue risposte.