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“Brama” di Ilaria Palomba, un libro per capire la dipendenza affettiva

"Accettare sé stessi e amarsi con i propri difetti è la cosa più difficile, ma è indispensabile per non autosabotarsi", Ilaria Palomba

Un libro intenso, a tratti duro e sconcertante, il nuovo lavoro di Ilaria Palomba. Con “Brama”, Giulio Perrone Editore, la scrittrice e poetessa trentenne, con una Laurea in Filosofia e molte pubblicazioni all’attivo,  continua a dar prova del suo innegabile talento, rivelandosi ancora una volta capace di scuotere il lettore, scaraventandolo nell’universo contorto e dissacrante di Bianca. La giovane protagonista si mette a nudo senza remore: cerca la sua armonia e sembra trovarla, per un attimo, unicamente nello studio e nella letteratura, perché solo i libri sanno essere “irrimediabile vocazione”. Tutto il mondo intorno è un nulla espanso in cui divagare nella ricerca spasmodica di senso, amore, comprensione. Niente le dà conforto: non l’amore, non la famiglia, non l’amicizia, non il sesso, non le droghe. Ogni volta un carnefice diverso a cui aggrapparsi, in gioco al massacro in cui nessuno vince.

Il baratro riaffiora inquietantemente ad ogni angolo: anche una piccola comparsa, invece di rimanere sullo sfondo dell’esistenza, può tramutarsi in uno spettro e far ripiombare nella disperazione un’anima fragile, che, pagina dopo pagina, sentiamo di voler abbracciare.

Bianca ha un’intelligenza infinita, la consapevolezza di essere stata fin da piccola una manipolatrice e la sua lotta con l’universo, che culmina periodicamente in tentativi di suicidio e ricoveri, ce la fa amare in tutta la sua dannata imperfezione. Eppure, basterebbe così poco per essere felici…

L’intervista

“Limitarsi a leggere ciò che scrive, evitando di sapere chi sia.”: dobbiamo fare così con tutti gli scrittori o a te possiamo chiedere chi sei?

È spesso deludente conoscere gli scrittori, i filosofi, gli artisti perché il più delle volte il meglio di loro è sulle pagine dei loro libri, nelle loro opere. È così anche per me, non sono socievole, non sono simpatica, educata sì ma non una persona simpatica e invece come scrittrice cerco di dare sempre il meglio.

“Sono diventata una belva per invidia”, dice Bianca. Capita anche a Ilaria?

Confondere i personaggi dei romanzi con i loro autori è un grave errore. L’invidia è un sentimento universale, tocca un po’ tutti, chi più chi meno, quando scrivo cerco di essere universale pur affrontando temi pesanti come la follia, la morte, l’amore.

“Un giorno entri in un bar e ti chiamano signora, pensavi di avere diciott’anni, invece ne hai ventotto, trentotto, cinquantotto ma il tuo sé non è cresciuto, è rimasto impigliato in un fotogramma”. Che rapporto hai col tempo che passa?

Pessimo. Ho paura di dimenticare. Ho dimenticato troppe cose importanti, a volte i ricordi mi sembrano stralci di film girati e interpretati da altri. Ho dimenticato una cosa pesante da ragazza e ho paura di farlo ancora.

Ho inoltre paura di invecchiare, di essere considerata uno scarto, una cosa che non serve a nulla. È una frase politicamente scorretta, lo so ma, intendiamoci, nel mondo reale invecchiare è un tabù. Una volta si aveva un rispetto sacro per gli anziani, soprattutto nelle piccole comunità rurali. La saggezza era qualcosa da preservare e si dava importanza a questo elemento e al tramandarsi delle leggende, delle storie attraverso l’oralità.

Ora che ci penso, non è solo invecchiando che ci si sente scarti, io mi sono sentita così anche da ragazza, da adolescente. Quando non ti accetti puoi sentirti di troppo a ogni età e il tempo diventa un demone inesorabile. Accettare sé stessi e amarsi con i propri difetti è la cosa più difficile ma è indispensabile per non autosabotarsi; la mia vita è stata quasi tutta un autosabotaggio e adesso i miei 32 anni sono insieme 18 e 81. Intendo: devo sempre ricominciare daccapo come se avessi perennemente 18 anni ma con l’idea dell’inesorabilità del tempo di chi ne ha 81.

“I social network sono un cratere e io vi sprofondo”. Quanto è vero?

Sui social sembrano tutti felici, tutti migliori di noi, tutti sbandierano i loro successi, un solo lato della medaglia, questo scatena non poche invidie e gelosie. Sui social è facile entrare in intimità con qualcuno al punto da concedergli del sesso virtuale ma è difficilissimo conoscere la verità di qualcuno, la sua personalità, ciò che lo distingue da chiunque altro. Sui social tutti sono interscambiabili. Questa superficialità nei rapporti interpersonali è direttamente proporzionale al discorso di cui sopra sui corpi vuoti. Io penso che la nostra sia una società vuota di spirito e che questo vuoto sia diventato ormai un lutto: il lutto per la morte dell’uomo.

“Ti spiego una cosa. Ci sono tre grandi poteri in Italia, a Roma: la Chiesa, la politica e la mondanità. Devi legarti a uno di questi tre poteri o sei tagliata fuori dai posti di rilievo. Ma tu non sei adatta per la politica, sei una selvaggia mi pare di aver capito; circa la mondanità temo possa stritolarti; non ti resta che ripulire il tuo vestiario e iniziare a leggere la Bibbia. Ridemmo a lungo”. Hai letto la Bibbia?

L’ho letta due anni fa e poi ho approfondito L’Ecclesiaste nella traduzione di Guido Ceronetti, la più alta forma di poesia per me.

“Rincorro la solitudine, ne ho sete, un bisogno senza scampo”. Lo dice Bianca, lo sostieni anche tu?

Dipende dai periodi. Quando scrivo sicuramente, altrimenti ho un gran bisogno degli altri. Ma gli altri esistono?

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Di Maria Pia Romano

 

 

 

 

 

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