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Claudio Martelli, “Giovanni Falcone era un uomo solo”

L'ex Ministro di Grazia e Giustizia all'epoca della Strage di Capaci del 1992 ci racconta la figura di Giovanni Falcone, un uomo che ha combattuto contro la Mafia con forza, la stessa con cui molti suoi colleghi hanno combattuto contro di lui.

Claudio Martelli conosceva molto bene Giovanni Falcone: era il Ministro di Grazia e Giustizia quando il giudice è stato ucciso dalla Mafia il 23 Maggio 1992 a Capaci. Cosa Nostra, come chiamava Falcone la Mafia, lo uccise insieme a sua moglie Francesca Morvillo e alla sua scorta composta da Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.

Martelli quel giorno se lo ricorda molto bene:

“E’ stato il giorno più brutto della mia vita. Ho ricevuto la notizia mentre mi trovavo a Roma. Mi sono subito attivato per andare in Sicilia. Non mi sono chiesto chi fosse stato il mandante dell’attentato, la risposta la conoscevo già.”

Una storia che ha molto segnato la sua vita al punto di volerne scrivere nei suoi due libri Ricordati di vivere del 2023, la sua biografia, e Vita e persecuzione di Giovanni Falcone del 2022, tutto incentrato su Giovanni Falcone, editi dalla casa editrice La Nave di Teseo. Ne esce fuori un racconto lucido e un’analisi peculiare su cosa è successo e come è stato gestito. In particolare Martelli sottolinea come il più importante magistrato d’Italia sia stato lasciato solo nella sua lotta:

“Con il Maxiprocesso Falcone aveva ottenuto una notorietà che valicava i confini italiani. Avevano dovuto costruire un’aula apposita per il processo, l’aula bunker di Palermo. Aveva fatto arrestare Riina e Provenzano eppure è stato lasciato solo dallo Stato e non solo.”

 

Giovanni Falcone, uomo solo

Paolo Borsellino, magistrato impegnato nella lotta alla Mafia insieme a Falcone con cui condivide anche la tragica fine avvenuta nell’agguato di via d’Amelio il 19 luglio del 1992, commenterà la morte di Giovanni Falcone con una dichiarazione eloquente riportata da Claudio Martelli nella quarta di copertina nel libro dedicato a Falcone, del quale recuperiamo un estratto saliente, citato dallo stesso Martelli nel corso dell’intervista:

“Però quello che ha detto Antonino Caponnetto è vero, perché oggi che tutti ci rendiamo conto di quale è stata la statura di quest’uomo, ripercorrendo queste vicende della sua vita professionale, ci accorgiamo come in effetti il paese, lo Stato, la magistratura che forse ha più colpe di ogni altro, cominciò proprio a farlo morire il 1° gennaio del 1988, se non forse l’anno prima, in quella data che ha or ora ricordato Leoluca Orlando: cioè quell’articolo di Leonardo Sciascia sul “Corriere della Sera” che bollava me come un professionista dell’antimafia, l’amico Orlando come professionista della politica, dell’antimafia nella politica. Ma nel gennaio del 1988, quando Falcone, solo per continuare il suo lavoro, il Consiglio superiore della magistratura con motivazioni risibili gli preferì il consigliere Antonino Meli.” 

Claudio Martelli racconta con le parole di Borsellino quanto:

“A quel punto tutti capirono, Mafia inclusa, che Giovanni lo avevano lasciato solo” e aggiunge: “Falcone ha combattuto contro la Mafia con forza, la stessa con cui molti suoi colleghi hanno combattuto contro di lui.”

Il 21 giugno del 1989 la Mafia aveva già fallito un attentato contro il giudice istruttore palermitano Giovanni Falcone nella zona marina detta Addaura, dove Falcone aveva affittato una casa per le vacanze. La situazione era pericolosa e questo era evidente a tutti.

L’ex ministro ricorda di quando il 2 febbraio 1991 chiamò Giovanni Falcone a dirigere la Direzione Generali Affari Penali a Roma, anche per allontanarlo dalla Sicilia dove la Mafia poteva ucciderlo conoscendo meglio il territorio:

“Giovanni era preoccupato. Viveva in modo blindato da tempo. La prima volta che lo conobbi aveva il volto pallido tipico di chi non esce mai. Era coraggioso e lucido. Conosceva il sistema di Cosa Nostra e sapeva che non c’era scampo: o con loro o eri morto.”

Forse è per questo che trovare un suo erede è molto complicato:

“Uno come lui sinceramente non l’ho mai più incontrato. La sua genialità era il suo coraggio.”

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