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Come facciamo a capire quando un libro è per noi significativo

Prendo spunto dall’interessante articolo di Guido Vitiello su Internazionale di oggi, il quale, piuttosto che piegarsi alle catene che spopolano sui social in questi giorni e chiedono di elencare i “dieci libri che ti hanno cambiato la vita”...

Prendo spunto dall’interessante articolo di Guido Vitiello su Internazionale di oggi, il quale, piuttosto che piegarsi alle catene che spopolano sui social in questi giorni e chiedono di elencare i “dieci libri che ti hanno cambiato la vita”, preferisce elencare i dieci libri che la vita l’hanno “rovinata” per la loro irreperibilità!

Il tema mi tocca particolarmente visto che solo la settimana scorsa sono riuscita a comperare una copia di “La scala che scende nell’acqua” di Carotenuto, testo che ho cercato per anni!

Collezionismo? Bibliofilia? Bibliomania? Cosa ci porta a desiderare così tanto un testo, magari già letto, o forse solo intravisto in qualche interessante citazione, da continuare a frugare in mercatini veri e virtuali e scaffali più o meno polverosi di librerie dell’usato?!

Che cosa ha il libro “non trovato” che ci attrae così tanto? Mi viene in mente il testo della canzone di Guccini, che dice che “bella più di tutte è l’isola non trovata” e rifletto che forse il testo che cerchiamo davvero è quello ultimo, risolutivo, perfetto ed ogni volta ci diciamo che tale testo è contenuto proprio in quel libro che non riusciamo a far nostro!

Le liste di questi giorni? Si, anche io su Facebook mi sono arresa al volere del collettivo che mi chiamava in causa, cercando non tanto i libri che mi hanno cambiato la vita (in un certo qual senso ogni riga che ho letto ha cambiato un poco di me) ma quelli che erano con me in alcuni momenti significativi del mio percorso di individuazione.

Come faccio a sapere che erano significativi? Semplicemente perchè il ricordo affiora chiarissimo, insieme al testo che avevo per le mani.

Ma attenti ad aspettarci che un libro ci cambi la vita: è come sperare nel principe azzurro o nel genio della lampada! La vita cambia continuamente e sta solo a noi vedere, apprezzare e far diventare generativi i cambiamenti.

Un consiglio di lettura per chi ama fare elenchi: Umberto Eco “Vertigine della lista

E, per dover di cronaca, la mia “lista”.

– ‘Cipì‘ del maestro Mario Lodi, scomparso a marzo, che è il primo libro letto alle elementari (seguito a ruota dagli innumerevoli Rodari amati dalla maestra Walma).

– ‘Storia di una capinera‘ che nessuno mi aveva consigliato perché avevo solo sei anni, ma era in uno scaffale ‘arraffabile’ della libreria dei miei, perché Verga non poteva sapere quanto mi avrebbe sconvolto l’incipit con la capinera che piega la testa sotto l’aluccia e muore.

– ‘Il pendolo di Foucault‘ di Eco (e la persona splendida che mi ‘sfidò’ a leggerlo, sicuramente troppo presto per capirlo pienamente, ma esattamente nel periodo in cui avevo bisogno di una sfida del genere).

– ‘Il segreto del millennio‘ di Katherine Neville, perché per colpa sua mi sono innamorata di Tayllerand.

– ‘Manuale di pittura e calligrafia‘ di Saramago (del quale ho amato tutto, ma questo in cima, al pari de ‘Il vangelo secondo Gesù Cristo’).

– ‘Tre tristi tigri‘ di Cabrera Infante Guillermo, che mi ha letteralmente obbligato a leggere tutto ciò che trovavo su Cuba prima, poi ad andarci e dopo a sentirne periodicamente la mancanza.

– ‘Viaggi del tempo immobile‘ di Vecchioni, che mi ha permesso di far pace con la semiotica ai tempi in cui ci litigavo parecchio.

– ‘Il sosia‘ di Fyodor Dostoevsky perché è il primo che ho letto di lui, ma ogni sua singola riga di ogni suo scritto è oro.

– ‘Il Maestro e Margherita‘ di Bulgakov, per cui non ringrazierò mai abbastanza chi me lo ha fatto incontrare, ma che per me è inscindibile dal ‘Faust’ di Goethe citato in epigrafe « Ma allora chi sei tu, insomma? Sono una parte di quella forza che eternamente vuole il male ed eternamente compie il bene ».

– ‘Segni cifre e lettere e altri saggi‘ di Queneau per il suo saper giocare con le parole (e anche qui un testo sta a simbolo di un intero autore) che nella mia libreria se la ride accanto a ‘Nessun giorno senza una riga‘ di Jurij Oleša.

Rachele Bindi

15 settembre 2014

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