“ConTatto”, il libro di Paolo Boccia sul comunicare con le mani

20 Giugno 2025

Ci sono mille e più ragioni che portano alla nascita di un libro ma qualsiasi essa sia ogni testo nasconde dentro di se un solo desiderio: comunicare. Ma, si sa, c’è più di un modo per farlo. C’è ovviamente la scrittura, come esiste la voce ma ci sono modi, anzi,

ConTatto libro

Ci sono mille e più ragioni che portano alla nascita di un libro ma qualsiasi essa sia ogni testo nasconde dentro di se un solo desiderio: comunicare. Ma, si sa, c’è più di un modo per farlo. C’è ovviamente la scrittura, come esiste la voce ma ci sono modi, anzi, strumenti di comunicazione troppo spesso dimenticati.

Si può infatti “parlare con il cuore” oppure provate a pensare a quante volte avete usato o ascoltato l’espressione “ha gli occhi che parlano…”.

Ci sono quindi sistemi diversi di comunicazione, a volte utilizzati per scelta, in altri casi per obbligo. È il caso di Paolo Boccia che con il suo secondo libro “ConTatto” ci porta nel suo mondo basato appunto sull’unione della pelle. Una sensazione, da cui troppo spesso scappiamo, che per Boccia non è solo un senso, ma molto di più per lui, non vedente, le cui mani diventano uno degli strumenti con cui conoscere il mondo, guarire ma anche comunicare.

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Sarebbe quindi riduttivo parlare di questo libro con la abituale retorica della persona che semplicemente prova ad andare oltre i propri limiti (cosa comunque già di per se davvero rimarcabile) perché Boccia con questo testo vuole di fatto aiutarci a superare le “nostre” barriere, il nostro accontentarci di quello che siamo, senza mai pensare di andare oltre anche alle nostre capacità. Ci insegna che magari chiudendo gli occhi potremmo capire molto più di noi, e magari metterci in contatto con gli altri in maniera più sincera e reale, senza stereotipi e senza vergogna.

Non è quindi solo il racconto di una persona e di un professionista il cui dialogo continuo con i pazienti avviene solo attraverso le mani, ma un messaggio ed un invito ad esplorare meglio noi stessi.

Lei ha scritto un libro che parla della forza del contatto fisico. Qual è tra i due il linguaggio che ritiene più potente ed efficace: quello linguistico-letterario o quello tattile-fisico?

“Essendo un fisioterapista sicuramente il contatto fisico con la componente tattile è sicuramente quello più efficace. Come è risaputo, per un non vedente il tatto rappresenta un senso fondamentale che si sostituisce, in alcuni casi, alla vista. E’ chiaro che anche la parte linguistica-letteraria è per me importante e mi ha permesso, in questa seconda esperienza da scrittore, di riportare su carta la mia esperienza e le mie emozioni”.

Mi darebbe la sua definizione di “limite”?

“Per me il concetto di “limite” è senza dubbio qualcosa a cui ambire per poi superarlo. La mia storia è significativa ci cosa voglia dire limite e di come, i limiti, possono essere superati se è più forte la volontà”.

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