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Beppe Fenoglio, le frasi e gli aforismi celebri

In occasione dell'anniversario della scomparsa dello scrittore Beppe Fengolio, vi proponiamo i suoi aforismi più celebri

MILANO – Il 18 febbraio del 1963 ci lasciava Beppe Fenoglio, impegnato nella lotta partigiana e protagonista della scena letteraria italiana del dopoguerra. Il suo libro “Il partigiano Johnny” è considerato uno dei più importanti romanzi della Resistenza e del Novecento italiano. In occasione dell’anniversario della sua scomparsa, ecco i suoi aforismi più celebri.

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  • “L’ozio quando è troppo completo ti inchioda più dell’occupazione più frenetica.”

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  • “Milton era un brutto: alto, scarno, curvo di spalle. Aveva la pelle spessa e pallidissima, ma capace di infoscarsi al minimo cambiamento di luce o di umore.”
    (da “Una questione privata”)

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  • “Nel pieno della malora la vita m’era diventata insopportabile.”
    (da “La malora”)

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  • “Questa guerra non la si può fare che così. E poi non siamo noi che comandiamo a lei, ma è lei che comanda a noi.”
    (da “Una questione privata”)

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  • “Tieni conto di cosa ho fatto per amore e usami indulgenza per cosa ho fatto per forza.”
    (da “La malora”)

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  • “Io ero a servire, l’unico di tutta la parentela che fosse a servire, e la cosa imbarazzava anche loro.”
    (da “La malora”)

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  • “Credo che scappino da me le cose allegre.”
    (da “Una questione privata”)

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  • “Oh come stanno bene i miei poveri due figli, come stanno bene sottoterra, al riparo degli uomini.”
    (da “Una questione privata”)

 

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