L’intensità delle storie d’amore, il brivido delle atmosfere cupe e misteriose: ecco i due ingredienti chiave del romance nella sua declinazione gotica, una delle più apprezzate dai lettori del Belpaese. Questo sottogenere letterario nasce tanto tempo fa, con classici della letteratura che mettono al centro della scena gli aspetti gotici e quelli passionali e romantici delle storie d’amore.
In questo articolo scopriamo quindi ben cinque classici che hanno fatto da archetipo ai romance gotici; tutti da gustare se apprezzi questo genere di opere.
5 classici che hanno ispirato i romance gotici
Alcuni sono fra i libri più letti e amati ancora oggi in tutto il mondo. Altri sono meno conosciuti, e soprattutto meno esplorati dal pubblico italiano. In questo articolo scopriamo cinque classici gotici che hanno segnato la storia della letteratura e hanno posto le basi per uno dei generi contemporanei più letti degli ultimi anni: il romance nella sua declinazione gotica.
“Cime tempestose” di Emily Brontë
Iniziamo con il romanzo gotico per eccellenza, un classico della letteratura inglese che racconta la tormentata storia d’amore fra Catherine e Heathcliff, che, irrealizzabile per differenza di classe e retaggi culturali, sfiderà ogni regola ed ordine sociale, arrivando alle più tragiche conseguenze.
Pubblicato per la prima volta nel 1847, Cime tempestose è la quintessenza del romanzo vittoriano, una storia selvaggia, originale e possente, capace di scuotere ancora oggi l’animo dei lettori, grazie ad uno stile sanguigno, melodrammatico, intriso di passione folle, lancinante malinconia, echi gotici e drammaticità shakespeariana.
Ambientato nel paesaggio selvaggio ed incontaminato della brughiera inglese, questo capolavoro firmato da Emily Brontë, a oltre 150 anni dalla sua uscita, mantiene inalterato il suo fascino perturbante e freudiano.
“Jane Eyre” di Charlotte Brontë
Altra sorella Brontë, altra corsa: anche Charlotte scrisse uno dei romanzi gotici vittoriani più belli e intriganti di sempre: si tratta di “Jane Eyre”, che unisce a una storia d’amore passionale e in apparenza impossibile ambientazioni gotiche e trame misteriose.
La storia romantica e passionale di Jane, un’orfana angariata dalla ricca zia e abbandonata in una scuola per poveri, che, dopo anni di stenti e solitudine, viene assunta come istitutrice in casa Rochester.
Qui a poco a poco si innamora, ricambiata, del cinico e affascinante padrone, ma quando il matrimonio sta per essere celebrato, la sua vita verrà sconvolta da un inaccettabile segreto. Il romanzo in parte autobiografico che ha scandalizzato l’Inghilterra vittoriana e che rimane ancora oggi un capolavoro immortale.
“Il castello di Otranto” di Horace Walpole
Veniamo a un altro caposaldo del genere gotico. Stavolta l’autore è un uomo: Horace Walpole, che ha davvero dato vita alle caratteristiche che, ancora oggi, sono tanto amate dai lettori di tutto il mondo.
Il romanzo gotico è per certi versi un calco creativo dello schema imposto da Walpole: ambientazione arcaicizzante, castello, labirinto, sotterranei, scene notturne, damigelle in pericolo, fughe, minacce sessuali, elementi di soprannaturale, presenza pervasiva del doppio, il sogno infilato all’interno della trama.
Quella del romanzo gotico è una stagione che può essere compresa tutta nel periodo 1778-1820, ma il sentimento gotico esonderà da quel quarantennio, per diventare un filone letterario inesauribile che si tramanderà ciclicamente fino ai giorni nostri, diramandosi in vari sottogeneri, dalla fantascienza al romanzo storico, attraverso Poe, Le Fanu, Stoker, Machen, Bierce, Lovecraft, fino a Joyce Carol Oates, Anne Rice, persino Burroughs e Ballard, fino al cinema splatter che tuttora rispetta religiosamente le convenzioni walpoliane.
“I misteri di Udolpho” di Ann Radcliffe
Pubblicato sul finire del 1770, “I misteri di Udolpho” è un romanzo gotico meno conosciuto fra i lettori italiani, ma di certo è da annoverare fra i classici del genere, di cui ricalca il tema romantico e quello del mistero, dell’orrore.
Nella Francia del 1584 la giovane e sensibile Emily St. Aubert, rimasta orfana di entrambi i genitori, viene rinchiusa dalla zia Madame Cheron e dal suo compagno, il perverso zio Montoni, nel tenebroso castello di Udolpho, sugli Appennini.
Sull’apparente struttura del racconto di formazione femminile, Ann Radcliffe modella un percorso attraverso gli spazi sublimi del terrore, nei quali l’eroina si smarrisce in una vertigine noir che la conduce oltre i limiti della ragione e della natura.
“Rebecca, la prima moglie” di Daphne de Maurier
Infine, veniamo a un romanzo in cui protagonista, insieme alla storia d’amore fra i due personaggi principali, è Rebecca, la prima moglie dell’affascinante Maxim de Winter. Ma Rebecca è morta. E la sua presenza è quella di un inquietante fantasma che infesta gli spazi e i cuori di chi l’ha conosciuta e di chi adesso la teme.
Durante un soggiorno a Monte Carlo insieme alla signora cui fa da dama di compagnia, una giovane donna, appena ventenne, conosce il ricco e affascinante vedovo Maxim de Winter.
L’uomo inizia a corteggiarla e, dopo due sole settimane, le chiede di sposarlo; lei, innamoratissima, accetta con entusiasmo e lo segue nella sua grande tenuta di famiglia a Manderlay. Sembra l’inizio di una storia da favola, ma i sogni e le aspettative della giovane si scontrano subito con la fredda accoglienza della servitù, in particolare della sinistra governante.
Eppure non si tratta solo di questo: c’è qualcosa, in quel luogo, che giorno dopo giorno rende l’ambiente sempre più opprimente; c’è una presenza che pervade ogni stanza della magione e che si stringe attorno ai passi dell’attuale inquilina come una morsa silenziosa.