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“L’animale che ride” di Jacopo Cirillo, l’analisi di cos’è la risata oggi

Nel libro “L’animale che ride”, Jacopo Cirillo, scrittore e manager, riesce a costruire un quadro estremamente interessante attorno ad uno dei gesti più semplici di tutti: la risata.

L’animale che ride” è un libro che parla di cultura, di filosofia, di arte, di società, ma soprattutto di risate. Sì, le risate come mezzo di comunicazione, come elemento aggregante, come sfogo. Jacopo Cirillo, scrittore e manager, riesce a costruire un quadro estremamente interessante attorno ad uno dei gesti più semplici di tutti: la risata.

È il momento di porsi delle domande sulla comicità?

“Le domande a cui rispondere sono di ogni tipo e arrivano da qualunque direzione: come funziona il dialogo tra un comico e il suo pubblico? Che atmosfera e quali rapporti di forza si creano in un comedy club tra chi parla e chi ascolta? Tra chi intrattiene e chi paga? E poi: esistono universali della comicità? La stessa battuta farà ridere dappertutto? E le strutture narrative di un discorso comico cambiano o rimangono uguali? Ancora: dove risiede la comicità? Qual è la differenza tra comicità e umorismo? Esiste una teoria unitaria che abbraccia tutto lo scibile del ridicolo?”

Jacopo Cirillo in questo libro si pone tante domande. Se le pone sulla nostra società, sui nostri modi di fare, sulla storia della risata e chi più ne ha più ne metta. Poi, attraverso un excursus interessante, cerca di darsi delle risposte, facendoci riflettere su molteplici aspetti. Uno sguardo approfondito scandito dall’impostazione semiotica di Jacopo.

Il concetto di comicità nella nostra cultura

Come cambia il concetto di risata nelle diverse culture? Che ruolo ha nella comunicazione? Come si è evoluta la “risata” nella specie umana?
Jacopo Cirillo risponde a queste domande con acutezza:

“Il riso umano ha dunque un carattere distintivo definitivo: la dimensione culturale, la sua stretta connessione con i nostri sistemi sociali. Il suo consapevole utilizzo come segno, come comunicazione e come menzogna rende, da questo punto di vista, l’uomo come l’unico animale che ride, l’unico animale, cioè, in grado di capire e usare l’umorismo, definibile come proprensione comica del mondo, e il suo correlato oggettivo, il comico. Ma avremo modo di parlarne lungamente. […]”

L’umorismo e il mondo

L’umorismo è un modo per guardare il mondo. Il semplice gesto della risata, si basa sui parametri del nostro tempo, della nostra cultura. Una battuta che fa ridere un uomo orientale, non farà mai ridere un uomo occidentale. Perché i loro metri di giudizio sono sicuramente diversi. Jacopo Cirillo, sulla base di questa riflessione, ci insegna a guardare questo “semplice gesto” come un qualcosa che ha una vera valenza e importanza nella nostra cultura.

“Il grande insegnamento da trarre, a mio parere, è che la comicità serve a qualcosa, non è un semplice esercizio fine a se stesso o un passatempo giocoso, ma un nostro tentativo di ordinare la realtà mettendo in luce le sue contraddizioni, le storture, le devianze e i capovolgimenti. Per questo è un’attitudine comune all’uomo, fin dall’alba dei tempi, in ogni cultura. Un bisogno inemendabile di capirci qualcosa di più, dare un senso al caos dell’universo e, in fin dei conti, abitarlo nel modo meno doloroso possibile.”

Il mito del “non si può più scherzare su niente”

“Pio e Amedeo, oggi, non fanno più ridere perchè i metri di giudizio sono cambiati. Le battute sull’omosessuale o sulla donna in cucina, non rendono più. Non si devono proprio fare più. Ormai la nostra cultura è cambiata, inutile utilizzare i clichè e usare gli stereotipi – sbagliati – di anni e anni fa. Non è che oggi non si può più scherzare su niente, semplicemente non è più tempo di scherzare sulle solite cose retrograde.”

La riflessione di Jacopo è necessaria. Necessaria perché molto spesso dipingiamo un mondo incupito dal politically correct, mentre invece stiamo andando verso un mondo che sta diventando semplicemente “più giusto”. Non è più il momento per ironizzare su un orientamento sessuale, su una diversità o sul genere. È il momento di prendere questi argomenti in considerazione per sviluppare una società meno discriminatoria e sessista, non per farci quattro battute squallide sù.

 

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