Pubblichiamo la recensione di Francesco Scarlata per l’accurata analisi del classico scritto da Charles Dickens
Burgess scrisse nel 1986: “Nessun verdetto letterario potrà mai rendere piena giustizia a Charles Dickens. Egli creò un mondo e, nel tempo libero, inventò il Natale”. Ha la forza di una calamita questo libro. Non so quante volte l’ho letto, e so di certo che continuerò a leggerlo chissà quante altre volte ancora. È fuori dal tempo il “Canto di Natale” di Dickens, essendo paradossalmente un viaggio nel tempo… uno dei meno fantascientifici e più affascinanti viaggi nel tempo raccontati dalla letteratura mondiale.
Hai desiderio di neve in piena estate? Apri il “Canto di Natale” e dopo qualche secondo vedrai comparire i fiocchi fuori dalla finestra! Grazie a questo libricino, in cui qualsiasi forma d’arte ha trovato terreno di ispirazione per numerosi riadattamenti e rifacimenti, siamo trasportati in una dimensione che dipinge il Natale in un modo che forse inconsciamente abbiamo sempre voluto e che forse non abbiamo mai avuto, con i suoi contrasti sì, con i suoi dolori e le sue gioie, con le sue luci e la sua povertà, ma al tempo stesso capace di scuoterci, di non lasciarci indifferenti, di darci una speranza di cambiamento, un cambiamento dovuto solo alla nostra forza di volontà.
È tante cose il “Canto di Natale”. È una denuncia di diseguaglianza sociale, una ghost story, un racconto pieno di sentimenti e di pietà, è un quadro che descrive una suggestiva Londra vittoriana, con le sue strade nebbiose e lucide per la pioggia. È la storia della redenzione di Ebenezeer Scrooge, un uomo anziano, avaro e scontroso, che la notte di Natale riceve la visita di tre fantasmi: lo Spirito del Natale Presente, lo Spirito del Natale Passato e lo Spirito del Natale Futuro. I tre spettri condurranno Scrooge in un mondo fatto di ombre. Anche Scrooge è destinato a diventare un’ombra a meno che egli non decida di mettere mano alla propria esistenza in maniera radicale. Ed è coraggioso da parte dell’autore assegnare a dei fantasmi il compito di redimere il protagonista: a prima vista potrebbe infatti suonar strano che si parli di fantasmi in un racconto natalizio.
La forza di Dickens sta proprio in questo passaggio: ci insegna con ironia a non avere paura, o forse a farci guidare dalla paura stessa: la paura di affrontare il passato, la paura di confrontarsi col presente, la paura di ciò che verrà. Siamo tutti un pò Scrooge come egli è all’inizio della storia e siamo tutti in grado, se lo vogliamo, di diventare Scrooge come egli è nelle ultime pagine del libro. Il Natale è più bello grazie a questo libro, è un Natale davvero per tutti.
24 dicembre 2013
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