“Bambine” di Alice Ceresa torna in libreria in una nuova edizione: perché leggerlo

30 Luglio 2025

Pubblicato nel 1990 per Einaudi . "Bambine" di Alice Ceresa torna ora disponibile nelle edizioni Casagrande, grazie alle attente cure di Tatiana Crivelli. Scopri perché è un romanzo da leggere e recuperare.

Bambine di Alice Ceresa torna in libreria in una nuova edizione perché leggerlo

E’ un libro folgorante. “Bambine“, pubblicato nel 1990 per Einaudi quando Alice Ceresa era ancora in vita, ritorna ora disponibile nelle edizioni Casagrande, grazie alle attente cure di Tatiana Crivelli che, oltre alla postfazione, aggiunge in appendice al testo una intervista che Francesco Guardiani ha fatto alla scrittrice (Basilea 1923 – Roma 2001) per la «Review of Contemporary Fiction» nell’autunno del 1991. Fu Maria Corti la prima a indicare Bambine come uno dei pochi libri nuovi destinati a durare, cioè a entrare nella letteratura.

Perché leggere “Bambine”: un libro spiazzante ed originale

Non è un romanzo, non è un saggio, non è autofiction. Con un approccio del tutto originale e straniante, una voce esterna, ma onnisciente delinea l’infanzia e l’adolescenza di due sorelle, fornendo nel contempo una dissacrante rappresentazione della famiglia tradizionale, di impronta patriarcale.

Il libro si apre con la raffigurazione di una città ideale, disegnata sulla carta: il quadro, nel vero senso della parola, è completato da strade, vie, piazze, negozi, un albergo, un gabinetto pubblico, una scuola e un cimitero, “qualche mezzo di locomozione meccanica pubblico e privato”, un nucleo familiare, una stazione ferroviaria, un fiume e un ponticello, a dare complessivamente l’idea di un paese composito e ordinato, in cui ogni cosa è al suo posto e rispetta la sua finalità.

Poi l’attenzione con la penna che funziona come una telecamera, si sposta sulla piccola famiglia, per demistificarne, senza pietà, i riti e le dinamiche. Le bambine, nate a distanza di un anno, sono presentate come le apprendiste di quanto vedono fare all’interno di una famiglia presentata come “angusto involucro isolante” in cui a dominare è la figura paterna, che non prova tenerezza e affetto per le figlie, ma si sente signore e padrone da onorare e rispettare, pur vivendo in una sorta di extraterritorialità e marcando il suo potere anche e soprattutto in assenza.

Il modello patriarcale fatto a pezzi

Molta attenzione viene accordata ai disegni delle piccole, mediante i quali traspaiono il loro punto di vista sui genitori e i sentimenti che nutrono nei loro confronti. Così, per questa fase della loro vita la voce narrante riferisce di disegni in cui dominano, con una deformazione espressionistica, l’interesse per il dettaglio: ad esempio il naso del padre, riprodotto in molti modi e infine anche fatto a pezzi , così come il modello, qui presentato in termini assoluti, del patriarcato. Ben distante dal marito, la madre è, invece, una grottesca maschera tragica. Spesso a disagio, indossa cappellini, tacchi alti, vestiti diversi, scollati, forse ciglia finte, e soprattutto ha la bocca truccata, ma ben chiusa e uno sguardo spesso terrorizzato.

Crescendo, la maggiore assomiglia sempre più al padre, ed appare più posata e tranquilla; la minore invece si adegua all’esuberanza materna, fuori dagli schemi. Con la pubertà si distanziano ulteriormente i percorsi delle due sorelle: da questo punto in poi la narrazione, frutto di osservazione diretta, lascia il posto a quella ricavata dalle testimonianze delle due giovani, ottenute a distanza di tempo e per lo più non collimanti nella ricostruzione dei fatti.

E soprattutto il padre comincia ad intromettersi pesantemente con una serie di divieti nella vita delle ragazze, estendendo la sua autorità anche al controllo sul corpo e sull’aspetto fisico: ai loro occhi si tratta di un comportamento folle, in realtà da vero padre padrone deve farsi garante dell’onore delle figlie, eleggendosi a loro solo e unico maschio.

Il matrimonio delle due sorelle, infine, è presentato come conseguenza del desiderio di cambiare casa ed entrambe finiscono con lo scegliere male, per la volontà sia di duplicare il modello paterno, sia di prenderne le distanze. La conclusione assume toni filosofici e rimanda in qualche modo all’inizio: in entrambi i casi la presentazione grafica è punteggiata da a capo, aspetto fortissimamente voluto dall’autrice e finalmente possibile in quest’ultima edizione.

Tra avanguardia e femminismo: la sua critica ancora attuale

Sono molti gli aspetti originali e sperimentali di quest’opera che si possono riassumere nel fatto di dare una nuova definizione alla novità della coscienza della donna: non è mai un esercizio di stile, è una necessità morale di denuncia dell’inadeguatezza di un certo tipo di educazione sociale e sessuale: un’ analisi valida ancora oggi. La scelta di Alice Cerasa di presentare dall’esterno, quasi con lo sguardo di un entomologo, lo sviluppo di un nucleo familiare di stampo patriarcale sottolinea la persistenza di questo modello.

Lo stile del libro è il risultato di una distillazione accuratissima che porta a una prosa originale, rarefatta, impeccabile. I suoi maestri, dice nell’intervista riportata nell’ edizione Casagrande, sono stati Kafka, Joyce e Gadda con i quali condivide l’ironia radicata che sottrae ogni sentimentalismo alle sue osservazioni e un orizzonte metafisico nel quale l’ovvietà del mondo è completamente svanita.

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