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L’amica geniale, commento alla prima puntata della serie

 

MILANO – Ieri, su Rai Uno, è andata in onda la prima puntata della serie L’amica geniale prodotta dalla Rai e dalla HBO. Una puntata evento che molti di voi, so, aspettavano con ansia. Questo sarà il mio personalissimo commento alla prima puntata e vi avverto ci saranno diversi spoiler, quindi prestate la massima attenzione se non volete rovinarvi l’appetito.

 

Succede poche volte ai libri italiani di diventare dei casi letterari tali da superare i confini nazionale ed arrivare proprio lì, dove non si può neanche immaginare. Succede a L’amica geniale e alla sua misteriosa autrice di vendere più di 10 milioni di copie nel mondo e di diventare una serie tv prodotta dalla Rai e dalla HBO. Ieri sera su Rai Uno è andata in onda la prima puntata de L’amica geniale, diretta da Saverio Costanzo e sceneggiata, tra gli altri, dalla stessa Elena Ferrante, chiunque essa sia.

 

E sì perché aldilà di chi sia o meno l’autrice o l’autore della saga, quello che ci resta de L’amica geniale, nei suoi volumi, non è solo un prodigio letterario ma un racconto epico di due donne, Lila e Lenù, prima bambine, poi adolescenti e donne, che intrecciano le loro vite attraversando gli ultimi decenni della storia italiana. La fiction sceglie di restituirci fedelmente l’inizio e i primi capitoli del romanzo (le Bambole e I soldi, l’incontro tra le due e la morte di Don Achille) trasportandoci in una  Napoli che non ha nulla di “tipico”. Dimenticate  il mare, “o calore” dei bassi, qui siamo in una landa periferica, in un microcosmo chiuso, dove vige una sola legge, quella della violenza.

 

E se nel libro la caratterizzazione dialettale non campare, è sullo schermo che essa predomina, restituendo due Lila e Lenù finalmente reali, fortemente caratterizzate, interpretate dalle due bambine che sono davvero dei piccoli prodigi. Il quartiere è la scenografia di drammi quotidiani che colpiscono le nostre  protagoniste, è al suo interno che esse si muovono circondate da una vasta umanità e quello che ritorna è un girone dantesco dove ognuno cerca di sopravvivere.

 

Per vivere nel quartiere di Lila e Lenù bisogna accettare la violenza come unico linguaggio possibile. Sono violente le parole, gli sguardi, gli atteggiamenti, le occhiate, i pensieri, come un virus che si è impossessato di tutto e di tutti, come insetti che di notte escono dai tombini e portano il loro veleno soprattutto nel corpo delle donne.Sono le donne a fare rumore, ad essere le protagoniste dei gesti più violenti, schiacciate da un maschile che le vuole succubi e impotenti e a cui tentano di ribellarsi. Lila e Lenù devono imparare questo codice, devono farlo proprio perché per loro il destino di mogli, madri, serve della famiglia è già scritto anche se sono brave a scuola, anche se sanno più cose dei loro coetanei maschi. E a poco servono le loro alzate di teste, la fuga al mare e il desiderio di andare alla scuole medie, niente per loro può cambiare.

 

Su tutti troneggia Don Achille, il deus ex machina che tutto controlla e tutto sa e che ci tieni che tutto rimanga così come lo ha sempre immaginato: immutabile. Nemmeno la morte di Don Achille e l’avvento dei Solara potrà spezzare questa catena. La flebile Elena e l’irrefrenabile e geniale Lenù diventeranno amiche e cresceranno in questo ambiente ma fin da subito capiamo che desiderano per loro un futuro diverso, un futuro da scrivere insieme nelle pagine del loro libro, un futuro senza la paura di interpellare lo stesso Don Achille per riottenere le loro bambole.

 

La fiction, già andata in onda negli Stati Uniti, in anteprima in alcune sale, dà corpo e vita al romanzo, è ben scritta e interpretata. L’adattamento restituisce fedelmente e aggiunge elementi fondamentali come la scelta del dialetto e l’ambientazione così perfetta anche nella scelta dei colori, non siamo negli esplosivi anni ‘50, qui il juke box non è arrivato, si vive tra la polvere, il frastuono di liti familiari infinite. Ottima la scelta della Rai di non inondare la puntata di pubblicità e questo la rende fruibile oltre ogni immaginazione. Che la fiction Rai sia finalmente cambiata? Questo adattamento è forse migliore del libro?

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