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Arturo Pérez-Reverte, “Senza la lettura non possiamo capire il presente”

Arturo Pérez-Reverte, scrittore e giornalista spagnolo e figura di primissimo piano della letteratura contemporanea, è il protagonista dell’edizione 2024 di Dedica Festival di Pordenone, quella del trentennale

L’autore individuato per l’edizione 2024 di Dedica Festival di Pordenone, quella del trentennale organizzato dall’Associazione Thesis, è Arturo Pérez-Reverte, scrittore e giornalista spagnolo e figura di primissimo piano della letteratura contemporanea.

Dalla penna elegante, l’autore iberico Arturo Pérez-Reverte è molto apprezzato per il modo in cui riesce a fondere la storia con la finzione; per il modo, cioè, con cui riesce a far convivere grandi personaggi realmente esistiti e personaggi complessi e affascinanti creati dalla sua fantasia. Quest’anno sono previsti dodici appuntamenti per capire la scrittura di Pérez-Reverte.

Dedica Festival si è aperto sabato 16 marzo con il dialogo tra lo scrittore e il giornalista e traduttore di letteratura spagnola e latinoamericana Bruno Arpaia, curatore con Claudio Cattaruzza della monografia Dedica a Arturo Pérez-Reverte, edita da Thesis per la rassegna 2024.

Arturo Pérez-Reverte, dal giornalismo alla letteratura

La scrittura di Arturo Pérez-Reverte nasce dopo un lungo percorso da inviato di guerra che ha maturato in lui un lucido realismo e una profonda disillusione nei confronti degli esseri umani e la certezza che, pur essendo la più grande sciagura dell’umanità, la guerra è purtroppo anche un fatto connaturato nell’uomo.

“La mia bussola principale – dice lo scrittore spagnolo – è la storia con la S maiuscola poi integrata con la narrazione delle vicende dei singoli personaggi e con la lucidità di guardare il male negli occhi. Ero un bambino a Cartagena che viveva per strada e poi un inviato di guerra a 21 anni a Cipro, nelle Falkland, nella Guerra del Golfo.”

“La guerra – continua – è un modo di guardare il mondo, perché è nutritiva e consente un’attenta radiografia degli esseri umani. Ma prima ancora ci sono i libri: se ho capito la guerra è perché prima avevo letto l’Iliade.”

Poi il passaggio alla narrativa “Negli ultimi anni della guerra balcanica – dice Arturo Pérez-Reverte – stavo perdendo rispetto per il mio lavoro e non riuscivo ad avere uno sguardo disincantato senza più quella freddezza che si chiede per comprendere e raccontare il mondo da giornalista. Avevo già scritto quasi per gioco un romanzo La tavola fiamminga nel 1990 e perciò il passaggio è stato facile.”

Decisive, ancora una volta, le letture e la biblioteca di oltre 30000 volumi: classici latini e greci, la narrativa del Siglo de oro e la grande letteratura dell’Ottocento da Dumas a Balzac. “Sono stato un lettore predatore – dice lo scrittore – con la fortuna di vivere presso il mare, il Mediterraneo in cui c’è tutto e continuo a leggere e ad imparare. Odio il momento della scrittura: il gesto meccanico e mi piace invece la documentazione che rende la stesura del romanzo un’avventura e la storia una sfida continua.”

Le protagoniste femminili dei suoi romanzi

La guerra, la storia, il mare, i libri, le donne, eroi, trafficanti, sono alcuni dei temi dell’imponente produzione di Arturo Pérez-Reverte, insignito dalla Corona spagnola al merito navale, Cavaliere di Francia dell’Ordine delle Arti e delle lettere. Le donne soprattutto, protagoniste spesso nei suoi romanzi a partire da “L’italiano” dove, nonostante il titolo, a fare da eroina è appunto una intensa figura femminile.

“La vita – racconta – mi ha dato il privilegio di poter vedere le donne in situazioni estreme e questo mi ha dato di loro una visione che non aveva più a che fare con l’ educazione che avevo ricevuto da bambino e quindi ho compreso i territori nei quali le donne si muovono.

Le donne hanno sulle spalle molti secoli di silenzio: relegate in cucina al ruolo di madri o in camera da letto e questo ha fatto si che sviluppassero uno sguardo sul mondo diverso dal nostro e una lucidità estrema, dolorosa e anche pericolosa quando le donne poi decidono passare all’azione”.

“Non c’è animale più pericoloso di una donna ferita o creatura più fedele di una donna innamorata – conclude – perché sa colpire e distruggere con efficacia, e se ama protegge in modo assoluto”.

Le guerre attuali e il ruolo della memoria

E non poteva mancare una riflessione sui conflitti bellici nel mondo. “La guerra – constata lo scrittore spagnolo – è uno stato naturale, che in Occidente credevamo stupidamente fosse qualcosa di strano ed emarginato dalle nostre vite; ma quando guardiamo al passato ci rendiamo conto che da Troia a oggi è cambiata solo la tecnica, però il meccanismo però è lo stesso: l’uomo è un animale pericoloso che affronta e risolve i suoi problemi con violenza, con la legge del più forte.

E il peccato dell’Occidente è essersene dimenticato: scordiamo che l’essere umano ogni tanto si “risveglia” e ritorna a essere l’animale pericoloso che è sempre stato, che lo faccia con un cavallo di legno o con i droni non importa. Ma non leggiamo più – le giovani generazioni in particolare – e così abbiamo perso la capacità di interpretare il presente alla luce del passato”.

Il male va conosciuto perché lo si capisca prima che arrivi anche se non serve per evitarlo. “Parlare con un uomo del male è più interessante del dialogo con una brava persona. Una volta, in Angola – racconta Arturo Pérez-Reverte – ho intervistato un torturatore mercenario portoghese. Sentivo le urla delle sue torture, poi siamo andati a bere una birra. So che non sarebbe normale, ma ho imparato tantissimo”.

E ancora una volta torna il ruolo della lettura e della letteratura, su cui Arturo Pérez-Reverte non ha dubbi: “E’ finita, ma l’essere umano avrà sempre bisogno di narrazione, magari con altri supporti e il bisogno di raccontare ci sarà sempre.”

Dedica Festival

Dedica Festival di Pordenone propone ogni anno una settimana di libri, di incontri, di teatro, di musica, di cinema, di mostre sulla figura di un solo autore, attorno al quale ogni edizione costruisce il proprio specifico itinerario, sempre diverso.

Una riflessione sulla figura dell’ospite scelto come dedicatario, perché dalla sua produzione letteraria si possa spaziare sul pensiero, sui contesti culturali, sulle varie forme artistiche che i più diversi mezzi espressivi sanno far emergere dalla sua opera.

Alessandra Pavan

 

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