Pietro Del Soldà, già noto volto radiofonico, interroga il concetto di amore nel suo nuovo saggio “Amore e libertà. Per una filosofia del desiderio” edito Feltrinelli. La premessa è un ribaltamento radicale della nostra psicologia relazionale: il desiderio autentico non è una spinta al possesso, ma un vettore verso ciò che manca, che preserva l’autonomia dell’oggetto desiderato.
È un’indagine sulle radici del fallimento relazionale che mira a smantellare l’equazione “amore = controllo” e si ripresenta tra ansia identitaria e culto dell’io.
Una bussola etica
Il libro si propone come una bussola etica per navigare la fragilità relazionale attuale, mettendo in dialogo la saggezza di Diotima, la fenomenologia del corpo di Merleau-Ponty e la critica sociale di bell hooks.
Il desiderio emerge come un complesso punto d’intersezione tra meccanismi corporei, strutture linguistiche e norme sociali.
L’ipotesi psicologica: decostruire il mito della fusione
Il mito più pericoloso che Del Soldà aggredisce è quello della fusione. La convinzione che “due cuori, una cosa” sia un orizzonte praticabile alimenta, a livello psicologico, dinamiche di gelosia e sorveglianza reciproca. L’autore sposta l’analisi dal bisogno primario dell’altro alla postura etica nella relazione, mutando l’accento dalla pretesa sul partner alla responsabilità condivisa verso il legame.
In questo contesto, la libertà non è un alibi individualista, ma un esercizio di mantenimento del legame aperto. Del Soldà invita esplicitamente a una rinuncia: “all’idea del controllo, del possesso, della fusione tra gli amanti”.
L’eros è una forza indomabile che necessita di strutture aperte, non di gabbie restrittive.
La distinzione funzionale: desiderio come movimento attentivo
Il desiderio, secondo Del Soldà, non è la mera caricatura consumistica dell’appagamento immediato. Lo ridefinisce come un movimento di attenzione e orientamento fuori da sé – la “vita fuori di sé” – che espone alla vulnerabilità, propria e altrui. Questo spostamento dal paradigma del prendere a quello del prendersi cura complica l’esperienza amorosa, allontanandola dalla moralizzazione.
Proprio in questa complessità, il saggio cerca di identificare gli strumenti per evitare la deriva da intensità a dipendenza.
Il percorso analitico tocca i nodi critici della vita sentimentale contemporanea: dal narcisismo alla reificazione del corpo, fino all’ossessione identitaria.
La costellazione teorica: dal “Simposio” alla pratica di libertà
Del Soldà utilizza i classici non come figure da venerare, ma come strumenti concettuali. La pedagogia del desiderio di Diotima (tratta dal “Simposio“) viene riscoperta non come gerarchia, ma come pazienza dell’attenzione: l’eros come dinamica che educa lo sguardo a “desiderare meglio”.
Plotino fornisce il concetto di “bellezza interiore” come lavoro di auto-osservazione, mentre Lucrezio riporta la discussione all’ineludibile grammatica materiale del corpo. Questi riferimenti antichi sono messi in tensione con il pensiero moderno e contemporaneo: l’etica relazionale di bell hooks (l’amore come pratica di libertà) e la fenomenologia del corpo-soglia di Merleau-Ponty, cruciale per sfuggire alla logica del corpo-oggetto.
L’uso di questa cassetta degli attrezzi non è erudizione, ma un’analisi strategica della scena amorosa attuale.
L’autore: un filtro tra filosofia e dibattito pubblico
Del Soldà (classe 1973, dottore di ricerca) è la voce che quotidianamente conduce “Tutta la città ne parla” su Rai Radio3.
Questo habitus di far dialogare saperi e ascoltare obiezioni si riflette nella tessitura del libro: il tono non è quello di un oracolo, ma di una conversazione che accoglie le ambivalenze senza chiudere prematuramente il senso. Questo profilo ibrido, tra filosofia e giornalismo culturale, assicura un registro di “servizio” al lettore, capace di bilanciare la densità concettuale con la concretezza dell’esempio quotidiano.
La ricezione e l’impatto sul dibattito
La critica italiana ha evidenziato in particolare due meriti: il coraggio di spostare il baricentro del discorso amoroso dal sentimento al controllo e la qualità di una prosa limpida e dialogica.
Voci autorevoli hanno riconosciuto al saggio la capacità di inserirsi nel dibattito contemporaneo con un esercizio di vulnerabilità e fiducia, come sottolinea Vittorio Lingiardi (il Venerdì), e l’invito a “riscoprire la bellezza interiore di Plotino” (7 – Corriere della Sera).
L’opera propone un intento “controintuitivo”: la passione, per reggere, deve rinunciare al lessico del possesso.
Il risultato: un metodo e una domanda etica
Il saggio non offre un prontuario per la coppia, ma un metodo di auto-osservazione. Pone domande fondamentali per la psicologia relazionale (es. di che cosa ho paura quando controllo? Quale spazio libero concedo all’altro perché il suo desiderio non coincida con il mio?).
La scommessa è che proprio questo spazio – fragile e rischioso – sia la condizione essenziale affinché il legame diventi una forma di libertà praticabile. La filosofia, in questo senso, serve a riportare l’analisi al corpo del lettore, interrogando l’esperienza concreta: cosa accade quando si smette di “possedere” e si prova a “posarsi”, cioè a fermarsi e ad ascoltare?
In sintesi, “Amore e libertà” è un saggio civile che analizza l’oggetto privato, dimostrando che la nostra modalità di desiderare è uno specchio del tipo di società che abitiamo.
Con una scrittura precisa, Del Soldà compone un mosaico di pensieri che chiede di essere messo alla prova nel quotidiano, aprendo a una piccola ma significativa rivoluzione del nostro immaginario affettivo.
