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Robert Harris, “La scrittura è un mestiere per ottimisti”

L’autore britannico Robert Harris torna in libreria con “V2”. Due storie che si intrecciano per raccontare una delle pagine meno esplorate della Seconda guerra mondiale.

Robert Harris, autore di grandi successi tra cui “Fatherland”, “Enigma” e “L’ufficiale e la spia” (tutti editi da Mondadori), ci ha parlato del suo nuovo romanzo “V2”, in cui racconta, tra dettagli storici e personaggi reali, una delle pagine meno esplorate della Seconda guerra mondiale: quella dei missili tedeschi V2, che terrorizzarono Londra nel 1944 e che legano le storie dei due protagonisti, l’ingegnere tedesco Rudi Graf e l’ausiliaria dell’aeronautica britannica Kay Caton-Walsh.

La stesura del romanzo

Robert Harris ci ha svelato qualche dettaglio sulla stesura del libro, avvenuta per la gran parte durante il lockdown. “Per circa tre settimane ho trovato impossibile scrivere. Poi mi sono un po’ abituato e ho pensato di dover uscire da questo periodo di ‘prigionia’ con qualcosa da mostrare. Mi sono imposto di scrivere quattro ore al giorno, sette giorni su sette e ho finito il romanzo, ma non è stato facile. Sono vicino agli scrittori che in questo periodo non sono riusciti a lavorare: rilassarsi era impossibile”. Harris dice che il romanzo è stato quasi un rifugio, e spera che offra ai lettori un’occasione di distrazione. “Credo che in questo momento nessuno abbia voglia di leggere un libro sul lockdown o sulla pandemia, invece penso che un romanzo che ti trasporti in un’altra epoca possa fare bene”.

Eileen Younghusband

Per Robert Harris, l’ispirazione per scrivere “V2” è arrivata quasi per caso, quando nel 2016 ha letto sul “Times” il necrologio di Eileen Younghusband, ufficiale della WAAF, morta all’età di 95 anni. “Era parte di un team di otto donne mandate in Belgio nel novembre 1944 per elaborare, nel tempo di sei minuti, il calcolo della traiettoria dei missili lanciati dall’Olanda, e permettere alla RAF di bombardare il sito di lancio. Lavoravano sotto una grande pressione e in una situazione difficile, con poco cibo, in un inverno molto rigido. Ho pensato che fosse un personaggio interessante su cui scrivere”.

Donne in guerra

E proprio a Eileen è infatti ispirata la protagonista del romanzo, Kay, con la quale Robert Harris ha voluto rappresentare tutte le donne che hanno vissuto in quegli anni un grande momento di emancipazione, cercando di renderle nel modo più autentico possibile, muovendosi “su una linea sottile, tentando di non creare un personaggio troppo moderno, che risulterebbe anacronistico, ma al tempo stesso parlando di donne con una mentalità già abbastanza moderna, donne intelligenti che facevano un lavoro importante. Ho fatto del mio meglio per renderle in modo accurato”.

Guerra e scienza

Rudi Graf, il protagonista maschile, è invece un ingegnere con il sogno di mandare un razzo sulla luna, che si ritrova, suo malgrado, a collaborare con l’esercito tedesco per la costruzione dei missili V2. Questo porta il lettore a riflettere sul rapporto tra guerra e scienza, e come quest’ultima venga sfruttata spesso con conseguenze tragiche. Riguardo a ciò, secondo Harris, “ci sono stati tre luoghi che, durante la Seconda guerra mondiale, hanno cambiato la storia dell’umanità in modo simile: Peenemünde, dove è stato sviluppato il missile V2; Bletchley Park, dove Alan Turing ha inventato il computer; e Los Alamos dove è stata sviluppata la bomba atomica. Sono luoghi simili: migliaia di persone coinvolte, la pressione della guerra, soldi illimitati. Noi viviamo ancora le conseguenze di cosa questi tre luoghi hanno creato, nel bene e nel male”.

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La citazione del giorno è tratta dal saggio “L’arte del romanzo. Saggi sulla scrittura e ritratti d’autore”, pubblicato nel 1884 in Inghilterra e nel 1959 in Italia da Lerici Editore

Il prossimo romanzo

Autore di quattordici romanzi di successo, Robert Harris ci dice che il libro che non ha ancora scritto, e sogna di scrivere, “è quello che sto scrivendo ora. C’è sempre un nuovo romanzo, quello successivo, che speri sarà il grande romanzo, il migliore. Una cosa positiva dell’essere scrittore è l’ottimismo, il pensiero che c’è sempre un nuovo libro, c’è sempre un domani. In un certo senso, è un lavoro che non finisce mai. Lavorare mi piace, spero sempre di essere soddisfatto del mio prossimo libro e spero, soprattutto, di poter venire a presentarlo in Italia, e che saremo finalmente usciti da queste nostre ‘celle’”. Quello che è sicuro, è che il prossimo romanzo non sarà sul Covid-19: “Non riesco a pensare a niente che mi piacerebbe fare di meno”.

Photocredits: Krimidoedel Dr. Jost Hindersmann

 

Cecilia Mastrogiovanni

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