Chi è l’autore italiano più letto in America?

16 Luglio 2025

Chi è davvero l'autore più letto d'America? Sarà un uomo o una donna? E con quale delle sue opere ha stupito il pubblico di lettori americano?

Chi è l'autore italiano più letto in America?

Chi è davvero l’autore italiano più letto negli Stati Uniti? Chi ha conquistato il cuore, e gli scaffali, di lettori e lettrici americani? Se fino a qualche decennio fa la risposta avrebbe incluso nomi come Umberto Eco o Italo Calvino, oggi il primato è indiscusso e, per certi versi, rivoluzionario: Elena Ferrante è la scrittrice italiana più letta, discussa, studiata e amata in America.

Un’autrice senza volto, senza apparizioni pubbliche, eppure più presente che mai nel dibattito culturale. Ferrante ha fatto del silenzio un’arma letteraria, dell’anonimato una cifra stilistica. E il pubblico americano, in particolare quello femminile, intellettuale, borghese, progressista, ne è rimasto affascinato.

Curiosità: 5 cose che (forse) non sai su Elena Ferrante e l’America

Il nome “Ferrante” potrebbe non essere nemmeno il suo: molte ipotesi sono state fatte sull’identità reale dell’autrice, da Anita Raja a Domenico Starnone, ma nulla è mai stato confermato ufficialmente.

L’attrice Maggie Gyllenhaal ha voluto fortemente adattare La figlia oscura per il cinema, chiedendo personalmente l’approvazione dell’autrice.

 Il primo editore americano a credere in Ferrante fu un piccolo editore indipendente (Europa Editions), oggi considerato un punto di riferimento per la letteratura europea negli USA.

La serie HBO L’amica geniale è interamente girata in Italia, in lingua italiana, con sottotitoli: una rarità nel panorama televisivo americano.

 Il New Yorker ha definito la Ferrante “the most important contemporary novelist you’ve never seen”.

Chi è l’autore italiano più letto in America? La sorprendente egemonia di Elena Ferrante

In un mondo letterario sempre più globalizzato, Elena Ferrante rappresenta la prova che la profondità non ha bisogno di clamore. La sua scrittura è un abisso in cui lettrici e lettori americani si tuffano per ritrovare sé stessi, le proprie paure, le proprie contraddizioni. È lei, oggi, a portare il nome della letteratura italiana nel mondo, senza mai pronunciare una parola in pubblico. E forse proprio per questo, continua a parlare con così tanta forza.

Ma come si spiega questo successo travolgente oltre oceano?

Da Napoli a New York: la Ferrante Fever Tutto è cominciato nel 2012, quando l’editore indipendente Europa Editions (costola americana di Edizioni e/o) pubblica My Brilliant Friend, traduzione inglese de L’amica geniale.

Negli Stati Uniti, dove la traduzione è curata da Ann Goldstein, l’accoglienza è inizialmente timida, quasi diffidente. Ma poi accade qualcosa: il romanzo comincia a girare. Viene letto nei circoli letterari, recensito nei blog femministi, consigliato nelle librerie indipendenti di Brooklyn e San Francisco.

In poco tempo la Ferrante Fever esplode: Oprah Winfrey, Elizabeth Strout, Zadie Smith, Hillary Clinton, persino Barack Obama dichiarano di aver letto e amato Ferrante. The New York Times le dedica una cover story. La HBO acquista i diritti per una serie TV.

Le università la inseriscono nei programmi di letteratura comparata.

La tetralogia de L’amica geniale composta da: Storia del nuovo cognome, Storia di chi fugge e di chi resta e Storia della bambina perduta, diventa un fenomeno globale, ma è in America che assume lo status di cult.

I motivi del successo: identità, trauma e verità

Perché proprio Ferrante? Perché una storia napoletana, ruvida, femminile, ambientata in un quartiere degradato del dopoguerra, conquista milioni di lettori a migliaia di chilometri di distanza? La risposta è duplice: letteraria e politica.

Dal punto di vista letterario, Ferrante racconta il corpo, la mente, la gelosia, la maternità, la rabbia, l’amicizia tra donne con una radicalità che pochi autori hanno avuto il coraggio di affrontare.

Scrive senza reticenze, con uno stile nitido e tagliente, in bilico tra la brutalità e l’eleganza. Ogni frase sembra essere stata partorita nel dolore. Dal punto di vista politico e culturale, invece, Ferrante arriva nel momento giusto.

L’America post-#MeToo cerca narrazioni autentiche sulla condizione femminile, sulla violenza simbolica, sull’invisibilità delle donne nelle narrazioni ufficiali.

Le protagoniste dei suoi romanzi: Lila ed Elena, non sono “modelli positivi”, ma creature complesse, contraddittorie, piene di desideri e paure.

Ed è proprio questo che le rende così vere. Il fascino dell’anonimato Un altro fattore decisivo è l’anonimato dell’autrice. In un’epoca in cui l’esposizione è costante, Ferrante rappresenta un enigma.

Nessuno sa con certezza chi sia. Eppure, la sua voce è così presente da far sembrare superfluo il volto. La letteratura, per Ferrante, deve parlare da sola.

Questo approccio affascina soprattutto l’ambiente culturale americano, abituato all’autopromozione ma affamato di autenticità. Ogni sua rara intervista scritta, sempre rilasciata tramite l’editore, diventa virale. E più Ferrante resta in silenzio, più la sua voce risuona.

Non solo fiction: Ferrante e la critica letteraria

Negli Stati Uniti, Elena Ferrante è diventata anche un oggetto di studio accademico. Esistono saggi, convegni, interi corsi universitari dedicati alla sua opera.

Tra i testi più citati ci sono Frantumaglia, raccolta di lettere e riflessioni sul mestiere della scrittura, e La figlia oscura, romanzo breve che ha ispirato il film con Olivia Colman candidato all’Oscar.

Il suo stile è spesso paragonato a quello di Virginia Woolf per la capacità di dare corpo alla psiche, ma anche a quello di Philip Roth per l’implacabilità con cui smonta le illusioni borghesi.

Ferrante vs gli altri grandi italiani

Se Elena Ferrante è oggi la più letta, cosa ne è degli altri grandi autori italiani in America? Umberto Eco, con Il nome della rosa, ha avuto un’enorme influenza negli anni ’80 e ’90, ma il suo stile più colto e labirintico lo rende meno accessibile per il pubblico generalista.

Italo Calvino, sebbene molto studiato nelle università e apprezzato per la sua originalità, non ha mai goduto della stessa popolarità mainstream.

Altri autori come Niccolò Ammaniti, Paolo Giordano o Andrea Camilleri hanno avuto traduzioni ben accolte, ma non hanno mai generato una passione duratura come quella suscitata da Ferrante. Anche la narrativa queer italiana, pur crescendo negli ultimi anni, fatica a trovare spazi ampi nel mercato americano. Ferrante, insomma, è un unicum. Una voce solitaria, priva di apparato promozionale, che è riuscita a imporsi con la forza della parola e l’urgenza della verità.

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