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Antonio Fusco, “Per far leggere di più occorre abbassare il prezzo dei libri”

Intervista allo scrittore napoletano, funzionario nella Polizia di Stato e creatore del personaggio del Commissario Casabona

MILANO – E’ uscita per Giunti Editore la quarta avventura del Commissario Casabona ‘Le Vite Parallele’  del napoletano Antonio Fusco, funzionario nella Polizia di Stato, capo della Mobile di Pistoia e criminologo forense che dal  2000 si occupa di indagini di polizia giudiziaria in Toscana. Il poliziotto/giallista ci racconta un po’ il suo Le Vite Parallele, che tra colpi di scena e precise ricostruzioni dei personaggi appassiona il lettore sino all’ultima pagina. Lo sfondo è quello della campagna toscana, i suoi paesaggi dolci in cui si consuma una storia terribile della sparizione di una bambina vittima delle intricate relazioni tra moglie e marito, entrambi più presi da loro stessi che dal loro ruolo di genitore e ciascuno alla ricerca di una propria soddisfazione ed appagamento che non contempla la voglia di poter sacrificare qualcosa di se stessi per il bene della figlia che diventa vittima due volte. La vicenda umana e le relazioni familiari del Commissario Casabona si inseriscono nella storia, confermando quella tendenza tutta del giallo italiano di un interesse per la vita intima del Commissario di turno, descritto non nel ruolo, ma nelle sua personale forza e debolezza.

 

Perché la scelta di affrontare un tema difficile come la sparizione di un bambino?  
Ho voluto creare la giusta atmosfera drammatica per far conoscere ai lettori come si comportano le forze dell’ordine quando sono costrette ad affrontare il dramma della scomparsa di una persona nella realtà. Parlare delle tecniche investigative, dei protocolli di ricerca e del coinvolgimento emotivo che è sempre molto forte.

 

Perché sempre di più c’è un interesse degli autori per le vicende personali dei propri  personaggi?
Credo che sia proprio questa la chiave del successo del noir mediterraneo. Un racconto che comprende tutto ciò che gira intorno al caso da risolvere e che restituisce la dimensione umana dei protagonisti. E’ la rappresentazione della vita che è sempre l’incontro (e talvolta lo scontro) di tante storie individuali. Ognuno di noi è portatore di un mondo che agli occhi degli altri diventa vicenda personale.

 

Perché la scelta di un posto che non esiste e non una ambientazione reale?
Perché volevo rappresentare qualcosa di più ampio di una qualsiasi città toscana. Volevo parlare della toscanità senza essere vincolato ad un luogo esistente che può diventare un limite e una forma di costrizione.

 

Cosa si può fare per far leggere di più?
Intanto bisognerebbe abbassare i prezzi dei libri. La mia casa editrice (la Giunti) lo fa già in modo egregio. Poi bisognerebbe educare alla lettura nelle scuole. Non solo lettura dei testi per acquisire competenze, ma anche lettura libera. Quella che si fa per scelta e per piacere personale.

Michele Morabito

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