Scrivere è un atto di resistenza, per tutti, ma per qualcuno più che per altri. Lo è, per esempio, per Boualem Sansal, lo scrittore franco-algerino sotto processo nel suo paese d’origine perché accusato di aver violato l’articolo 87 bis del codice penale nazionale, che difende la sicurezza dello Stato.
Gli appelli per la causa fioccano da ogni dove, da parte di case editrici, di addetti ai lavori ma anche di comuni cittadini. In questo articolo scopriamo chi è lo scrittore e perché proprio negli scorsi giorni è stato condannato a cinque anni di carcere e al pagamento di una multa di un milione di dinari (circa 7000 euro) dal tribunale penale di Dar El Beida.
Boualem Sansal, la scrittura come atto di resistenza
Boualem Sansal è uno scrittore franco-algerino nato nel 1949 a Theniet El Had, una pittoresca cittadina incastonata tra le montagne dell’Atlante, appunto, in Algeria.
Dopo aver conseguito una formazione in ingegneria e aver lavorato come alto funzionario nel Ministero dell’Industria algerino, ha intrapreso la carriera letteraria negli anni ’90, periodo segnato dalla violenza e dall’instabilità politica nel suo paese.
Il suo romanzo d’esordio, “Le serment des barbares” (1999), ha subito attirato l’attenzione per la sua critica incisiva alla società algerina post-coloniale.
Tra le sue opere più celebri figura “2084. La fin du monde” (2015), un romanzo distopico che richiama “1984” di George Orwell, offrendo una riflessione profonda sui pericoli del totalitarismo religioso.
In Italia, questo libro è stato pubblicato nel 2016 da Neri Pozza con il titolo “2084. La fine del mondo“. Sansal ha anche scritto saggi come “Nel nome di Allah. Origine e storia del totalitarismo islamista” (2018), in cui analizza le radici dell’estremismo islamico.
La sua produzione letteraria, caratterizzata da una prosa elegante e da una critica audace, gli è valsa numerosi riconoscimenti internazionali e una candidatura al Premio Nobel per la Letteratura nel 2014.
Le cause dell’azione giudiziaria contro di lui
Proprio la franchezza che ha contraddistinto l’intera produzione letteraria e saggistica di Boualem Sansal ha posto l’autore in rotta di collisione con le autorità algerine.
Il 16 novembre 2024, al suo ritorno da Parigi, Sansal è stato arrestato all’aeroporto di Algeri con l’accusa di “attentato alla sicurezza dello Stato” e “offesa a istituzioni ufficiali”.
La detenzione, avvolta nel mistero, ha sollevato preoccupazioni a livello internazionale, con numerosi scrittori e intellettuali, ma anche importanti personalità politiche, che hanno chiesto la sua liberazione.
Nel marzo 2025, il pubblico ministero ha richiesto una condanna a 10 anni di carcere per lo scrittore, concretizzata il 27 marzo in una condanna a cinque anni con l’aggiunta di una salata multa da pagare.
La casa editrice italiana Neri Pozza ha lanciato un appello per la sua scarcerazione, sottolineando l’importanza della libertà di espressione.
La vicenda di Sansal evidenzia le tensioni tra libertà individuali e repressione statale in Algeria, mettendo in luce le sfide che gli intellettuali affrontano nel difendere il diritto alla libera espressione.
“2084. La fine del mondo”, la straordinaria opera di Boualem Sansal
Tra le opere di Boualem Sansal, “2084. La fine del mondo” occupa un posto centrale per la sua potenza narrativa e la sua capacità di mettere in discussione le derive autoritarie della società contemporanea.
Il romanzo immagina un futuro distopico in cui il mondo è dominato da una teocrazia totalitaria, chiamata Abistan, governata da un profeta onnipotente e da un sistema repressivo che annienta ogni forma di pensiero critico.
Il protagonista, Ati, è un uomo che comincia a dubitare della verità imposta dal regime e decide di intraprendere un viaggio per scoprire se esiste ancora qualche angolo del mondo non soggetto alla dittatura religiosa.
Il libro si ispira chiaramente a “1984” di Orwell, ma lo declina in chiave contemporanea, con riferimenti all’estremismo religioso e alla manipolazione della fede come strumento di controllo. La scrittura di Sansal, raffinata e incalzante, costruisce un’atmosfera claustrofobica in cui il lettore avverte il peso dell’oppressione e la difficoltà di liberarsi dalle catene del dogmatismo.
“2084” ha riscosso un grande successo internazionale, vincendo il Grand Prix du roman de l’Académie française e generando ampi dibattiti sulla sua interpretazione politica e religiosa.
L’opera è una feroce denuncia della perdita della libertà individuale e della pericolosità dei regimi totalitari, un monito che risuona con inquietante attualità nel panorama geopolitico odierno.