Nel panorama della letteratura europea di fine Ottocento, pochi personaggi incarnano lo spirito contraddittorio della modernità quanto Georges Duroy, detto Bel-Ami.
Nato dalla penna di Guy de Maupassant nel 1885, Bel-Ami è un romanzo spietato, lucido e incredibilmente contemporaneo nella sua lettura del potere, del desiderio e dell’ambizione.
Ma chi è davvero il suo protagonista? E perché, a più di un secolo di distanza, la sua figura risuona ancora con tanta forza nella nostra epoca?
Curiosità: Bel-Ami e il suo impatto culturale
Un romanzo da film: Bel-Ami è stato adattato più volte al cinema e in TV, tra cui la celebre versione con Robert Pattinson del 2012, che ne ha rilanciato l’icona sexy e ambigua.
Maupassant e Flaubert: Guy de Maupassant fu allievo di Gustave Flaubert, da cui ha ereditato la precisione stilistica e la critica alla borghesia francese.
Il vero volto del giornalismo: il romanzo è anche un atto d’accusa contro la stampa corrotta e sensazionalista della Terza Repubblica francese.
Un’eco nella filosofia: Michel Foucault ha parlato del potere come “rete di relazioni”: Georges Duroy è, in questo senso, una figura precocemente foucaultiana.
Chi è il protagonista di Bel-Ami, Georges Duroy: un’affascinante arrivista
Georges Duroy è un ex sottufficiale dell’esercito coloniale che, una volta rientrato a Parigi, vive di espedienti e piccole truffe, fino a quando, grazie a un incontro fortuito con un vecchio commilitone, Charles Forestier, inizia a scrivere per un giornale.
È proprio lì che la sua scalata sociale prende forma: sfruttando il suo aspetto seducente, la sua parlantina e soprattutto le donne che incontra, Duroy si insinua nei salotti borghesi, tra giornalisti e politici corrotti, diventando un uomo potente e ricco.
La sua ascesa non è guidata da alcun ideale, né da talento particolare: è un trionfo del vuoto, della forma sulla sostanza. Duroy è ambizioso, opportunista, bugiardo, manipolatore, eppure anche magnetico.
Il suo soprannome, Bel-Ami, gli viene dato dalla figlia di una delle sue amanti, e rispecchia perfettamente la sua immagine pubblica: quella di un uomo affascinante, amabile, desiderato.
Un personaggio che anticipa la società dello spettacolo
Leggere oggi Bel-Ami significa trovarsi di fronte a un protagonista che sembra uscito da un reality show, o da una campagna social perfettamente studiata.
Georges Duroy non ha bisogno di competenze: ha bisogno di visibilità, relazioni, strategie. È un esperto di auto-promozione molto prima che il termine esistesse.
Sa come piacere, come insinuarsi negli ambienti giusti, come presentarsi nel modo migliore. È la rappresentazione perfetta dell’arrivismo moderno, dove l’apparenza conta più della sostanza, e dove il successo è una questione di relazioni, manipolazioni e fortuna, più che di merito.
Duroy anticipa, con inquietante precisione, figure che oggi vediamo salire al potere nel mondo politico, mediatico o imprenditoriale.
Le donne come strumenti di potere
Uno degli aspetti più controversi ma anche più lucidi del romanzo è il modo in cui Bel-Ami mostra il rapporto di Duroy con le donne. Non è innamorato, non è romantico: Duroy usa le sue relazioni come leve sociali. Sposa la moglie dell’amico morto, seduce donne sposate per ottenere favori, si risposa con la figlia di un potente per scalare ancora di più.
Ma Maupassant non si limita a descrivere le donne come vittime. Molte di loro, anzi, sono estremamente intelligenti, colte, politicamente influenti. Madeleine Forestier, in particolare, è una delle figure femminili più affascinanti del romanzo: scrive articoli, ha accesso a informazioni riservate, e si dimostra molto più capace del marito e degli altri uomini del suo tempo.
Il vero scandalo, per Maupassant, non è che le donne vengano usate: è che il loro talento venga sistematicamente oscurato da uomini mediocri.
Una Parigi corrotta… come oggi?
Il mondo in cui si muove Georges Duroy è un mondo in disfacimento. La politica è corrotta, la stampa è asservita al potere, i rapporti sociali sono fondati sull’ipocrisia. Duroy non è un’eccezione: è un figlio perfetto di questo sistema. Lo asseconda, lo sfrutta, lo incarna.
E lo fa con cinismo, ma senza neanche la consapevolezza tragica dei grandi antieroi: non ha tormenti morali, non ha pentimenti, non prova nemmeno il bisogno di giustificarsi. Il parallelo con la società contemporanea è spiazzante. In un’epoca in cui il confine tra informazione e propaganda è sempre più sfumato, in cui il successo si misura in follower e visibilità, in cui le carriere si costruiscono più con le pubbliche relazioni che con il merito, Bel-Ami resta uno specchio lucidissimo.
L’attualità del romanzo Maupassant non moralizza.
Non c’è punizione divina per Duroy, nessuna condanna sociale. Alla fine del romanzo, Bel-Ami ha ottenuto tutto: denaro, rispetto, posizione. È diventato il “signore Duroy de Cantel”, e persino la Chiesa, che in passato lo avrebbe forse emarginato, lo accoglie e lo benedice.
Questa mancanza di redenzione o condanna fa del romanzo un testo modernissimo. È un’analisi fredda, senza appello, di una società dominata dal potere, dal denaro e dal desiderio.
Non c’è spazio per l’eroismo, né per l’amore: solo per la strategia. Ed è proprio per questo che oggi, nel 2025, Bel-Ami resta un romanzo da leggere. Perché ci aiuta a capire i meccanismi che ci circondano, ci ricorda che il potere ha sempre avuto un volto seducente, ma anche spietato. E perché ci offre un modello di protagonista non da emulare, ma da riconoscere: nei media, nella politica, a volte persino in noi stessi.