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Perché chiudono le librerie indipendenti?

La chiusura delle librerie indipendenti è un’emorragia che non si riesce a fermare. Abbiamo chiesto a Carlo Picca, libraio per bambini di dirci la sua sul perché chiudono le librerie indipendenti.

Oggi è la Giornata Mondiale del Libro, ma per molti librai c’è poco da festeggiare. Sono tante, troppe le librerie indipendenti costrette a chiudere negli ultimi mesi: un triste fenomeno che riguarda metropoli come Milano e Roma ma anche piccoli centri cittadini in cui le librerie sono, anzi erano, il punto di riferimento per piccole comunità.

Perché chiudono le librerie indipendenti

La chiusura delle librerie indipendenti è un’emorragia che non si riesce a fermare e che, secondo le stime, è destinata a continuare. Ma perché chiudono?  Abbiamo chiesto a Carlo Picca, libraio per bambini di dirci la sua sul perché chiudono le librerie indipendenti.

 

Cari amici, non è facile rispondere a questa domanda, ma ci proviamo. Ovviamente si parte dal potere d’acquisto sempre più ridotto dei consumatori che penalizza l’acquisto culturale, ma il motivo non è solamente questo io penso.

Innanzitutto credo che le librerie piccole e indipendenti non riescano a rispondere alle sfide del momento, ovvero non si può più offrire la sola vendita di libri ma diventa fondamentale proporre anche altri servizi come ad esempio il caffè letterario o il club musicale, ma non è cosa semplice perché le norme statali non agevolano affatto.

Per degustare caffè, the, vino etc etc mentre resti a scegliere o leggere un libro, c’è bisogno di licenze adeguate, per non parlare di fare musica nel proprio locale, o di proiettare cortometraggi e film, vi posso garantire che vi passa davvero la voglia di fare…

Per assumere altro personale poi, che magari possa occuparsi di dare una mano nell’aumentare i servizi, i costi salgono eccessivamente nell’economia di una bottega a fronte dei guadagni che arrivano dai libri. Dovete sapere che mediamente il 25 % di copertina va in tasca al libraio, ma da ciò tocca pagare utenze e tasse.

Un capitolo poi merita la concorrenza sleale che squalifica la nostra professionalità. Mi riferisco a chi senza codice ateco si improvvisa in vendite di libri, in letture e laboratori a tema libri.

Per il settore adulto poi ci metterei anche la mancanza di titoli che stimolino alla lettura. L’editoria per l’infanzia è molto più meritevole di attenzioni per ricerca ed investimenti e risulta in crescita nonostante tutto proprio perché accattivante.

I libri per adulti belli ci sono, ma molto spesso non arrivano schiacciati dai tanti titoli noiosi e inutili che si producono continuamente.

Ma soprattutto ci vogliono pratiche pubbliche di sostegno, quelle attuali da sole non bastano. E’ necessario un maggiore intervento statale per valorizzare e difendere i nostri presidi culturali, aperti tutto l’anno con dedizione e passione per stimolare la promozione della lettura, il pluralismo editoriale e la bibliodiversità.

E in ultimo secondo me i colleghi dovrebbero fare squadra. Questa iniziativa di Torino è un ottimo punto di partenza ma se non saremo in grado di farci valere, tempo vent’anni sopravviveranno solo le librerie di catena.

Concludendo vorrei chiedere a voi che seguite questo magazine, che state leggendo questo pezzo, se avete una vostra libreria del cuore che frequentate e perché è importante per voi?

Stateci vicino, una libreria chiude, perché non è capace di fronteggiare tutto questo. Non parlate di noi solo quando chiudiamo. Parlatene ora!

 

Il Book Mob dei librai

Mercoledì 23 aprile alle ore 14 a Torino, davanti a Palazzo di Città, si terrà un Book Mob promosso dai librai torinesi e aperto a tutta la cittadinanza. Un’iniziativa collettiva e simbolica per accendere i riflettori sulla situazione critica che molte librerie di prossimità stanno affrontando. Nell’occasione verrà presentato un manifesto promosso da più di 30 librerie del capoluogo piemontese e sottoscritto da librai da tutta Italia.

Il Manifesto

La libertà non è uno slogan. È il fondamento di una civiltà degna di questo nome. Libertà di pensare, di scegliere, di creare. Libertà di leggere. È su questo principio che si fondano le librerie di prossimità e tutta la filiera editoriale che resiste con loro.

Resiste, sì. Perché di resistenza si tratta.

Contro una cultura omologata, addomest icata.

Contro un sistema che premia solo i grandi numeri e dimentica il valore.

Contro chi ci ignora, mentre afferma – a parole – di voler promuovere la lettura.

Noi non siamo solo negozi.

Siamo presidi culturali, luoghi vivi di incontro, ascolto e pensiero critico.

Siamo custodi della bibliodiversità.

Siamo parte attiva della comunità.

Ma siamo fragili.

Subiamo l’impatto di scelte politiche ed economiche che ci soffocano:

il calo del potere d’acquisto, la desertificazione commerciale, l’impennata dei costi fissi.

E, insieme a tutto questo, il disinteresse generale per la lettura in un Paese che investe sempre meno in cultura.

Sono giornate di eventi, saloni e conferenze stampa e nessuno ci nomina.

Non vogliamo più essere invisibili.

Chiediamo investimenti strutturali, sostegni concreti, snellimento della burocrazia.

Chiediamo di entrare nelle reti culturali insieme a scuole, biblioteche, enti locali, fondazioni.

Chiediamo che tutte le librerie, soprattutto quelle nei territori più fragili, abbiano le stesse opportunità.

Non parlate di noi solo quando chiudiamo.

Parlatene ora!

Parlatene quando promuoviamo autori esordienti.

Quando costruiamo eventi, presentazioni, progetti con le scuole.

Quando aiutiamo le persone a orientarsi nel mare di parole e a scegliere con consapevolezza.

Perché una libreria è uno spazio di libertà.

E chi difende la libertà non deve essere lasciato solo.

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