Nella nuova puntata di Supernova, Alessandro Cattelan ha incontrato Dan Brown, l’autore bestseller che ha rivoluzionato il concetto di thriller contemporaneo con romanzi come “Il Codice Da Vinci” e, oggi, torna a far parlare di sé con il libro: “L’ultimo segreto“, in inglese The Secret of Secrets.
L’approccio alla scrittura di Dan Brown
“Sembra folle, ma io scrivo per me stesso. Scrivo il libro che vorrei leggere” – racconta Brown – “Non posso scrivere per un pubblico, devo scrivere per me stesso e poi sperare che gli altri condividano i miei gusti.” Un approccio che, nonostante la semplicità delle parole, racchiude la chiave del suo successo: l’autenticità: “Resta comunque un momento sorprendente quando esci dall’oscurità e vedi le persone leggere quello che tu hai pensato. È come assistere a un sogno diventato reale”.
“L’ultimo segreto” tra coscienza umana e scienza
L’ultimo segreto affronta un tema complesso e affascinante: la coscienza umana. “Amo le grandi idee, e non c’è nulla di più grande della coscienza” – spiega Brown – “È la lente attraverso la quale sperimentiamo la realtà e noi stessi”.
Come in ogni suo romanzo, dietro la trama si nasconde un’intensa ricerca scientifica: l’autore racconta di aver esplorato le teorie più recenti sulla mente e sull’origine della coscienza, spingendosi oltre i confini del pensiero materialista: “Questo nuovo modello di coscienza al di fuori del corpo sta guadagnando slancio. Se il cervello è un ricevitore e non una fonte, cosa succede quando muori? Il ricevitore si spegne, ma il segnale resta. È un’idea che mi ha accompagnato mentre scrivevo, anche perché in quel periodo avevo appena perso mia madre.”
Nel corso della conversazione, Dan Brown riflette sul tema della coscienza collettiva, uno dei concetti chiave del suo nuovo romanzo: “Esistono connessioni che non comprendiamo,” racconta. “Basta osservare gli stormi di rondini che si muovono all’unisono, o i banchi di pesci che cambiano direzione nello stesso istante: sono individui, ma sono collegati”.
Per Brown, la natura offre un modello perfetto di unità invisibile, e la scienza sta iniziando solo ora a intravedere la stessa armonia anche “a livello subatomico”. L’autore accosta questa visione a una metafora che gli è rimasta impressa: “Una persona spirituale mi disse che la vita è come una goccia di pioggia che cade verso l’oceano. Finché cade, percepisce la propria individualità, ma nel momento in cui tocca l’acqua diventa parte di qualcosa di immensamente più grande. È così che immagino la coscienza dopo la morte: non scompare, si unisce”.
Il metodo per realizzare un bestseller
Con il suo stile inconfondibile, lo scrittore rivela anche il metodo dietro la costruzione dei suoi bestseller: otto anni di lavoro, un intreccio calcolato nei minimi dettagli e una struttura scandita da cliffhanger. “Ogni thriller deve sapere dove va a finire. Io scrivo il finale per primo” – ammette – “Uno scrittore di narrativa che non conosce la fine del suo libro prima di iniziare ti sta mentendo”.
Tra aneddoti e curiosità, emergono tratti più personali: l’orologio di Topolino, dono del padre, oggi uno uguale regalato proprio da Dan Brown al polso di Robert Langdon nei film interpretati da Tom Hanks (“un promemoria per ricordarmi di non prendermi troppo sul serio”), dagli stivali gravitazionali alle lunghe sessioni di scrittura alle quattro del mattino.
“Scrivo sette giorni su sette, sempre alle quattro del mattino” – confida – “È l’orario che mi riesce meglio”. Una routine nata da anni di lavoro e affinata con rigore: “Vado a letto alle dieci e dormo sei ore esatte. Quando mi sveglio, il mondo dorme ancora, e io passo direttamente dal letto alla scrivania. In quel momento la mente è sospesa tra il sogno e la realtà, uno stato fragile, ma potentissimo, in cui il cervello crea qualcosa dal nulla. Proprio come quando scrivi.”
Brown spiega che cerca di preservare quella purezza di pensiero: “Non controllo la posta, non leggo le notizie. Devo arrivare alla pagina prima che la razionalità prenda il sopravvento. È lì che nascono le idee migliori”. Un rituale che trasforma la solitudine in spazio creativo, e la scrittura in un atto quasi meditativo.
Dan Brown e le trasposizioni cinematografiche dei suoi film
Brown parla anche del rapporto con il cinema e dell’esperienza di vedere i propri romanzi trasformati in film: “Non è il tuo libro trascritto sullo schermo, ma una nuova interpretazione. Devi fidarti delle persone con cui lavori, anche se a volte guardi il film e fatichi a riconoscerlo”. Con Dan Brown, Supernova conferma la sua capacità di trasformare l’intervista in racconto, la conversazione in viaggio. Un luogo dove gli autori rivelano la parte più vera: quella che nasce dal dubbio e dal mistero.
