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“Aspettando Godot”, il capolavoro di Samuel Beckett

Il 13 aprile del 1906 nasceva Samuel Beckett, fra i più grandi esponenti del teatro dell'assurdo. Lo ricordiamo riscoprendo "Aspettando Godot", il suo capolavoro che parla dell'insensatezza della vita e dell'attesa.

“Non succede niente, nessuno viene, nessuno va, è terribile”.

Aspettando Godot” è un’opera sensazionale, che ha segnato in modo indelebile il mondo della cultura. Samuel Beckett, di cui oggi celebriamo l’anniversario della nascita, ha concepito un capolavoro che mescola insieme teatro e filosofia. Scopriamolo insieme!

“Aspettando Godot”, un’opera incentrata sull’attesa

Vladimir ed Estragon sono i due protagonisti di “Aspettando Godot“, uomini che fremono di attesa su una strada desolata di campagna. Aspettano un tale “Mr Godot”, che nonostante passino i giorni non si palesa mai e si limita a mandare un emissario che fa ingresso sulla scena soltanto per annunciare che Godot “oggi non verrà, ma verrà domani”.

Ecco le parole con cui Carlo Fruttero descrive “Aspettando Godot” e la portata rivoluzionaria che caratterizza quest’opera:

“Non c’è da meravigliarsi che, uscendo dal teatro, la gente si chieda cosa diavolo ha visto. In casi come questo si finisce sempre per attribuire all’autore un preciso disegno simbolico, e si rigira il testo pezzo per pezzo, battuta per battuta, cercando di ricostruire il puzzle. Si ha l’impressione che Beckett, a casa sua, stia ridendo malignamente alle nostre spalle, mentre con una semplice intervista alla televisione potrebbe chiarire ogni cosa.

Diremmo subito che, a nostro parere, pretendere a tutti i costi questo “sesamo apriti” non ha senso. Stabilire se Godot è Dio, la Felicità, o altro, ha poca importanza; vedere se in Vladimiro ed Estragone la piccola borghesia che se ne lava le mani, mentre Pozzo, il capitalista, sfrutta bestialmente Lucky, il proletariato, è perfettamente legittimo, ma altrettanto legittima è la “chiave” cristiana, per cui tutto, dall’albero che si trova sulla scena, e che dovrebbe rappresentare la Croce, alla barba bianca di Godot, si può spiegare Vangelo alla mano”.

L’accoglienza di “Aspettando Godot”

Ciò che succede sulla scena di “Aspettando Godot” ha dell’incredibile per gli spettatori: il palco è vuoto. Nulla di più sulla scena dei due strambi protagonisti e di un albero, che con i movimenti delle foglie regola il trascorrere dei giorni e il mutare del clima. È la rivoluzione del teatro dell’assurdo, in cui non c’è spazio per gli orpelli, le scenografie decorate e decorative, gli abiti di scena sensazionali. Non c’è spazio per dialoghi altisonanti, personaggi, comparse…

Tutto si gioca sui dialoghi, pressoché insensati, che raccontano l’insensatezza della vita e della stessa attesa che è, poi, la protagonista di “Aspettando Godot”. Quando a Parigi si tiene la prima rappresentazione della pièce, nel 1953, il pubblico è attonito. Sconvolti tanto dall’insensatezza di “Aspettando Godot” quanto dalla sua forza prorompente, gli spettatori e i critici si interrogano sul significato dell’opera e sulle sue interpretazioni. Che si tratti di un capolavoro rimane indubbio.

Samuel Beckett

Irlandese di nascita, Samuel Beckett viene alla luce il 13 aprile 1906 in una famiglia borghese di fede protestante. Trascorre l’infanzia nella grande casa di campagna nelle periferie di Dublino. Sin da subito manifesta la passione per lo sport, in particolare il cricket, e le materie umanistiche. Eccelle infatti nel francese, e ottiene ottimi risultati anche con l’italiano e l’inglese. Conduce una vita da viaggiatore, recandosi prima in Francia e poi in Italia fra il 1926 e il 1927.

Dal 1932 vive soprattutto a Parigi, divenendo amico e ammiratore di Joyce e scrivendo sia in francese sia in inglese, spesso traducendo le proprie opere da una lingua all’altra. Raggiunge la notorietà nei circoli letterari con alcuni romanzi e racconti brevi. Tutta la sua produzione narrativa ha una forte inclinazione filosofica. Anche nelle opere teatrali troviamo una visione prettamente nichilista della vita, così come la convinzione dell’insensatezza dell’agire umano. Beckett muore il 22 dicembre del 1989 a Parigi.

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