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Antonella Mascali, “Occorre insegnare la vita di Giovanni Falcone nelle scuole”

Ecco il personale ricordo da parte della giornalista e scrittrice legata alla figura del giudice-magistrato Giovanni Falcone

MILANO – Occorre fare delle grandi lezioni di educazione civica per tramandare nel tempo i valori di persone come Giovanni Falcone. E’ questo affermato da Antonella Mascali, giornalista giudiziaria de “Il Fatto Quotidiano” e scrittrice, autrice del libro “Le ultime parole di Giovani Falcone e Paolo Borsellino“, opera che raccoglie gli interventi, le interviste, le parole di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino da tramandare alle future generazioni. Ecco il personale ricordo da parte della giornalista legata alla figura del giudice-magistrato.

 

Cosa rappresenta la figura di Giovanni Falcone per il nostro Paese e per la lotta alla legalità?

Sicuramente Giovanni Falcone è stato un magistrato fondamentale per la lotta alla mafia, un problema non solo siciliano, ma nazionale. “Cosa Nostra” esiste ancora per i legami che purtroppo ha sempre avuto con rappresentanti della politica e del mondo istituzionale: le collusioni ci sono sempre state, altrimenti non parleremmo ancora di criminalità organizzata.

Giovanni Falcone ha dato un contributo decisivo alla lotta a Cosa Nostra, insieme a Paolo Borsellino e ad un altro esempio che era Rocco Chinnici, anche lui un magistrato ucciso dalla mafia e un maestro per Falcone e Borsellino.

Giovanni Falcone ha rappresentato quello che un magistrato doveva essere: capace, dedito, intelligente, con un grande intuito. Se noi adesso sappiamo come è organizzata la mafia, la “cupola”, se abbiamo una definizione per i vari tipi di reati propedeutici per punire gli imputati condannati per mafia, lo dobbiamo a Giovanni Falcone. I collaboratori di giustizia, a partire da Buscetta, si sono fidati di lui e di Borsellino. Senza di loro, non avremmo fatto dei passi avanti.

 

Lei è autrice del libro “Le ultime parole di Giovani Falcone e Paolo Borsellino”, un’opera scritta per far conoscere ai più giovani i due magistrati. Come possiamo far conoscere e tramandare l’esempio ed i valori di Giovanni Falcone?

Se non vogliamo che siano morti invano magistrati come loro, dobbiamo continuare a farli vivere attraverso il racconto di quello che hanno fatto e attraverso le loro parole. Con questo libro ho fatto una scelta precisa: invece di ricordarli come giornalista descrivendo cosa hanno fatto, ho voluto far parlare loro. Tutti parlano di Falcone e Borsellino, ma nessuno racconta quello che loro dicevano.

Il lavoro fondamentale deve essere fatto nelle scuole. Dalle elementari all’università, le scuole hanno responsabilità a tutti i livelli, con discorsi adatti a tutte le età. Occorre fare delle grandi lezioni di educazione civica. E’ un lavoro di memoria attiva: non mi sta bene che ci si ricordi di queste persone solo il giorno del loro anniversario, è troppo facile. Occorre fare un lavoro di educazione civica, non solo di ricordo, ma di memoria attiva, di trasmissione di valori.

Occorre soprattutto pretendere, da chi rappresenta le istituzioni, di non parlare solamente, ma di fare il proprio dovere, come dice la Costituzione, “con onore”. Come società civile bisogna pretenderlo.

 

Cosa penserebbe oggi Giovanni Falcone della situazione italiana?

Non mi permetto di sostituirmi a Giovanni Falcone. Avendo letto i suoi interventi, posso immaginare che molte cose di oggi non gli sarebbero piaciute. Alcune cose le avrebbe dette pubblicamente, altre secondo me se le sarebbe tenute per sé. Come magistrato antimafia, oggi, direbbe che l’altra battaglia da fare fino in fondo a livello legislativo e normativo è la battaglia contro la corruzione, sempre di più in simbiosi con la mafia. Come magistrato esperto di criminalità organizzata, Giovanni Falcone chiederebbe che anche per la lotta alla corruzione ci fossero gli strumenti investigativi dati ai magistrati antimafia, soltanto dopo tanto spargimento di sangue.

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