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Attentato a Bruxelles, perché l’Isis ha voluto colpire il cuore dell’Europa

Il giornalista investigativo Franco Fracassi ci ha spiegato nel dettaglio il fenomeno Isis per capire quali potrebbero essere le sue prossime mosse

MILANO – Un altro attentato ha colpito il cuore dell’Europa. Oltre ai morti e la sofferenze, l’eredità più grande che lasciano gli attacchi è la paura. Troppe sono le vite strappate in nome di un fanatismo e un fenomeno che non accenna a diminuire e che, nonostante sia trattato tutti i giorni sui media, forse non conosciamo davvero fino in fondo. Proprio per questo motivo abbiamo intervistato  il giornalista e scrittore Franco Fracassi che ha pubblicato di recente “Isis, la storia non autorizzata“, un’inchiesta sul fenomeno Isis che viaggia sui binari alternativi rispetto all’informazione tradizionale.

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Partiamo dal suo libro. Qual è il motivo principale per cui l’ha scritto? 

Per come mi è capitato di fare per altre inchieste di vario genere, mi sono reso conto di come sul tema siano state fatte poche inchieste o ad ogni modo molto superficiali. Sull’Isis la grande informazione si è adagiata sulle poche informazioni ufficiali, si sono creati dei falsi miti. Quando i media, infatti, continuano a ripetere la stessa cosa, diventa automaticamente verità, anche se basata sul nulla. Nessuno sa più quale sia l’origine della notizia. Sull’Isis è accaduta una cosa simile e si è reso necessario scrivere un libro sull’argomento.

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Qual è il ruolo che devono avere gli scrittori e i giornalisti che trattano il tema Isis oggi? 

In Italia, forse più che negli altri Paesi, si tende a trasformare tutto, anche le notizie sull’Isis ovviamente, in un oggetto politico. L’Isis può essere utilizzato in molti modi e può essere utilizzato come un’arma nella politica. Ho scritto il libro anche per questo, per cercare di estirpare il tema dalla politica e trattarlo approfonditamente, non come vedo fare sui media tradizionali. Bisognerebbe andare all’origine del problema, scoprire come è nato, come si sostenta e quali possono essere le soluzioni per risolverlo.

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Secondo lei perché proprio Bruxelles e perché in questo preciso momento? 

Ovviamente non ho la verità in tasca, si ragiona per ipotesi a un giorno dall’attentato. Potrebbe esserci ovviamente un legame con l’arresto di Salah di pochi giorni fa, quindi dal punto di vista temporale potrebbe essere una motivazione. Per Bruxelles abbiamo alcune certezze in più. Bisogna partire dal fatto che da una parte abbiamo lo Stato islamico, dall’altra i militanti e attivisti che si trovano sul territorio europeo che sono spinti dal fanatismo. Le persone pronte a farsi esplodere non si possono controllare, alcuni di loro agiscono singolarmente. Bruxelles è la capitale dell’Europa e anche, non dimentichiamolo, della Nato. Chi vuole colpire Europa e Nato, colpisce Bruxelles. In più la città è colma di militanti Isis. L’attentato si spiega così con l’alto numero di attivisti sul territorio e con la motivazione geopolitica appena citata.

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Pensa che l’Italia possa essere uno dei prossimi obiettivi dell’Isis? I proclami dello Stato Islamico vanno in quella direzione…

Il discorso di Roma e dell’Italia è un paradosso. L’Isis, l’entità islamica più invasiva ed estremista che vuole convertire tutto il mondo, ha come obiettivo principale della sua propaganda la cristianità. Noi siamo il centro della cristianità. Roma e l’Italia dovrebbero essere quindi gli obiettivi principali di ogni attentato. In questi due anni se ci pensa, però, non c’è stato un solo obiettivo cristiano come una chiesa. Questo fa luce anche su cosa possa essere davvero l’Isis, sono fanatici, ma forse fino a un certo punto. Questo mancato attentato, spero di non essere smentito, va spiegato anche con la politica dell’Italia. Non abbiamo alcun coinvolgimento reale in alcun conflitto, paghiamo riscatti, insomma siamo degli ignavi. Concludo dicendo che, se non ci fosse il mondo attorno all’Isis, è paradossale dire che forse non esisterebbe o sarebbe un entità minore. Il mercato della guerra e i grandi Stati forniscono le risorse necessarie affinché l’Isis continui a sopravvivere.

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