Michela Murgia raccontava in ogni modo, in ogni luogo. Dal 10 giugno, alcuni dei suoi racconti più belli apparsi negli anni fra festival, rappresentazioni teatrali e interviste radiofoniche, sono racchiusi all’interno di “Anna della pioggia”, la nuova uscita edita da Einaudi attesissima dai lettori che della poliedrica scrittrice sarda hanno apprezzato “Accabadora” e i numerosi titoli di saggistica.
“Anna della pioggia” di Michela Murgia
La trama del libro
“Anna della pioggia”, uscito il 10 giugno per Einaudi sotto la cura filologica di Alessandro Giammei, si presenta come una raccolta preziosa di racconti di Michela Murgia, scritti in anni diversi e spesso letti ad alta voce in teatri, festival, radio e blog.
La raccolta prende il nome dal racconto protagonista: una donna che corre sotto la pioggia, riflettendo ironicamente sul quotidiano, dagli elettrodomestici agli oggetti di casa, per evitare di guardare in faccia le proprie paure e fragilità.
Attorno a lei ruota un caleidoscopio di personaggi – pastori laureati, portieri notturni, bambini in guerra, terroristi, bracconieri, piante dotate di voce – che, in pochi versi, riescono a tratteggiare un mondo vivido, variegato e pulsante.
La raccolta include inoltre figure storiche–mitiche come Morgana, Elena di Troia, Beatrice Cenci e Odabella – e momenti autobiografici dell’autrice, dalle vendemmie dell’infanzia alle preghiere che resuscitarono una falena. Anna della pioggia è dunque un invito a lasciarsi sorprendere da storie “disseminate come gemme”, nascoste per anni, e finalmente disponibili grazie ad un accurato lavoro d’archivio.
Uno scrigno di parole
La scrittura di Michela Murgia in “Anna della pioggia” manifesta già nelle prime pagine la sua cifra stilistica: una voce mobile, capace di alternare ironia e profondità, leggerezza e riflessione.
La narrazione scorre fluida grazie ad un uso sapiente del linguaggio quotidiano, impreziosito da immagini insolite e a volte caustiche. Il ritmo è spesso dettato dalla voce dell’autrice, che si percepisce limpida e originale, unita a una dimestichezza con il parlato che richiama le letture ad alta voce in radio o festival.
Ogni racconto – che sia umoristico, riflessivo o mitico – si distingue per la sua autonomia, pur restando coeso all’interno di una visione ampia, polifonica e inclusiva.
Si coglie una scrittura maturata in anni e registrata con cura da Giammei: un insieme di toni che va dal fantastico al documentario, dal mito alla cronaca, attraversato da un sottofondo sempre autobiografico e politico, in cui Sardegna, identità queer, lavoro e diritti formano un’unica, intensa costellazione narrativa.
Perché dovremmo leggere “Anna della pioggia”
Il cuore di Anna della pioggia risiede nella sua straordinaria capacità di tessere memoria personale e collettiva, storie reali e immaginarie, in un filo narrativo che parla di passato e futuro insieme. Michela Murgia dimostra ancora una volta quanto sia fondamentale moltiplicare le storie per non diventare schiavi di un solo punto di vista.
Nei racconti ritrovati, le voci femminili si emancipano e rivelano lati meno noti della storica narrazione – pensiamo a Morgana, Beatrice Cenci, Odabella – diventando protagoniste della propria vicenda: un gesto politico, oltre che letterario.
La dimensione autobiografica, con i ricordi di vendemmia, l’isola d’origine, l’esperienza religiosa e adolescente, si trasforma qui in specchio e chiave interpretativa per questioni più vasti: identità, appartenenza, resistenza. L’esempio più straordinario è proprio Anna, che corre nella pioggia per sottrarsi alle proprie inquietudini estetiche e interiori, e qui diviene emblema di una condizione esistenziale contemporanea: il tentativo di fuggire da sé pur restando intimamente connessi con il mondo intorno.
Che si tratti di bambini in guerra, di bracconieri, di piante parlanti o di animali che sfidano uomini potenti, ogni racconto rompe i confini tra umano e non-umano, tra realtà e mito, tra microstoria e narrazione storica.
In un momento storico in cui le narrazioni uniche e semplificanti tendono a soffocare le differenze, il libro di Michela Murgia afferma la necessità della pluralità, dell’immaginazione e della cura.
In tal senso, Anna della pioggia non è un semplice documento postumo, ma un’opera viva, urgente, capace di parlare al presente e alle sfide future, attraverso una scrittura profondamente letteraria e popolare nel suo stesso gesto di raccontare.