Il fantasy è un genere letterario in continua ascesa: secondo gli ultimi dati, ha una quota di mercato del 10% in Italia e ha visto una crescita delle vendite del 27,1% nel 2024. A livello globale, è un genere narrativo molto diffuso, caratterizzato da ambientazioni immaginarie, magia e creature fantastiche come elfi, draghi e maghi, oltre a tematiche come la lotta tra bene e male e l’eroismo.
Vi piacerebbe scrivere un fantasy? Abbiamo chiesto alcuni consigli a Francesca Tamburini, autrice da oltre 1 milione di follower e in libreria con “La città ai confini del cielo“, il suo nuovo romanzo fantasy. La protagonista, Eris, ha sedici anni e trascorre le sue giornate sfogliando i diari del fratello scomparso per cercare ossessivamente indizi sulla leggendaria Città oltre i confini del cielo di cui lui le parlava sempre. Un’opera che, fin dal suo incipit, sembra avere tutti i presupposti per essere una storia fantasy assolutamente da leggere.
Ma come si scrive una storia fantasy? Qual è il modo giusto per coinvolgere i lettori attraverso una trama avvincente e personaggi unici? Ce lo spiega direttamente l’autrice Francesca Tamburini.
Come si scrive un libro fantasy: i suggerimenti di Francesca Tamburini
Scrivere fantasy non significa solo raccontare di draghi, magie e battaglie epiche.
Significa costruire un mondo nuovo, ma capace di parlare a quello reale. È un genere che, dietro creature leggendarie e terre immaginarie, custodisce domande vere: sull’identità, sul desiderio, sul potere, sull’appartenenza.
Un modo per esplorare cosa significa essere umani, usando l’impossibile per illuminare il reale.
Ma da dove si parte, quando si vuole scrivere una storia del genere?
Ogni romanzo fantasy nasce da una scintilla diversa. A volte è un’immagine: un castello sospeso, un cielo con tre lune, un’isola che appare solo nei sogni. Altre volte è un’idea: una ragazza che scopre di essere diversa, un viaggio che nessuno ha mai osato intraprendere, un legame misterioso tra due mondi.
Ma quella scintilla non basta. Serve capire che tipo di storia si vuole raccontare. Da dove parte, dove va, di cosa parla davvero, e a chi vuole parlare.
Il fantasy è un genere ricchissimo, che comprende sottogeneri molto diversi tra loro. C’è l’high fantasy, con mondi completamente inventati e trame epiche. L’urban fantasy, dove la magia esiste ma si nasconde in angoli segreti della nostra realtà. Il romantasy, che intreccia amore e potere, desiderio e trasformazione. I retelling, che riscrivono fiabe e miti antichi con uno sguardo nuovo. Il dark fantasy, dove la luce è fioca, la moralità ambigua e la magia spesso distruttiva. Il fantasy mitologico, che reinterpreta pantheon e leggende, e tanti altri ancora. Conoscere questi sottogeneri significa capire quali aspettative il lettore porta con sé, e quali sovvertire.
Una volta trovato il tono, viene il mondo.
Il worldbuilding non è una vetrina: è il contesto in cui la tua storia prende forma. Non si tratta di inserire dettagli per il gusto dell’esotico.
Se è vero che alcuni elementi servono solo a dare colore, altri influenzano profondamente la trama o il modo in cui i personaggi vivono.
Se nel tuo mondo la notte dura sei mesi, come cambia la quotidianità delle persone? Se la magia è parte della vita quotidiana, come cambia l’organizzazione della società? Ogni scelta contribuisce a tracciare confini, creare ingiustizie, costruire dinamiche, plasmare conflitti e desideri.
Ma il vero cuore del fantasy, come di ogni buona storia, sono i personaggi.
È attraverso di loro che il lettore entra in contatto con l’universo che hai creato. Sono loro a muovere la trama, a farci restare, a farci soffrire. Che si tratti di una ragazza senza poteri in un mondo dove tutti ne hanno, o di un principe riluttante destinato a diventare re, ciò che ci tiene incollati alla pagina è la loro lotta interiore. Chi erano, chi stanno diventando, cosa rischiano di perdere.
Nel fantasy i personaggi sono spesso giovani, ai margini, in cerca di una verità più grande. Il viaggio che compiono è tanto fisico quanto esistenziale. Non cercano solo di salvare il mondo: cercano di salvare se stessi. È questo che rende il genere così amato. La magia è importante, certo, ma solo se riflette un’urgenza profonda. Solo se parla di ciò che ci manca, di ciò che ci spaventa, di ciò che speriamo.
Non è necessario trovare un’idea mai vista. Quello che conta è dire qualcosa di autentico. Le storie fantasy più potenti non sono quelle più originali, ma quelle più vere. Quelle in cui il lettore si riconosce, anche se il protagonista è un mezzodemone, una strega, un ladro. Quelle in cui, tra un sortilegio e una profezia, si parla anche di solitudine, di scelta, di amore, di libertà.
Perché in fondo, scrivere fantasy è questo: prendere l’impossibile e usarlo per raccontare ciò che è più profondamente umano. Dare una forma nuova al dolore e alla speranza. E ricordarci che ogni storia non è solo una porta per fuggire, ma anche uno specchio in cui riconoscere chi siamo davvero.