Sei qui: Home » Libri » Il cardellino, non giudicatelo dalla copertina

Il cardellino, non giudicatelo dalla copertina

E fu così che Donna Tartt scrisse Il Cardellino, e questo tomo di 900 pagine vinse il premio Pulitzer del 2014.

Un successo editoriale pazzesco, ne avevo sentito parlare ovunque, ma non mi convinceva, qualcosa di così tanto acclamato. E poi una copertina così spoglia.

Ma non riuscii a resistere all’offerta del mercatino dell’usato. Aspettava solo me.

Già l’inizio coinvolge subito il lettore, l’io narrante è di Theo, che conosciamo nella sua piena pubertà. Solito scenario newyorkese, ricorda lontanamente “Molto forte incredibilmente vicino” di Foer.

Insomma il ragazzino e la mamma per rifugiarsi dalla pioggia fuggono in un museo. Museo nel quale a minuti verrà svolto un attentato in cui moriranno un sacco di persone.

Bambini, antiquari, e la mamma di Theo.

Sotto consiglio di un uomo in fin di vita il ragazzo prende un dipinto sfuggito alla cornice e se lo infila nello zaino. Fugge poi a casa in attesa di notizie di sua madre. Quelli che chiameranno però saranno i servizi sociali, che decideranno di affidarlo ad un amico di famiglia finchè qualcuno non ritroverà il padre, scomparso da anni.

La storia poi prosegue, tenendo l’arte e il quadro medesimo sotto il filo conduttore di tutte le vicende. Alcol, droghe, qualche storia fugace d’amore, e tanta nostalgia per un uomo che crescendo non smetterà mai di essere il bambino al quale hanno strappato via la mamma troppo presto e in un modo orribile.

Theo cresce ma non dimentica e questo episodio lo logorerà per tutta la vita.

Una tecnica di scrittura invidiabile, un romanzo ricco di vicende, che seppure abbiano sempre lo stesso protagonista riesce a coinvolgere e incuriosire il lettore pagina dopo pagina, fino, purtroppo, all’ultima riga.

 

“A che pro essere buoni? E se fosse più complicato di così? Se fosse vero anche il contrario? Perchè se è vero che il male può discendere dalle buone azioni, dove sta scritto che da quelle cattive può venire solo il male? Magari a volte il modo sbagliato è quello giusto. Magari prendi la strada sbagliata e ti porta comunque dove volevi. O vedila in un altro modo, certe volte puoi sbagliare tutto e alla fine viene fuori che andava bene.

Io personalmente non ho mai tirato una linea così netta tra bene e male. Per me, spesso quella linea non esiste. Le due cose non sono mai separate. Una non può esistere senza l’altra. Finchè agisco mosso dall’amore sento che sto facendo del mio meglio.”

Francesca Marchesani

© Riproduzione Riservata