Antonio Manzini abbandona il giallo per raccontare una storia d’amicizia

23 Settembre 2025

Antonio Manzini con "Max e Nigel" (edizione Sellerio) si dedica alla letteratura per ragazzi: un libro che ci insegna come l’amicizia possa aiutare a superare i problemi

Antonio Manzini abbandona il giallo per raccontare una storia d'amicizia

Lontano, ma neanche troppo, da Rocco Schiavone, Antonio Manzini con “Max e Nigel” (edizione Sellerio) si dedica alla letteratura per ragazzi: lascia da parte per un attimo le vicende serie e tormentate e ci presenta una storia, anzi, tante piccole grandi storie che sembreranno banali, quasi inutili di fronte a casi di omicidi, rapimenti e stupri. Eppure è fin da piccoli che s’imparano le cose, cose come la giustizia. E a volte anche chi agisce a fin di bene potrebbe trovare una punizione, magari piccola, ad attenderlo al varco.

Antonio Manzini e la prima volta di un romanzo per adolescenti

“Il libro – dice Manzini – è un salto nel buio perché è la prima volta che mi avventuro in questo tipo di racconto. I temi affrontati sono però seri, dalla paura di crescere al bullismo, e la tesi è che l’amicizia può superare i problemi o comunque può aiutare molto. Una dimensione “gialla” c’è comunque perché i due protagonisti che non si offendono devono trovare il responsabile di una storia di bullismo e c’è da scommettere che lo troveranno.”

La storia è ambientata ai giorni nostri, ma i ragazzini protagonisti non hanno i cellulari e non frequentano il mondo social e soprattutto vanno in giro da soli , acquisendo – spiega Antonio Manzini – quel senso di responsabilità, che il controllo via telefonino attuato dai genitori sta facendo sparire”. “E’ un mondo troppo pieno il nostro – continua – in cui non c’è spazio per la noia, che invece è creativa. Io quand’ero ragazzino costruivo storie con i fumetti: il gancio narrativo l’ho imparato in quel momento.” “E studiando argomenti che mi sembravano fuori dal tempo – continua scherzando – come il modo ottativo in greco, ho capito, ma solo in un secondo momento con la maturità degli anni, che non possiamo fare a meno dell’inutile.”

Due personaggi che si completano: Max e Nigel

Max e Nigel sono due personaggi complementari e molto diversi tra loro: li chiamano Maxibon. Max dunque è il protagonista narratore e anche il procacciatore di guai perché ha una dote innata nel ficcarsi nei guai e trova sponda sui suoi amici (il gruppo dei desperados, così pare siano noti a scuola), primo fra tutti Nigel che funge dunque da coprotagonista, una spalla, più che un alter ego o un doppio o ancora un complemento, un’integrazione, una compensazione.

Max e Nigel sono perfettamente in sintonia, tuttavia mettono in campo capacità spesso diverse e complementari, dove non arriva uno c’è l’altro, insomma, corrispondono a due parti di mondo diverse, anche da un punto di vista sociale e familiare: Max vive solo con la mamma con una situazione economica al quanto problematica, Nigel ha un sacco di fratelli, una famiglia compatta e decisamente benestante ed è questa dinamica tra i due personaggi che permette alla narrazione una elasticità e mobilità che giova tanto al ritmo quanto alla composizione narrativa in generale.

Il mondo dei due protagonisti insomma è quello della curiosità e dell’avventura, quello di Salgari, l’isola del Tesoro, i ragazzi della via Paal, Pinocchio e soprattutto Gianburrasca: “Era il mio libro preferito – confessa l’autore – ed è stato un po’ la fonte di ispirazione per questo libro, in cui vorrei enfatizzare il valore dell’amicizia. Oggi manca il cameratismo e il senso di empatia e si è molto concentrati, fin da bambini, solo su se stessi. Mancano i cortili pieni di ragazzini che giocano a calcio e che preferiscono stare chiusi in casa piuttosto che uscire e scoprire nuove cose.”

Ma rispetto al passato cui Antonio Manzini guarda un po’ con nostalgia, il presente degli adolescenti regala una bella novità: “Perché – spiega l’autore – i personaggi vengono da posti diversi e lontani come un mappamondo che si ruota e fa evocare e sentire il profumo di mondi diversi, un‘opportunità che noi non avevamo e che è importantissima.”

Le storie raccontate finiscono bene e la costruzione dei personaggi, veri, credibili, reali, che parlano e si comportano e pensano come due ragazzini “normali” è realizzata da una scrittura in grado di stare dalla loro parte, perché non imposta, non giudica, non interviene, tra il giallo, l’avventura e il romanzo di formazione, con personaggi interessanti che si prestano a diventare seriali.

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