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Come si diventa scrittori di successo, i consigli e l’esperienza di Paullina Simons

In questa intervista, la scrittrice internazionale parla dei suoi esordi e ci indica alcuni utili consigli rivolti agli scrittori esordienti o ad aspiranti tali

MILANO – “Ciò che amavo maggiormente della scrittura era la sua capacità di emozionare profondamente”. Spiega così la sua passione per la scrittura l’autrice Paullina Simons, scrittrice di fama internazionale in libreria con “La casa delle foglie rosse”. In questa intervista, Paullina ci racconta i suoi esordi, in che modo vive la stesura di un’opera letteraria, e infine concede alcuni utili consigli rivolti agli scrittori esordienti o ad aspiranti tali.

 

Come nasce la trama di questo tuo libro? Per la storia e la definizione dei personaggi ti sei ispirata ad altri libri o alla realtà?

Sono una scrittrice, ma soprattutto un’avida lettrice; ogni cosa è frutto di ispirazione, dalle mie letture ai fatti di cronaca, senza tralasciare le vicende personali. Penso che sia impossibile scrivere un romanzo senza far trasparire qualcosa di sé . Per quanto riguarda i personaggi, è buffo: a volte prendono vita e compiono scelte che vanno oltre quello che avevo previsto.

Scrivo, riscrivo… e solo alla fine, rileggendo tutto, mi rendo conto di quale piega ha preso la storia e di come sono diventati i protagonisti delle mie storie.

 

Paullina, come hai iniziato a scrivere?

Quando ho iniziato a pensare di voler diventare una scrittrice ero solo una ragazzina che viveva in Russia, e da quel momento ogni altro lavoro è stato solo una distrazione. Crescendo non ero più così sicura di riuscire a diventare una scrittrice perché non stavo scrivendo nulla, ma era comunque il mio sogno. Ciò che amavo maggiormente della scrittura era la sua capacità di emozionare profondamente. Io stessa mi emoziono per ciò che scrivo, perché si tratta davvero del mio cuore che viene trasferito sulla pagina, e credo sia per questo che riesce a toccare i cuori di chi legge, il motivo per cui le mie parole riescono davvero ad emozionare i miei lettori.

 

Come imposti il tuo lavoro, scrivendo?

Quello che non faccio quando scrivo è proprio dare al mio lavoro una struttura rigida. Molti autori lo fanno, ma per me quando inizi a farlo perdi la magia dello scrivere. Voglio vivere la mia storia nello stesso modo in cui vivo la mia vita – scrivo fino a quando non riesco più a “vedere” la scena, e allora faccio una pausa. In “Il cavaliere d’inverno” i personaggi sono diventati sempre più reali e “vivi”, e il lettore vede le loro vite nello stesso modo in cui vede la propria.

 

Com’è stato crescere in Russia?

Non credo di poterlo paragonare a qualcos’altro. Vivevo in città e trascorrevo l’estate in campagna, in un villaggio. Mangiavamo carne solo una volta a settimana, e credevo fosse normale. Mi piacerebbe molto portare mio marito e i miei figli laggiù e mostrargli com’è il posto in cui sono cresciuta.

 

Che consigli ti senti di dare a scrittori e aspiranti tali?

Ai giovani che davvero volessero scrivere, consiglio di leggere davvero tutto ciò che gli passi per le mani: leggete buoni libri, buona letteratura e tutto ciò che possa ispirarvi. Non preoccupatevi di frequentare corsi di scrittura. Semplicemente, scrivete più che potete – in un diario, su fogli sparsi, anche racconti se potete. Scrivete qualcosa, e non preoccupatevi di ciò che avete o non avere sperimentato. Rendete una penna e un foglio di carta, e datevi da fare. State anche attenti a ciò che desiderate.

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