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Antonio Manzini, “La provincia italiana rappresenta lo stato del nostro Paese”

Il giallista best seller per i romanzi che hanno ispirato una serie tv cult, “Rocco Schiavone” con Marco Giallini, è in uscita con “Pulvis et umbra”

PORDENONE – Nel cuore di Pordenonelegge da sempre pulsa un’anima giallo-nera. Quest’anno il festival apre al pubblico un generoso percorso di novità e proposte nel segno del giallo e del ‘noir’: a cominciare dall’incontro con Antonio Manzini, il giallista best seller per i romanzi che hanno ispirato una serie tv cult, “Rocco Schiavone” con Marco Giallini. L’autore  è in uscita con “Pulvis et umbra” (Sellerio) che si preannuncia best seller dell’autunno. L’incontro con Antonio Manzini è inserito nel percorso “Viaggio in Italia”, il progetto “giallo-noir” di produzione del festival che racconta Milano, l’Appennino emiliano, Firenze, La Versilia, Torino, Aosta, Napoli, Roma, e lo fa con Hans Tuzzi, Pierluigi Vito, Marcello Simoni, Giampaolo Simi, Alessandro Perissinotto, Antonio Manzini, Maurizio De Giovanni e Gilda Piersanti.

AOSTA, LA PROVINCIA ITALIANA – Naturalmente si parte da Aosta, una provincia – dice Manzini – narrativamente più interessante grazie alla quale è possibile raccontare un pezzettino di questo paese, spesso superato dalla cronaca. Ma la provincia è un laboratorio, una sorta di sineddoche che parla e spiega il paese più grande. Perchè proprio Aosta? “Perché bisogna parlare di ciò che si conosce : – spiega lo scrittore – da anni vado d’inverno da quelle parti. Cercavo un posto dove il personaggio, romano di Trastevere, fosse un pesce fuor d’acqua. Un posto dove Rocco Schiavone non avesse nessun legame dal punto di vista umano e soprattutto ambientale. Per clima, paesaggio, cibo insomma tutto. Aosta mi sembrava il luogo ideale. Primo perché un romano di Trastevere non ha ben chiaro dove si trovi, in secondo luogo perché ci sono molti aspetti in comune fra quei territori e l’anima di Rocco. La Vallee è un luogo all’apparenza piuttosto chiuso, dominata da forti e castelli e rocce nere incombenti . Lì ci sono le vette più alte d’Europa e più pericolose. Spesso il sole va via presto e l’ombra in inverno arriva già a metà pomeriggio. Poi invece, all’improvviso, si apre e regala paesaggi fra i più belli del mondo. Come nel Gran Paradiso e su in vetta, quando riesci a vedere tutta la corona delle Alpi. Proprio come Rocco. All’apparenza burbero, orso, chiuso, poi capace di slanci emotivi e di generosità imprevisti Ma Rocco, come l’autore, proviene anzi fugge da Roma. “ In questo – rivela Manzini – io e Rocco siamo uguali: non ci riconosciamo più in Roma,  che è cambiata : è un coacervo di uomini e case che si trovano assieme,  ne sono scappato anche io con dolore e soffro per Roma come si sta male quando ci si rende conto che un amico spaccia eroina e si trova in prigione. Aosta invece è  ancora un odore e un sapore . “Il problema vero – continua Manzini – è la verosimiglianza perchè la Val d’Aosta è una regione con pochissima criminalità : Camilleri è stato più abile perché ha inventato Vigata e io ho invece devo sempre scontarmi tra reale e verosimile, non solo sul piano della cronaca nera, ma anche per quanto riguarda la ricostruzione dell’ambiente, tema su cui ricevo tantissimi suggerimenti dai valdostani.

DUE FILI NARRATIVI – Aosta e Roma ritornano anche nel plot di Pulvis et umbra  dove due trame si svolgono in parallelo. Ad Aosta si trova il cadavere di una trans. A Roma, in un campo verso la Pontina, due cani pastore annusano il cadavere di un uomo che porta addosso un foglietto scritto. L’indagine sul primo omicidio si smarrisce urtando contro identità nascoste ed esistenze oscurate. Il secondo lascia un cadavere che puzza di storie passate e di vendette. In entrambi Schiavone è messo in mezzo con la sua persona, con le sue ombre e il suo passato. E Marina, la moglie morta, con cui parla spesso, soprattutto davanti alle rovine romane di Aosta , un pezzo della capitale trasferito nel profondo Nord e lì nei monologhi con Marina , il vice questore apre il proprio cuore e lo mostra senza veli e senza protezioni, ma questa volta il fantasma della moglie comincia a ritirarsi per far posto all’agente Caterina Rispoli e a un ragazzino che solitario che risveglia sentimenti paterni.

 

Alessandra Pavan

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