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“Cinque donne e un arancino”, in libreria il nuovo romanzo di Catena Fiorello

Un libro che si legge d’un fiato, che segna l’atteso ritorno in libreria di Catena Fiorello. A cura di Maria Pia Romano

Un libro che si legge d’un fiato. Una di quelle belle storie che fanno bene al cuore e di cui, ora più che mai, abbiamo tutti bisogno. Ha il sapore schietto e magico della Sicilia e il carisma delle sue donne energiche, il romanzo che segna l’atteso ritorno in libreria di Catena Fiorello Galeano (un omaggio al cognome della Madre): “Cinque donne e un arancino. Le signore di Monte Pepe”, edito da Giunti.

Un romanzo lungo trecento pagine che scorrono lievi, con leggerezza densa, capace di infondere speranza in quello che verrà. Una narrazione a colori, quella di Catena, che si riconferma attenta conoscitrice dell’animo umano, capace di entrare con gentilezza nelle vite degli altri e farci dono di delicati paesaggi interiori, suggerendoci, discretamente, una ricetta per la felicità. Non importa quanto possa durare, l’importante è avere caparbiamente il desiderio di provarci. Un libro che invita a mordere la vita, attraverso le storie di cinque amiche di età diverse che si rimettono in gioco, con irresistibile e contagiosa voglia di fare, ovunque porti. Nulla è facile e bisogna andare avanti, sempre e comunque: sarà la vita a sorprendere chi ha il coraggio di credere nel sole.
“Io nel mio piccolo provo a far risorgere la mia terra. Lo so, non bastano pochi arancini per fare la rivoluzione, tuttavia anche un chicco di riso può essere un seme per infondere speranza”. Sembra di sentire la fragranza di quegli irresistibili arancini siciliani che sono il leitmotiv delle vicende di Rosa, Giuseppa, delle gemelle Maria e Nunziatina e della giovane e bella Sarina. Una lettura consigliatissima. Sotto l’ombrellone e anche nelle godibilissime sere d’estate, per viaggiare con la fantasia.

L’intervista a Catena Fiorello

“Ogni trasloco è una fine. O un inizio”. Un incipit incantevole e una grande verità. Quante volte te lo sei ripetuto?

L’incipit è arrivato all’improvviso, quando ho visualizzato Rosa e la immaginavo anche fisicamente: un po’ assomiglia all’attrice Licia Maglietta la mia Rosa, o la immagino come Stefania Sandrelli. Queste donne materne proprio fisicamente, così accoglienti, dolci, che non ti danno l’idea di asprezza. Quando ho pensato a Rosa che doveva rientrare in Sicilia, l’ho immaginata immersa nei pacchi chiusi per il trasloco e, dunque, ho preso il trasloco come metafora del cambiamento. Che finisca qualcosa o che inizi è comunque un cambiamento.  Di cambiamenti abbiamo bisogno nella vita, rigenerarci, per provare altre strade, soprattutto quando abbiamo paura di farlo: è lì che dobbiamo osare.

“Sì, ora era convinta che i sorridenti a oltranza le davano fastidio”. Perché credi che le persone si sforzino tanto di sorridere?

A non essere compiacenti ci vuole molto coraggio. Mostrare anche le proprie durezze, i momenti no, in cui siamo delusi, arrabbiati, è un grande atto di coraggio: è più facile fare contenti gli altri. Basta soltanto “calare la testa” e hai dato a molti quello che si aspettano. Io lo trovo, invece, una grande offesa alle persone, quello di non essere il più possibile sinceri. A volte ce lo impediscono le circostanze, ma garbatamente onesti sì, è un obbligo. Stimo moltissimo quelli che sanno andare controvento, i peccatori. Stimo chi ha il coraggio di dire verità ingombranti, l’ho scritto in un altro romanzo che si intitola “Un padre è un padre”. Stimo i sinceri a oltranza, i coraggiosi che vanno anche contro il potere, le Antigoni 2.0 perché ci sono anche Antigoni al maschile.

“Nei libri si trovano le risposte a tutto”: ne sono una convinta assertrice. Cosa pensi quando vedi i dati di lettura in Italia?

Lo faccio dire al personaggio di Nunziatina, che declama le poesie, recita i versi anche in mezzo alla strada, in verità dietro Nunziatina ci sono io. Non so se i libri mi abbiano salvato la vita, sicuramente mi hanno aiutata molto nei momenti difficili. Quando ci sono tristezze e malinconie passeggere, entrando in libreria è come se prendessi una dose di euforizzanti.  Per quanto riguarda i dati di lettura in Italia, il mio metro di misura non corrisponde assolutamente ai dati diffusi. Durante le mie presentazioni io vedo tanto pubblico. E soprattutto quando mi dicono che al Sud si legge poco o niente, mi viene da ridere. Penso alle mie tappe in Sicilia, Calabria, Puglia, Molise, piene di persone che hanno voglia di acquistare, leggere e commentare i libri. Vado controcorrente perché la mia esperienza dice tutt’altra cosa. Spero che questa diventi una moda dilagante: leggere, sempre di più, leggere tutti.

“Turisti esperti che conoscevano la Sicilia meglio di chi ci era nato”. Quanto sei gelosa custode dei segreti della tua Terra?

Mi ha sempre colpito come le persone che vivono nei posti belli spesso hanno visto tutto, non hanno approfondito. Come chi vive a Roma e magari non ha visto i Musei Vaticani, non è entrato dentro al Colosseo, non conosce il roseto in zona Fori Imperiali, la Chiesa dei Portoghesi, San Nicola di Bari in via del Prefetti. Ci sono angoli nascosti incantevoli. L’ho scritto per invitare a non dimenticare le meraviglie italiane. Nel caso specifico i paesi di montagna della Sicilia, che sono stupendi. Non affatto sono gelosa custode dei segreti della mia Terra, anzi, miro a farli conoscere a tutto il mondo.

“Le situazioni nel loro complesso complicato”. Il grande mistero della Vita ci lascia senza fiato ad ogni età. Qual è la soluzione: ironia, perseveranza, ottimismo, realismo?

Metterei in quest’ordine di importanza le virtù necessarie: ironia e onestà intellettuale, tenacia. La soluzione non esiste, piuttosto ci sono dei tentativi: c’è chi miseramente fallisce e tocca accettarlo, e c’è chi inaspettatamente può davvero cambiare il verso della propria esistenza. Anche in quel caso, tocca accettarlo!

Che consiglio daresti ad un aspirante scrittore/ice?

Nessun consiglio. Ognuno ha un proprio percorso, le proprie risorse per tentare. Se proprio devo darne uno: non ascoltare mai coloro che vogliono convincerli a cambiare strada. Si tappino le orecchie alle parole dei pessimisti e vadano avanti.

Di Maria Pia Romano

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