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Armando Besio, “La carta stampata tutela la qualità dell’informazione”

Il punto di vista del capo servizio delle pagine culturali di Repubblica Milano sul mondo della cultura e dell'informazione oggi

MILANO – Scelte più riflessive, scrittura meno improvvisata, rapporto più educato con il lettore. E’ questa la virtù del giornalismo su carta stampata rispetto a quello online secondo Armando Besio (nella foto, a destra con Alberto Rollo a Zelbio), capo servizio delle pagine culturali di Repubblica Milano. Oltre ad essere giornalista e scrivere di arte su Robinson e su Il Venerdì di Repubblica, Besio dirige Zelbio Cult , un piccolo grande festival culturale che si svolge ogni estate, da undici anni, a Zelbio, un paese di 200 abitanti a 800 metri d’altezza tra i monti del lago di Como. Ecco il suo punto di vista legato al mondo della cultura e dell’informazione.

 

Qual è lo stato dell’editoria italiana oggi?

E’ viva, direi. Quanto sana – in senso economico – non saprei dire. Dovrei avere i bilanci, e saperli leggere.

 

La comunicazione è in continua trasformazione, quindi anche quella legata alla cultura ed ai libri. Come è cambiata negli ultimi anni?

Non frequento i social e guardo poco la televisione. Quindi, non so rispondere. C’era Passepartout di Philippe Daverio, su Rai Tre, che aveva cambiato il modo di fare cultura in tv. Funzionava, piaceva, non l’hanno confermato.

 

Sei responsabile delle pagine culturali milanesi di Repubblica. Quali contenuti esclusivi offrono i quotidiani cartacei rispetto alla vasta offerta di informazione presente oggi?

Per ora, e fino a quando non so, mi pare che la Rete premi soprattutto l’eccentrico, il superficiale, il modaiolo. Con un linguaggio enfatico, strillato, approssimativo. La carta, almeno in teoria, e finché resisterà, difende la trincea della qualità. Scelte più riflessive, scrittura meno improvvisata, rapporto più educato con il lettore. Quello che provo a fare, con i miei collaboratori, sulle pagine di Milano.

 

I dati legati alla lettura in Italia sono in leggera ripresa, ma se paragonati al resto dell’Europa siamo uno dei Paesi dove si legge meno. In che modo è possibile attuare questo cambiamento culturale, portando la gente a leggere di più nel nostro Paese?

Famiglie latitanti, insegnanti a corto di idee (e di mezzi). L’educazione, anche alla lettura, nasce in casa e a scuola. Già detto mille volte, ma sempre vero.

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