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Barack Obama, “È possibile fare politica mantenendo la propria integrità”

Il 44° Presidente degli Stati Uniti Barack Obama ospite a Che tempo che fa di Fabio Fazio su Rai3 per un’intervista esclusiva in tv in Italia sulla sua autobiografia di grande successo “Una terra promessa”

“Mi fa molto piacere essere qui, mi piacerebbe essere lì di persona ma dobbiamo aspettare che la pandemia passi”. Così il 44° Presidente degli Stati Uniti Barack Obama ieri sera ospite a Che tempo che fa di Fabio Fazio su Rai3 per un’intervista esclusiva in tv in Italia sulla sua autobiografia di grande successo “Una terra promessa”.

Il commento di Michelle sul libro

Michelle è molto critica, è molto dura. Uno dei motivi per cui l’ho sposata è perché lei mi spinge sempre a fare del mio meglio. Lei, letto il libro finito, mi ha detto: “Sì, hai fatto una bella cosa!”, però mi ha chiesto come mai mi ci è voluto così tanto tempo a finire il mio primo volume quando lei il suo l’ha finito molto prima di me. Cosa posso dire? Tutti conoscono Michelle e sanno benissimo che è decisamente superiore a me. Il fatto che mi sopporti è anche una delle grandi meraviglie che descrivo nel mio libro.

Uno dei motivi che l’hanno portato a scrivere “Una terra promessa”

Parte dello scopo che volevo raggiungere è stato quello di dare alle persone la possibilità di “aprire il sipario” e vedere che tutti i leader che si vedono in televisione sono degli esseri umani che devono prendere delle decisioni, che stanno cercando di sbrogliarsi in tutte queste prove da superare, che fanno errori e che bisogna imparare dagli errori commessi. Una cosa che desideravo era trasmettere, soprattutto ai giovani lettori, l’idea che è possibile occuparsi di politica, di vita pubblica mantenendo la propria integrità e mantenendo quelli che sono i valori che permettono di fare il meglio per gli altri.
Però alla fine ci si trova sempre di fronte alle difficoltà, a dover gestire le contraddizioni, cose complesse, è così che va.

La politica è imperfetta come tutte le cose che fanno gli esseri umani, però è possibile farla bene in un modo che possa dare un contributo positivo alla società, oppure [farla] in un modo meno positivo che porta a divisioni tra le persone e a conflitti. Spero, soprattutto per i giovani che possano essere interessati a questa carriera o comunque a far qualcosa nel mondo, che [il libro] possa servire da guida per il loro impegno.

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Sulla democrazia e l’informazione

Viviamo in un’era in cui siamo davvero “annegati” dalle informazioni. Non abbiamo mai avuto così tante informazioni sulla punta delle dita e non abbiamo mai visto, come oggi, contestare la realtà così tanto. Ci sono alcuni che erroneamente informano in un modo che è davvero distruttivo per la nostra democrazia e non sono semplicemente i social media, anche se hanno accelerato questa tendenza. Credo che a causa della globalizzazione, della tecnologia e di tutti i cambiamenti che sono intervenuti, anche dal punto di vista demografico, le persone sono incerte e cercano risposte facili per spiegare le circostanze che confondono le loro vite.

È un momento in cui, se la storia ci insegna qualcosa, i demagoghi, i movimenti violenti possono guadagnare terreno e quindi è importante che, se le diamo valore, la democrazia ci porti a credere ai fatti, alla logica, alla ragione e per esempio allo stato di diritto e a delle normative sulle quali dobbiamo essere tutti d’accordo. Possiamo anche non essere d’accordo su problematiche specifiche, per esempio sulla politica fiscale o economica o su come affrontare il cambiamento climatico, però parte di queste normative dovrebbero far sì che non ci dovessimo chiamare e definire “orribili”, “terribili”, demonizzarci a vicenda e quindi inventare fatti e manipolare, complottare, perché allora la democrazia non funziona più, non è possibile arrivare a compromessi.

Sempre più persone iniziano a credere che gli altri siano cattivi, che cerchino di minacciare il Paese. Allora come si può arrivare a un compromesso? In quelle circostanze non è possibile avere un dibattito democratico e pluralistico, è una cosa che tutti noi dobbiamo davvero affrontare. Dobbiamo da una parte gestire meglio i nostri social media, dall’altra educare i nostri bimbi a distinguere la verità dalle cose false in modo molto più efficace.

Disuguaglianze nel mondo

È una delle problematiche che credo che tutto il mondo debba affrontare. La globalizzazione, la tecnologia, sono state davvero delle micce di ricchezza e ci sono state persone che si sono arricchite in modi mai visti prima nella storia umana. Questo non è sostenibile ovviamente. Se le nostre società hanno davvero una sperequazione così profonda tra i vertici e la massa delle persone, alla fine la gente penserà che il sistema è corrotto, proverà risentimento e avrà il desiderio legittimo di cambiamento.

Dico sempre una cosa a tutti i miei amici che si occupano di affari: fa bene promuovere l’uguaglianza, bisognerebbe che tutti (loro) volessero una società dove di fatto gli stipendi sono equi, dovremmo tutti volere una società dove noi investiamo in modo che l’istruzione sia per tutti, per ciascun bimbo, perché così riusciremmo a stabilizzare di più anche la situazione economica e avremmo dei consumatori più istruiti che acquisterebbero dei prodotti migliori.

Ci dovrebbe essere un interesse proprio dall’interno di coloro che sono al top del settore economico per trovare modalità per poter ridistribuire e reinvestire tutta quella che è la ricchezza, per il bene di tutti. Alcuni Paesi hanno fatto meglio di altri. Quando si guardano per esempio alcuni Paesi Scandinavi, non è che loro non abbiano un mercato libero ma le loro popolazioni riescono a beneficiare di assistenza sanitaria di base, una buona istruzione, e nessuno si trova tagliato fuori, né da una parte né dall’altra, tutti si sentono parte di un’unica comunità.

Credo che ci siano davvero modalità per riuscire ad avere un capitalismo attento e anche, diciamo, comprensivo. Non ci deve però essere da parte del Governo un sentimento di avidità. Quando sono stato eletto Presidente nel corso della crisi finanziaria, avevamo messo a punto un sistema per prevenire una depressione e, come ho riconosciuto nel mio libro, non siamo stati in grado di risolvere alcune di queste problematiche quando avevo ancora la maggioranza al Congresso. Poi l’abbiamo persa e sfortunatamente i Repubblicani non avevano lo stesso tipo di interessi sui problemi economici.

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L’assalto a Capitol Hill

Non credo che potremmo mai cancellare quel momento, anzi penso che ce lo dobbiamo stampare nella mente perché ci deve ricordare il fatto che la democrazia non è un dono che viene dal cielo. È una cosa che invece tutti noi, cittadini dei nostri rispettivi Paesi, dobbiamo continuamente rinnovare, dobbiamo sempre investire nella democrazia.

Credo che lo stesso tipo di impulsi di estrema destra, di suprematisti, del razzismo che si è avuto a Capitol Hill qualche settimana fa, questo lo possiamo vedere praticamente in ogni Paese europeo. Di fatto c’è un conflitto in tutto il mondo, c’è una specie di gara tra coloro che credono nella democrazia, nell’inclusione, nelle possibilità economiche da dare a tutti, e coloro che credono invece nel tribalismo, nel conflitto, semplicemente perché c’è sempre un “noi” e un “voi”, gli altri sono il nemico e poi ci vuole sempre quello “forte” che ci deve aiutare a sconfiggere il nemico.

Ebbene, quella tensione è ancora presente, anche se Joe Biden è stato eletto Presidente. Lo vediamo in Ungheria, in Turchia, nelle Filippine. Credo che tutti noi che crediamo in ciò che penso sia una storia migliore di progresso umano, che sia una storia di uguaglianza e di inclusività, che riconosce la dignità di tutti, dobbiamo darci da fare di più e combattere per i nostri principi. Spesso citavo Martin Luther King che dice “L’arco dell’Universo è molto lungo ma va verso la giustizia” e io ricordo sempre che questo arco si piega perché c’è la nostra mano che lo fa muovere nella direzione della giustizia, altrimenti si va nella direzione contraria.

Le 3 cose o i 3 momenti a cui tiene di più nella vita

Se devo parlare di cose, mi piacciono i libri, non semplicemente leggerli perché imparo quando leggo, ma proprio l’oggetto-libro. Uno dei grandi tesori della mia vita è che ho ricevuto libri siglati da molti autori: Toni Morrison, Nelson Mandela, Gabriel García Márquez, il grandissimo scrittore latino-americano che mi ha donato una copia originale di “Cent’anni di solitudine”, uno dei suoi grandi capolavori, e nella sua dedica ha scritto “Cento anni”, ha cancellato solitudine e ha messo “amicizia” e poi ha firmato con il suo nome. Ecco queste sono cose che per me sono dei grandi tesori e li tengo come carissime.
Poi ho una collezione meravigliosa di palloni da basket; ormai non gioco più come una volta, ma la sensazione del palleggiare o giocare anche da solo mi piace tantissimo perché mi riporta a dei ricordi meravigliosi della mia gioventù, che sono molto importanti. Il basket è il collegamento delle varie fasi della mia vita.

I momenti della mia vita a cui tengo di più sono naturalmente quelli con le mie figlie. Adesso, a causa del Covid, sono rinchiuse in casa con noi e se ne vorrebbero andare, però per me avere la mia ventiduenne, la mia diciannovenne, a cena tutte le sere, ascoltarle per vedere che sono più brillanti, più intelligenti, più interessanti di me, per me è una soddisfazione.

Gioco della Torre: libri o palloni da basket?

Libri, perché purtroppo non posso più giocare a basket e a ottant’anni sarò ancora in grado di leggere libri, giocare a basket invece magari no. Non so se riuscirà a fare canestro a ottant’anni.

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