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Brexit, l’opinione di Jonathan Coe sul referendum

Oggi il popolo britannico sarà chiamato a decidere sulla permanenza o meno nell’UE. Scopriamo insieme qual è la posizione dell'autore britannico

MILANO – “Brexit? Rappresenta l’eclisse della ragione”. E’ questo in sintesi il parere dello scrittore inglese Jonathan Coe in merito al referendum che oggi chiama il popolo britannico a decidere sulla permanenza del loro Paese nell’Unione Europea o meno. In Inghilterra il dibattito è molto acceso, sono già intervenuti diversi intellettuali e scrittori come J.K. Rowling. Vi proponiamo di seguito parte dell’intervento dello scrittore inglese riportate oggi sul Correre della Sera.

POCA LUCIDITA’ – Secondo Coe, la situazione difficile in cui si trova negli ultimi tempi l’Europa ha generato una pressione che ha trasmesso alal gente insicurezza e poca lucidità, facendo trionfare le emozioni primitive. “Comincio a temere che quanto accaduto in altri Paesi europei stia infine accadendo anche nel mio – afferma l’autore sulle pagine del Corriere –  Una popolazione frustrata ed emarginata, la cui vita è stata danneggiata, anziché arricchita, dalla globalizzazione e dal neoliberalismo degli ultimi decenni, oggi si sente tradita dai partiti tradizionali e si rivolge verso movimenti populisti che pretendono di offrire soluzioni semplicistiche e radicali ai loro problemi. Soluzioni, dovrei aggiungere, che in molti casi fanno appello alle emozioni, anziché alla ragione; rivolte non già al cervello, ma agli impulsi; e che agiscono a livello di «pancia»”.

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LA RAGIONE – L’autore de”La famiglia Winshaw” fa appello al’importanza di ricorrere alla “Ragione”, pietra angolare dell’Illuminismo europeo, uno dei pilastri della società moderna europea. “La Ragione fiorisce solo in determinate circostanze, in un ambiente particolare. Per pensare con calma, per pensare razionalmente, occorrono tempo, tranquillità e mente sgombra da altre preoccupazioni. Tutto questo è possibile in un contesto di relativa prosperità e sicurezza, un contesto che oggi, in Europa, va rapidamente dileguandosi. Siamo troppo preoccupati per il lavoro, i figli, il futuro. Sotto la pressione di tanta insicurezza, perdiamo la capacità di pensare con chiarezza: ed è proprio allora che si fa avanti il politico più pericoloso, il demagogo, con il discorso, la retorica, l’immagine, il manifesto che non si rivolgono affatto alla mente, ma direttamente alle emozioni più primitive e potenti, alla pancia”.

SCELTA EMOTIVA – La preoccupazione di Jonathan Coe è la mancanza di lucidità, e quindi della ragione, nel dibattito britannico sul referendum. “Quando è stato annunciato, infatti, ricordo di aver provato una sensazione di sgomento all’idea che una questione talmente delicata e complessa sarebbe stata presentata al pubblico e ridotta a una semplice croce da apporre su un SÌ o un NO. Di fronte all’impossibilità di operare una scelta davvero ponderata, per il gran numero di variabili e di incognite in gioco, mi è parso inevitabile che noi, il popolo, saremmo stati obbligati a fare una scelta emotiva, anziché razionale. Le istanze di identità nazionale e culturale, in particolare, sono molto difficili da tradurre in termini razionali”.

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L’ESEMPIO DI JO COX – Dove trovare risposte? Lo scrittore Jonathan Coe pensa di non trovarle nella letteratura, che “eccelle nel porre domande complicate più che nell’offrire soluzioni”, e quindi si rivolge all’esempio di Jo Cox, la deputata britannica laburista uccisa qualche giorno fa, la cui vita “sembrava ispirarsi alla volontà pratica ed ottimistica di risolvere alcuni di questi problemi, affrontando il mondo e rendendolo migliore. Si capisce dalle sue parole, dalle sue azioni, persino dalle foto del suo volto, che questa donna aveva trovato quell’equilibrio, perché in lei ragione ed emozione agivano in armonia. Jo Cox si sforzava di ispirare empatia e di tessere rapporti tra gli esseri umani, e nel suo primo discorso al Parlamento britannico, un anno appena prima della sua morte, aveva detto che il suo lavoro le aveva già insegnato una cosa: che malgrado le differenze di religione, etnia, convinzioni e condizione social e, «siamo molto più uniti e abbiamo molto di più in comune tra di noi rispetto a tutto ciò che ci divide».” Secondo l’autore, infine, il popolo britannico non ha altra scelta se non quella di credere a questi sentimenti.

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