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Andrea De Carlo, ”In Masterpiece daremo più spazio alle opere degli scrittori”

La voglia di scrivere riflette la necessità di capire noi stessi e il mondo intorno a noi e il nostro bisogno di sognare. Non c’è da stupirsi, quindi, se in Italia ci sono numerosi aspiranti scrittori secondo Andrea De Carlo, l’autore milanese giudice del talent televisivo Masterpiece...

Lo scrittore giudice del talent televisivo commenta le critiche piovute dopo la prima puntata, sottolineando la necessità di dare a chi segue da casa un’idea delle qualità e dei difetti dei testi in gara

MILANO – La voglia di scrivere riflette la necessità di capire noi stessi e il mondo intorno a noi e il nostro bisogno di sognare. Non c’è da stupirsi, quindi,  se in Italia ci sono numerosi aspiranti scrittori secondo Andrea De Carlo, l’autore milanese giudice del talent televisivo Masterpiece. De Carlo commenta le critiche piovute dopo la prima puntata, sottolineando la necessità di dare a chi segue da casa un’idea delle qualità e dei difetti dei testi in gara.

Cosa si aspetta da questa esperienza nei panni di giudice in questo nuovo talent show? (scoperta personaggi interessanti, una grande opera..)
Mi incuriosisce l’idea di raccontare il mondo invisibile degli scrittori non pubblicati, scoprire le loro facce, ascoltare le loro voci, sfiorare i loro mondi. Però è chiaro, quello che spero è scoprire un romanzo di grande qualità e originalità, opera di un talento sconosciuto a cui dare l’occasione di essere letto da un vasto pubblico. Se ci riusciremo, la scommessa di “Masterpiece” sarà stata vinta.

La prima puntata del programma ha generato pareri discordanti. Pensa vada ritarato qualcosa?
Certo. In particolare è essenziale dare un’idea migliore dei romanzi in gara, e far capire meglio le motivazioni dei nostri giudizi. Molti di questi elementi sono saltati nel montaggio della prima puntata, per ragioni di ritmo e di tempi, e perché il programma è nuovo, un esperimento in corso. Però sì, dovremo cercare in tutti i modi di far emergere in modo più chiaro le opere che partecipano a Masterpiece.

Cosa si sente di rispondere alle diverse critiche piovute sul programma, in particolare al fatto che si dia poco spazio alla lettura dei brani?  
Alcune critiche nascono dal puro pregiudizio, sono frutto di una concezione massonica della letteratura come circolo chiuso in cui solo gli iniziati possono azzardarsi a entrare. Poi ci sono critiche fondate, come quelle che insistono sull’importanza di dare più spazio alla lettura dei testi. In televisione non si può certo leggere un romanzo intero, e nemmeno un intero capitolo, ma è importante dare a chi segue da casa almeno un’idea delle qualità e dei difetti dei testi in gara.

Crede che il programma riuscirà a coinvolgere il grande pubblico televisivo nel mondo dei libri?
Le reazioni alla prima puntata sono state già buone dal punto di vista dei numeri, tenendo conto dell’orario a cui andiamo in onda. L’intensità dei commenti, comprese le critiche più accese, dimostra che l’interesse c’è, e che potrà crescere se riusciremo a mettere a punto meglio il programma.

Secondo lei perché in Italia c’è tutta questa voglia di scrivere, e soprattutto perché questa non è direttamente proporzionale alla voglia di leggere?
La frase secondo cui in Italia ci sono più scrittori che lettori è stata ripetuta tante volte da sembrare vera, ma non lo è. Basta andare ai festival letterari di Mantova o Pordenone, o alla Fiera del Libro di Torino, per scoprire quanto numerosi e attivi siano i lettori italiani. Nel corso degli anni ho fatto letture dai miei romanzi in mille luoghi grandi e piccoli, e ovunque ho trovato persone attente e appassionate che volevano ascoltare. Riguardo la voglia di scrivere, riflette la necessità di capire noi stessi e il mondo intorno a noi, e il nostro bisogno di sognare. C’è da stupirsi che sia molto diffusa?

24 novembre 2013

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