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Arriva il “Meridiano” di Sandro Penna

Cari Amici di Libreriamo, è da qualche giorno uscito per Mondadori il “Meridiano” di Sandro Penna: Poesie, prose e diari”, a cura di Roberto Deidier, con una cronologia di Elio Pecora, pp. CXLI-1420. Il testo raccoglie per intero le poesie di Penna, le prose pubblicate in vita dall’autore e una scelta degli scritti diaristici. Il “Meridiano” esce grazie al lavoro minuzioso, critico, filologico e pluridecennale del Prof. Deidier e ne permette così la lettura, come mai era accaduto prima, di uno dei massimi poeti italiani di tutti i tempi. Abbiamo incontrato il Prof. Deidier e con lui abbiamo fatto una chiacchierata.

Professore se si dovesse presentare ai nostri amici cosa direbbe di Lei e che aggettivi utilizzerebbe per raccontarsi? Ce ne descriva tre.

Chi mi conosce sa anche del mio carattere piuttosto schivo. Non amo parlare di me, lascio che siano i miei libri a dare un’immagine.

Professor Deidier, dopo circa trent’anni di suo lavoro minuzioso arriva finalmente il “Meridiano”,  ma perché tutto questo tempo per un grande della poesia italiana ?

Penna aveva bisogno di un profondo restyling editoriale, che tenesse soprattutto conto delle carte del suo archivio. Studiare e trascrivere quelle carte, svincolarlo da precedenti contratti, raccogliere e commentare tutto ha richiesto diversi anni: la filologia vuole i suoi tempi .

Come presenterebbe Penna ai nostri amici lettori? E come gli descriverebbe il “Meridiano” ?

Penna è il più grande lirico del Novecento, il più perfetto. È un poeta a venire, nel senso che resta ancora molto da scoprire al di là degli stereotipi, delle leggende, delle  incrostazioni che su di lui si sono sedimentate nel tempo. Quando Penna scrive “fanciullo” evoca un universo, è ben altro dal poeta dei corpi e degli afrori che in tanti si ostinano ancora a leggere. Mi auguro che il Meridiano spinga in questa direzione: il lettore e lo specialista vi troveranno anche diversi inediti, soprattutto i diari che sono cruciali per una sua più piena comprensione.

Penna aveva un culto di Montale, Pasolini di Penna, Lei se si dovesse sbilanciare che poeta italiano del ‘900 ritiene fondamentale?

Saba, senza ombra di dubbio; e Sbarbaro. Ma queste sono preferenze, sintonie. Ognuno può esibire le sue e i conti non tornano mai… Però credo che Saba condivida lo stesso destino di Penna: è un poeta ancora tutto da studiare.

Lei oltre che Professore è anche poeta e nel 2014 ha pubblicato “Solstizio” per Mondadori, ce ne vuole parlare ?

Dico sempre di sentirmi un poeta prestato all’università piuttosto che un professore. Solstizio è apparso dopo molti anni di silenzio, nei quali ho scritto molto e ho anche buttato nel cestino il molto scritto. Dopo Il primo orizzonte, l’ultimo libro del 2002, ho sentito la necessità di fermarmi, di riprendere a leggere e studiare i poeti, ma anche di nutrirmi di altre letture. Saba diceva che per fare poesia ci vuole un grande amore o un grande dolore: insomma, ci vuole tanta vita. Spero che questo si sia avvertito, in Solstizio.

Da docente come giudica lo stato delle università italiane?

Ho conosciuto un’altra università, dove la competizione era fondata sulla qualità. A volte, per raggiungere quella qualità, si richiedevano anni di studio. Oggi i docenti sono considerati poco più che vacche da mungere; anche gli studenti soffrono questa situazione, che li priva di insegnanti adeguati.

Quali progetti riserva il futuro per Lei, e per il “Meridiano”?

Continuerò a occuparmi di Penna anche se più marginalmente. Sto fondando con Raffaele Manica dei quaderni internazionali di studi, intitolati Il viaggiatore insonne. Intanto preparo un nuovo libro di poesie e una raccolta di saggi sul tema dell’identità. Quanto al Meridiano, sarà presentato in alcune città italiane. Spero che presto potremo riavere anche delle edizioni economiche.

La ringraziamo per la disponibilità

Grazie a lei.

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