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Come i libri illustrati stanno acquisendo considerazione nel mondo letterario

In Giappone i libri illustrati di Yoshitake Shinsuke hanno riempito per mesi gli scaffali d’ingresso delle librerie. Era posto in quella sezione dedicata ai libri di maggiore successo

MILANO – In Giappone i libri illustrati di Yoshitake Shinsuke hanno riempito per mesi gli scaffali d’ingresso delle librerie. Era posto in quella sezione dedicata ai libri di maggiore successo che richiamano trasversalmente più fasce di lettori e ricordo di essermi imbattuta in Mō nugenai (titolo in lingua originale di Non si toglie!, Salani) più e più volte, tanto che io stessa lo acquistai insieme ad altri sei volumi dello stesso autore e a un libro in cui raccontava del suo lavoro di illustratore e disegnatore.

In Italia il disegno, dopo decenni di relegazione all’ambito della fruizione adolescenziale, se non addirittura infantile, una sorta di serie B della letteratura anche lì dove affrontava argomenti di una certa levatura, è finalmente iniziato a entrare gradualmente nel main stream, grazie alla attraente denominazione di graphic novel e per merito di autori d’eccellenza come Igort, che proprio di recente ha fondato Oblomov ramo de La Nave di Teseo di Elisabetta Sgarbi. Al contrario in Giappone, patria del manga, le opere grafiche hanno sempre occupato un posto stabile nel mondo delle lettere. Alcuni intrecci non secondi per complessità a Guerra e pace di Tolstoj, insieme alla descrizione grafica mai didascalica bensì mirante a un valore artistico superiore, ne garantiscono una fruizione alta e consapevole da parte del pubblico giapponese.

In una lezione alla Scuola Normale Superiore di Pisa, Giorgio Amitrano racconta come Banana Yoshimoto alla domanda su quale fosse secondo lei un’opera assolutamente da leggere nell’ambito della letteratura giapponese, gli avesse consigliato Zankoku na kami ga shihai suru (“Regna un dio crudele”) di Hagio Moto.

E anche se non è di un manga o di una graphic novel che parliamo, bensì di un’opera catalogabile nella letteratura per l’infanzia – da inserirsi quindi negli scaffali dedicati agli albi illustrati – Non si toglie! si rivolge a un pubblico chiaramente eterogeneo.

Pur nella giocosità e ironia dell’approccio, le tematiche che questo autore presenta non sono mai da limitarsi al solo mondo dell’infanzia. È piuttosto vero il contrario, ovvero che i suoi libri, molti dei quali tradotti in francese e in inglese, raccontano in doppia traccia le reazioni dei bambini e tematiche più adulte, mettendo in gioco entrambi i piani. Lo testimonia un piccolo sondaggio che mostra come Non si toglie! sia stato acquistato per essere letto a/da bambini dai due ai dieci anni, ma anche da adulti. Della ampia produzione di Yoshitake Shinsuke, giunto al successo con Ringo kamoshirenai (“Una mela, forse”, Bronze Publishing Inc, 2013), basta ricordare il grande albo intitolato Kono ato dō shichaō (“E dopo, che facciamo?”, Bronze Publishing Inc., 2016) che risponde alla questione del cosa accade dopo la morte, originata dalla perdita del nonno, o Arukashira shoten (“Chissà se esiste una libreria così”, Popura-sha, 2017), un albo coloratissimo dove alla domanda che pone il titolo, l’autore risponde con immaginifiche proposte, tutte da ridere e da cui estrarre anche suggestioni poetiche.

Yoshitake ha quindi il merito di riuscire a far da ponte tra due mondi, e pare abbia il dono di spiegare ai bambini il mondo degli adulti e agli adulti quello dei bambini, di aprire a una prospettiva sempre fresca di spunti.

In Non si toglie! si ride dell’incidente che dà origine al racconto, ovvero l’incastrarsi nella maglietta di un bambino, colto nell’atto di spogliarsi per fare il bagnetto. Vuole far da solo e, non riuscendo, prende a immaginare come definitiva quella condizione a braccia alzate e maglietta gialla a coprirgli il volto. Si spinge a ipotizzare ogni sorta di avventure così apparecchiato, su un palco, subendo il solletico di un gatto, imbattendosi in un altro bambino combinato nello stesso stato, scalando una montagna. Rassegnato quasi a rimaner tutta la vita a braccia alzate (e gambe incastrate, perché nel frattempo la situazione si è aggravata), arriva la madre, risolutiva, che lo spoglia. Ma l’avventura, perché di una quotidiana avventura si tratta, è destinata a riprendere da capo, letteralmente.

Padre di due bimbi, Yoshitake ha rilasciato diverse interviste a riviste cartacee e online in cui spiega il mondo cui attinge per scrivere i suoi libri. Il 2015/2016 è stato il suo anno d’oro, che gli ha portato una serie di riconoscimenti importanti in patria. Nel 2017 è arrivata anche la menzione speciale alla Fiera del Libro per Ragazzi di Bologna.

In una intervista rilasciata a Ehonnavi ricorda come l’amore per i libri illustrati sia nata dal tempo trascorso con sua madre, che aveva aperto una sorta di angolo della lettura in casa loro e vi invitava i bambini del quartiere, e che oltretutto era impegnata in attività di volontariato legato allo “storytelling” nelle scuole di bambini portatori di handicap. Si esercitava in casa e Yoshitake aveva il compito di controllare che la madre non saltasse alcun passaggio delle storie, seguendo con gli occhi le frasi che lei recitava.

L’eredità del racconto e della lettura è giunta a una nuova fase quando lo stesso Yoshitake è diventato padre. Questa esperienza lo ha reso sensibile a una serie di sfumature che riguardano non solo l’interesse e la curiosità del bambino, ma anche la paternità e il rapporto meno socialmente salvaguardato tra padre e figlio. L’incisività di alcune sue opere pare nasca anche dall’esigenza di creare un tempo significativo ma breve, consapevole della stanchezza di un genitore che fa ritorno tardi a casa, appesantito dalla stanchezza di un giorno di lavoro. Per Yoshitake scrivere un libro per bambini è una faccenda “seria”, insomma, un lavoro sartoriale ulteriore che va fatto sul testo e che tenga conto dei vari contesti di lettura, anche per far sì che si tramuti non solo in un best-seller ma in ciò che in giapponese, mutuando dall’inglese, viene chiamato un long-seller.

Felice dell’accoglienza positiva del suo libro alla Fiera di Bologna, Yoshitake esprime la propria gioia per l’idea che gli è venuta e che è alla base di Non si toglie!, per l’essersi accorto di una di quelle cose che sono sotto l’occhio di tutti – ovunque nel mondo i bimbi, nel tentativo goffo di spogliarsi, si incastrano nei vestiti – e che tuttavia nessuno aveva ancora raccontato in un libro. Accorgersi dell’ovvio è, da sempre, radice dell’originale. E quello che definiamo geniale è frutto proprio di un superamento di quanto, a forza di osservarlo, smette di esserci visibile.

 

Laura Imai Messina

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